18 Maggio 2024
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Gli ex del calcio: Ugo Tosetto: “Il mio più grande rammarico? Non aver segnato un gol con la maglia dell’Avellino”

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Ugo Tosetto (I)No Pisani? No party. Ricordiamo con affetto il calcio di una volta quello basato sul rispetto reciproco. Un tifoso, della Juve Stabia, era solito mandare un sms nella trasmissione Golden Gol con il contenuto sopracitato. Assurdo se si calcola che oggi il gioco del calcio è tutt’altra cosa. Evoluzione od involuzione? Che bello sentirsi dire che la nostra rubrica è un punto fermo. Che dite, lo penserenna sul serio? Questo calcio non ci appartiene, lo sentiamo distante e non solo perché sono passati tanti anni dalle nostre gioiose domenica ad aspettare novantesimo minuto. No, non è solo quello. Ci fa rabbia sapere che bravi allenatori non siedono su una panchina in quanto troppo intelligenti e preparati per limitarsi a fare quello che gli dicono i direttori sportivi, ci fa rabbia vedere sempre gli stessi “condottieri” che falliscono e puntualmente ma che fanno farte del carro dei vincentie quindi ce li ritroviamo di nuovo in “sella”. Ci fa rabbia sapere che giocano, a partire dalle scuole calcio, i promettenti…raccomandati. Ci fa rabbia, avere rabbia. Meglio pensare ad altro. Cosa? Il calcio che ci piaceva, quello sano. puro e senza aggiunte di sostanze cosiddette pericolose. Questa volta “voliamo” in provincia di Varese. Ha giocato un solo anno con i lupi, il primo in massima serie, eppure il suo nome è scolpito nel cuore di tutti noi. Lo chiamo, mi va bene, una volta tanto.  Ci risponde subito. Pronto? Ugo Tosetto? “Si. Sono io“. Salve, avremmo bisogno solo di cinque minuti, ce li concede? “Senz’altro. Ditemi pure”. Cattaneo, Reale e Tosetto, cosa le fa pensare? “Porc….Avellino?” Si, bravo. Chiamiamo da Avellino ed avremmo bisogno di lei. “Sono a vostra completa disposizione“. Iniziamo e non ci rendiamo conto di parlare così tanto che ad un certo punto è costretto a dirmi. “Sono al negozio, la gente in fila incomincia a lamentarsi. Chiamami a casa per la pausa pranzo“. Detto, fatto. Alle 13.00 precise, lo chiamiamo a casa e lui? Aspettava questo momento da tempo, non ha fatto altro che ricordare tutto quanto successogli in una stagione calcistica. Che persona disponibile, noi che lo ricordavamo per averlo visto con i suoi capelli biondi e con quel baffo malandrino. Una sorpresa, ed anche piacevole. Ci parla delle sue amicizie, di Buriani e dei tempi del Milan ma in cuor suo l’esperienza di Avellino è al primo posto. Gioca ancora al calcio ed a volte per puro diletto anche in porta anche se… “Ho un mal di gambe incredibile, a stento mi reggo in piedi ma quando si tratta di giocare solo in quel caso mi trasformo. Salto come un grillo, c’è poco da fare ed inutile nasconderlo, il calcio è la mia vita. Però io dico che ai miei tempi era un’altra cosa. Io sono un tifoso dell’Inter e vedo spesso le gare in tv ma solo perché non ho altro di meglio da fare. Vivo a soli cinquecento metri da Milanello e sai una cosa? Non ci sono mai andato. Questo calcio non lo paragono minimamente al nostro. Troppa differenza, veline, scandali, macchine di grossa cilindrata e soldi facili. Il mio Avellino era un’altra cosa. Eravamo tutti degli emeriti sconosciuti eppure da voi è successo un miracolo. Dieci anni di massima serie, un’avventura unica per il calcio italiano. Sai perché? Ci volevamo bene tutti, sempre assieme. Si andava a cena, si usciva sempre tutti assieme, te lo ripeto. Eravamo una splendida famiglia, l’atmosfera che si respirava ad Avellino non l’ho più assaporata in altre città dove sono andato a giocare. Ci torno volentieri, a proposito ma lo sai che