13 Maggio 2024
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Gli ex del calcio: Biagio Grasso

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LC12] FIGURINA CALCIATORI VALLARDI GRANDE CALCIO 1988/89 AVELLINO ...

Insert coin, avanti con il jukebox dei ricordi. Altro giro, altra corsa. Di cosa abbiamo bisogno per continuare nella nostra avventura? Una monetina ed un dispenser di emozioni. Insert coin. Altro giro ed altra corsa. Di chi parliamo? Di cosa Parliamo? Di dieci anni. I più belli della storia dell’Avellino calcio, quelli unici ed irripetibili. I ricordi non hanno prezzo, non si possono vendere e se è per questo nemmeno comprare ma in parte tramandare. I giovani, quelli meno fortunati, non hanno vissuto quei momenti unici ma “amano” sentir parlare della legge del Partenio, di Piotti e Reali di Cattaneo e del gol realizzato da Vincenzo Romano al Milan campione d’Italia. Andiamo fieri di quello che siamo stati, nel futuro non v’è certezza. Tutti a bordo, il treno dei desideri riparte, il prezzo è modico. Accessibile. La distanza è di quelle che non fanno paura. Circa 58 chilometri dal Partenio. In questo caso e scusate l’eufemismo è sottointeso che il catino di contrada Zoccolari è il centro del mondo. Almeno per noi. Perdonati? Bene, continuiamo. Mugnano di Napoli, una cittadina a nord del capoluogo campano. Tanti ragazzi, alcuni prendono strade sbagliate ma molti, la maggior parte, cercano quella giusta. Biagio Grasso sogna di giocare al pallone. Lo farà dappertutto. Negli spazi antistanti la scuola, alle spalle dell’oratorio. Non ci troviamo in Svizzera, il verde è solo il colore, uno dei tre, della bandiera italiana. Poco importa a Napoli si sanno arrangiare. Biagio Grasso è un napoletano. Uno come tanti, tra i tanti. La tifoseria irpina, con la serenità che l’ha sempre contraddistinta, un giorno o l’altro, dovrà pure provare a fare quattro conti. Tirare le somma e stabilire quanti giocatori del capoluogo di regione hanno indossato con abnegazione, spirito di sacrificio e soddisfazione la gloriosa casacca biancoverde. Sarebbe il giusto tributo ad una pattuglia di temerari. Biagio Grasso è uno dei tanti, tra i tanti. Una carriera di tutto rispetto, un anno in massima serie con i lupi, uno in cadetteria con il Cagliari, poi tanta serie C con Nola, Potenza, Turris, Giugliano, Real Marcianise e molte altre compagini. Un difensore dal fisico possente che faceva paura agli avversari prima e durante una partita, allo scadere dei novanta minuti era il primo a tendere la mano. Un gigante buono. Biagio Grasso era un professionista come tanti, tra i tanti. Eppure a distanza di molti anni i tifosi ricorderanno in particolare una gara, l’ultima in massima serie. Stadio San Siro, oggi si chiama Meazza. Di fronte Inter ed Avellino per l’epilogo di campionato, uno di quelli strani. Retrocedono solo due squadre, l’Empoli è già condannato. Un gioco da ragazzi per una squadra, una società ed un tifo che da nove anni riescono ad evitare e sistematicamente le secche che portano dritto in cadetteria. Nove salvezze, tutte conquistate con il sudore della fronte, ai quei tempi nessuno regalava nulla ed i lupi imparano la lezione. La storia è pronta a dedicare uno spazio nel calcio italiano a Colomba e compagni, sono vicini ad un traguardo storico. L’Avellino è la provinciale con il maggior numero di campionati consecutivi in massima serie, roba da gonfiare, orgogliosi, il petto. Il fato intende “regalare” un altro finale che non è quello auspicato dalla tifoseria bianco verde. La salvezza deve arrivare nel tempio del calcio italiano. Alessandro “spillo” Altobelli guida le furie nerazzurre. Un pareggio potrebbe non bastare, meglio vincere. La traversa colpita da Alessandro Bertoni, a distanza di venti lunghi anni, grida ancora vendetta. Walter Zenga non ci sarebbe mai arrivato. Quanti rimpianti, i ricordi riaffiorano ed il “dolore” ci colpisce nel mentre realizziamo la solita prefazione per uno dei tanti articoli, tra i tanti. Biagio Grasso ci anticipa. Capisce dove vogliamo andare a parare. Sono anni che lo “istighiamo” ma il gigante buono ci ha sempre rispettato per la fede calcistica che da anni andiamo sventolando con il solito ed incommensurabile orgoglio . Non è cambiato per nulla. Occhiali per la vista e barba incolta, per quest’ultimo riferimento è solo una questione