21 Maggio 2024
  • www.footballweb.it e’ una testata giornalistica
  • registrata presso il Tribunale di Napoli Nord –
  • Numero registrazione 22 cronologico 4288/2016.
  • Editore: Gianni Pagnozzi;
  • Direttore Responsabile: Michele Pisani

Gli ex del calcio: Giuliano Musiello, professione bomber

Views: 1138

Intervista di Michele Pisani @riproduzione riservata


Insert coin. Altro giro altra corsa. Come cantava il grande Lucio: “Per una lira io vendo i sogni miei”. Noi, siamo ancora più economici e vi offriamo i ricordi a costo zero. Alla faccia di tutte le manovre finanziarie. Prima dell’intervista abbiamo acceso un interessante dibattito su Facebook, chiedendo ai tantissimi supporters di fede biancoverde chi fosse il più grande bomber di tutti i tempi. In tanti hanno risposto. Da Biancolino a Juary, passando per Vignola, Fresta, Evacuo, Pellicori e De Ponti. Senza trascurare Ghio, Mujesan e Diaz. Per tutti i gusti, grandi e piccini. Il giocatore di questo amarcord ha segnato, in una sola stagione, diciotto reti. Una media impressionate, 0,56 realizzazioni a partita. Trentadue gare con addosso la maglia dell’Avellino per poi spiccare il volo nella Roma. Giuliano Musiello nasce a Torviscosa in provincia di Udine il dodici Gennaio del 1954. Fisico possente, grandi doti aeree, Musiello è ancora ricordato come uno dei più forti attaccanti mai visti ad Avellino. Abbiamo chiesto a tre grandi tifosi che ricordano con particolare dovizia la stagione del ‘rosso’ ad Avellino. Il gotha. Iniziamo da Geremia Niespolo che ci racconta: “A naso ricordo un goal bellissimo. Musiello si bevve tutta la difesa avversaria e da posizione impossibile, linea di fondo, con l’esterno del piede mise la palla in rete sul palo più lontano. Non ricordo però chi fosse l’avversario. Poi, se non ricordo male, lo prendemmo a Novembre pare dall’Atalanta e la sua prima partita fu col Novara dove segnò al debutto la sua prima rete e in modo fortuito e rocambolesco con lo stinco in un batti e ribatti in area sotto l’attuale curva nord del vecchio Zoccolari. Da quella rete non si fermò più arrivando a diventare vice cannoniere alle spalle di Pruzzo ma vinse il vecchio premio Chevron quale miglior realizzatore in basa al numero di gare disputate.


Il pensiero di Angelo Picariello. “Ero un ragazzino. Aveva uno strano modo di partire in progressione da sinistra, lui che era tutto destro. Poi convergeva nascondendo la palla agli avversari con l’esterno destro. A un certo punto vedeva lo spiraglio e tirava in modo micidiale con il destro”. Infine Felice D’Aliasi. “Arrivò ad Avellino nel mercato di riparazione di Novembre dove Sibilia era un maestro e debuttò alla sesta giornata in casa contro il Novara, eravamo penultimi in classifica e vincemmo per uno a zero proprio per un suo gol ne segnò tantissimi quasi la metà dell’intero bottino trentotto gol fatti ma quello a Reggio Emilia dove facemmo la prima vittoria esterna con gol al novantesimo. Eravamo con i miei amici e parenti al carnevale di Montemarano, tutti con la radiolina incollata al tutto il calcio minuto per minuto, intervenne Roberto Bortoluzzi dallo studio e disse: è cambiato un risultato in serie B proprio allo scadere, l’Avellino espugna Reggio Emilia con gol di Musiello, ti lascio immaginare l’esplosione di gioia e poi la tripletta a Ferrara all’ultima giornata, vincemmo cinque a zero. Con quei 3 gol riuscì ad affiancare Pruzzo nella classifica dei cannonieri ma vinse l’irpino il premio Chevron perché a parità di numero di gol aveva giocato di meno e ritirò il premio la prima giornata dell’anno successivo. Si giocava Avellino contro Vicenza, due a zero per gli irpini e nel Vicenza giocava un certo Pablito Rossi”.