Mercogliano è cambiata moltissimo. Per la miseria, mi sembra di stare a Milano. È bellissima. Complimenti“. Uno del profondo nord che ama così tanto Avellino ed il sud. Un caso più unico che raro. “Io sono stato ad Avellino ma anche a Benevento. Conosco il sud e la sua gente. La mia esperienza da voi non la metto a cambio con quella di Milano e delle altre città dove ho giocato. Come posso mai dimenticare una città, una tifoseria e della gente che si sarebbe tolto il pane da bocca pur di darlo Sai una cosa? Conoscevo tutti i macellai di Avellino. Tutti amici miei ed immagina quanti piaceri, sempre a mangiare carne buona. Che tempi“. Noto che c’è del piacere e della commozione nel ricordare quei momenti, trent’anni dopo. Quanto tempo. “Aspetta, non ti dimenticare che mi devi mandare una copia dell’intervista. Mio figlio gioca al calcio ma deve sapere che gente siete e che ancora, dopo trent’anni, vi ricordate di Tosetto, anche se…” Anche se? “Un unico rammarico e sai quale? Non aver mai segnato in campionato ma i gol li facevo fare agli altri“. Vero, com’è vero pure che una volta ci fu una clamorosa traversa colpita contro il Milan. “Esatto, stavo per segnare ai miei ex compagni sarebbe stata una soddisfazione immensa. Ti ricordi anche questo? Di dove sei?” Di Solofra, ricordo anche il primo incontro avuto con tutti voi allo stadio Gallucci. “Ah, Solofra. La città delle pelli. Allora ti ricordi pure della prima formazione in massima serie?” Gliela dico, tutta di un fiato. Resta in silenzio per un attimo e poi mi dice. “Sei un vero tifoso, da voi ci torno volentieri in quanto siete davvero unici. Rappresentate la mia più grande soddisfazione. Non avrei dovuto tornare a Monza. Avellino è stata la mia scelta rivelatasi la più felice, ancora oggi vivo quei ricordi e la prova tangibile è la chiacchierata con te. Hai tutto, il mio numero di telefonino e quello di casa. Ti do il mio indirizzo, mi devi mandare una copia dell’intervista. Non ti devi dimenticare“. Con chi è rimasto in contatto dei suoi vecchi compagni? “Cattaneo e Reali prima di tutto. Mi hanno detto di queste interviste. Poi Romano e Piotti”. Ma Gil De Ponti? “Ma lo sai che non riesco a rintracciarlo, speravo di vederlo all’incontro di qualche anno fa qui ad Avellino ma non venne”. Noi, quando ci vediamo? Lo sa che abbiamo una iniziativa davvero bella da mettere in cantiere. Gliela racconto in breve e lui di rimando. “Idea che mi piace. Non ti dimenticare di me e chiamami quando vuoi. Un bacio grande ad una tifoseria unica che porto nel mio cuore, non vi dimenticherò mai”. Prima di chiudere ci vuole il pensiero su chi ha fatto si che tutto questo potesse succedere. “Sibilia? Era un grande. Uno come lui non ci sarà mai, un competente, un padre per molti di noi“. Cosa ricorda di quegli anni con maggiore soddisfazione? “Maradona. Non c’è paragone con Pelè. Diego è per me il più grande giocatore di tutti i tempi. Un mostro, non nascerà un altro come lui te lo dico io”. Ugo Tosetto è contento, lo si capisce dal tono della sua voce. Lo immaginiamo, a fine conversazione avrà di certo chiamato a sé tutta la famiglia e.…”Ma vi rendete conto, dopo trent’anni ancora si ricordano di me…” Un sorriso ed una lacrima. Ci vedremo presto. Avellino ti ama come prima e più di prima.

 

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Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

2 Commenti su Gli ex del calcio: Ugo Tosetto: “Il mio più grande rammarico? Non aver segnato un gol con la maglia dell’Avellino”

  1. Bellissima intervista complimenti…. grande Tosetto loro si che erano calciatori veri….ho seguito l’Avellino in serie A dappertutto che bellissimi momenti…. sempre forza lupi…💚🤍💚🤍💚🤍

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