di look. Il primo? I segni di un trascorrere, lento, del tempo. Un abbraccio tra vecchi amici e subito arriva al sodo. “Non mi hai mai perdonato per quel gol”. Legge anche nel pensiero? Scherzando, non del tutto, sono anni che ad ogni incontro gli ricordiamo che la conclusione di Bertoni vide la palla ritornare in campo e Biagio nel tentativo di metterla dentro la alzò sopra i pali della porta difesa da Zenga. Che strana che è la vita, se quella palla fosse entrata in porta l’Avellino si sarebbe salvato e chissà quante cose avrebbero preso un’altra piega. Tornare indietro non è possibile, il futuro non è stato all’altezza di quegli anni ma con la speranza che un giorno si possa ritornare a quel calcio, a quelle soddisfazioni non ci lascia. Ci crediamo, sarà dura ma ci speriamo. A distanza di tanti anni possiamo anche dirlo, anzi lo dobbiamo scrivere. Era destino, il fato aveva deciso. L’Avellino aveva, inesorabilmente, fatto il suo corso, tutti a casa. Chi ha vissuto quegli anni si sente più “ricco”, sono sensazioni che non hanno prezzo.Come arrivasti ad Avellino? “Giocavo nel Mugnano, la squadra di mio zio. Deci sapere che la nostra città è storicamente di calciatori. Dal Palladino padre a Raffaele ai fratelli Giulio e Vincenzo Migliaccio. Allora c’era un bel rapporto con l’Avellino del presidente Sibilia. Arrivai a vestire la maglia biancoverde dopo un anno in prestito a Cagliari. Fu la cosa più bella capitatami nella mia carriera da calciatore”.Cosa voleva significare la frase che Colantuono disse a fine gara, se parlo mi squalificano. “Si riferiva a quanto successo quell’anno. Cose strane che a distanza di vent’anni non riesco a spiegarmi. Annullarono un gol ad Alessandro Bertoni, eravamo io e lui da soli che ci guardavamo in faccia e non ci spiegavamo la decisione dell’arbitro. Assurdo. Doveva andare cosi, non farmi dire altro. Mi farebbe solo male ricordare”.Quanto è stato importante per la tua carriera aver indossato la casacca dell’Avellino? “ Dico con sincerità che è stato il mio fiore all’occhiello. Sono passati tanti anni ma quando sento parlare della compagine biancoverde mi sale un nodo in gola. I ricordi riaffiorano, sarò anceh un sentimentale ma vorrei tanto tornare a giocare alemno un’altra volta al Partenio”. Cosa ci dici dello stadio di Avellino? “Un regno biancoverde. In dieci anni di massima serie tutti dovevano inchinarsi alla forza degli irpini”. Cosa fai al momento, sei sempre nel mondo del calcio ?” Sono consulente ed ho una scuola calcio. Mi piace lavorare con i giovani, rivedo in loro la mia carriera. A 14 anni mi volevano far esordire in promozione ed a quei tempi la categoria non era la stessa. Quali sono gli amici che senti ancora dopo tanti anni ?” Tantissimi. Da Casale a Bertoni. Colomba e Tovalieri. Anche l’anno della retrocessione fu sul piano umano indimenticabile. Eravamo un gruppo coeso, gente che soffriva per il bene della squadra”.Un aneddoto particolare?”Tanti. Dagli scherzi in ritiro alle lezioni di vita. Dalle gare al partenio con la curva sud gremita in ogni ordine di posto”.Cosa hai da dire ai supporters avelliensi? “Non vi dimenticherò mai. Mi auguro che presto l’Avellino ritorno nel calcio che conta. Una ultima cosa, lo ripeto. Spero che presto organizzeremo una partita di calcio tra le vecchie glorie, sarei onorato di poter indossare ancora una volta la maglia biancoverde”.Il tuo esordio in maglia biancoverde, le sensazioni “Con il Torino ma solo due minuti. Quello vero fu con il Milan, giocai al posto di Roberto Amodio. Una soddisfazione unica, indimenticabile. Parlo con te e mi riaffiorano i ricordi. Ripeto in tutta la mia carriera ho giocato dalla prima categoria sino alla massima serie. Dappertutto, eppure lo dico con il massimo della serenità. Avellino è stata la tappa più importante della mia vita”.Biagio Grasso ci risponde con il cuore in mano, avverte l’emozione. Gli trema le voce. Sono esperienze che non dimentichi. Un centrale difensivo, di quelli tutto muscoli. Uno dei tanti, tra i tanti. Anche se ad Avellino non si dimentica chi ha indossato la maglia bianco verde e Biagio Grasso è uno dei tanti, tra i tanti che i tifosi avellinesi non dimenticheranno. Mai.

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Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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