Le dichiarazioni dei super tifosi le abbiamo lette a Giuliano che a telefono esordisce così: “Ringrazio Geremia, Angelo e Felice. Io ricordavo di averne fatti due contro il Novara ma se loro dicono uno non posso obiettare. Sono la memoria storica di una delle squadre più importanti della mia carriera”. Musiello è nato al Nord ma ci dice che in realtà è mezzo campano in quanto il suo papà è nato a Pollena in provincia di Napoli. “Si, da ragazzo ci andavo spesso e mi trattenevo anche qualche giorno, soprattutto in estate. Amo il sud e soprattutto Avellino. Ho un ricordo stupendo di quell’anno passato da voi. Sono onorato di aver indossato quella maglia. Mi resterà sempre nel cuore quella splendida esperienza. Un anno bellissimo, per il posto per la gente, per come siamo stati trattati tutti. Se sei felice e ti trovi bene i gol li fai, c’è poco da fare“. Chiediamo A Musiello come è arrivato ad Avellino. “A Novembre andai al Gallia e li mi aspettavano Sibilia e Landri. Mi chiesero se volevo giocare con l’Avellino. Io arrivano da un infortunio all’inguine e con l’Atalanta avevo giocato poco. Mi ero infortunato durante la gara contro il Modena. Non ci pensai su due volte. Sapevo che dovevo dare una svolta alla mia carriera ed Avellino era la scelta giusta. Feci bene, diciotto reti. Una stagione pregna di soddisfazioni“. Che effetto fa sapere che a distanza di tanti anni c’è ancora chi, tanti, si ricorda di Musiello e dei suoi gol ? “Sono felicissimo e posso dire che anche io non li ho dimenticati“. Parliamo di quella stagione, iniziando dal suo arrivo. “Vennero in due all’aeroporto. Mi portarono da Napoli ad Avellino con una Mercedes di colore blu. C’era un frate, un vero personaggio si chiamava Giustino. Uno storico tifoso dell’Avellino che stava nel monastero di Montevergine e noi li ci andavamo spesso“. E’ vero, come ci riferisce Geremia, che Viciani disse che sono con lui avrebbe potuto fare tutti quei gol in quanto ti faceva allenare il doppio degli altri giocatori ? “Si. Ero un centravanti di sfondamento e lui aveva capito che per farmi essere veloce mi doveva mettere sotto negli allenamenti per darmi velocità e se parti in contropiede e sei veloce i gol poi li fai. Ad Avellino c’era gente marpiona come Facco, giocavano chiusi e partivamo di contropiede con lanci lunghi. Avevamo un ala che era Stefano Trevisanello che non dava mai la palla di seconda, sempre di prima. io sapevo sempre dove andare. Lui sapeva che io anticipavo e la mettevo dentro. Trevisanello per me è stato un grande“. E’ vera la storia che lo volevi a Roma con te ? “Si. Io avevo Bruno Conti che era un campione e lo ha dimostrato ma lui era un po’ più innamorato della palla. Gli piaceva scartare mentre Trevisanello mi faceva fare più gol”.


Avellino è come le altre città ? “Quello che ho notato subito è che Avellino era un ambiente diverso. Molto più caldo di altre piazze del nord come Bergamo, Brescia o Verona. Da voi ti ‘accompagnano’ in tutta l’avventura calcistica, ti stanno sempre vicino”. Esiste Nord e Sud nel calcio ? “Non credo. Tutti i giocatori, anche quelli del nord, hanno bisogno dell’affetto del pubblico per fare bene. Ci vuole il calore per renderli migliori. Ci vuole una piazza come Avellino con un pubblico meraviglioso che ti fa dare di più in campo. Quando sono arrivato io la squadra era penultima in classifica con soli tre punti. Mi ricordo che la gente ha fatto si che tutto il gruppo dei giocatori nuovi come Trevisanello e Franzoni subito si integrassero nell’ambiente. Una amalgama eccezionale, tutti dalla stessa parte e non si guardava da dove venivi ma dove ti trovavi. Ricordo che non noi c’era anche Ferdinando Rossi, un tipo particolare con la puzzetta sotto il naso. Bene, prese quattro stecche e si mise in riga e diede tanto anche lui alla causa biancoverde. Accadde una cosa fantastica, quando si scendeva in campo si sentiva l’affetto dei tifosi che ci hanno aiutato tanto”. Se fossi un calciatore dei giorni nostri, segneresti di meno o di più rispetto ai tuoi tempi ? “Mah. Allora c’era la difesa a uomo. Ti si incollavano addosso e ti menavano tutta la gara. Oggi con i falli che ti chiamano appena colpisci l’avversario io non ne farei diciotto ma cinquantotto“. A proposito di gol, il più bello con i Lupi ? “Tutti importanti ma quello con l’Atalanta è tato tra i piàù interessanti assieme a quello a Reggio Emilia che ci fece vincere la prima gara fuori casa”. Ci salutiamo qui ma il nostro è solo un arrivederci. “Michele lasciami salutare con affetto tutti gli avellinesi che si ricordano di me, io non li dimenticherò mai. E’ stato un onore giocare per loro”. Un onore per noi averti avuto una stagione con la maglia biancoverde. Ciao e grazie di tutto. Anche l’ennesimo amarcord giunge al termine, anche Musiello è dei nostri. Cosa dire se non la solita frase: non perdeteci di vista, potreste pentirvene.


 

About Michele Pisani 2879 Articoli
Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.