23 Ottobre 2024
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Gli ex del calcio, Bruno Nobili: “Cercavo una società solida e dissi subito si all’Avellino anche perché c’era la migliore garanzia sulla piazza”

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Intervista di Michele Pisani @riproduzione riservata

Imagini pentru bruno nobiliAltro giro, altra corsa. Lavoriamo, volentieri, anche nel periodo natalizio anche di Natale. Avrò la mia vendetta, in questa vita o nell’altra. Minacce a parte ci ritroviamo, per l’ennesima volta, davanti alla tastiera. Sotto a chi tocca, l’amarcord non conosce soste. Ancora un ‘ragazzo’ del 1973. Un altro, grande, interprete di una delle stagioni più esaltanti della storia calcistica del Lupo. Bruno Nobili non ha bisogno di presentazione e nemmeno ci permettiamo di azzardarne una. Una sola stagione in biancoverde nel 1972-73 condita da dodici reti ed una promozione. Poi il volo, meritato, in massima serie assieme a Marchesi nel Cagliari di Gigi Riva. Centrocampista mancino con spiccate qualità tecniche ed in possesso di un tiro fortissimo. La sua specialità i calci piazzati. Di lui ne parlano bene tutti, un uomo tutto d’un pezzo ma dal cuore nobile. Sotto con l’intervista, siamo alla vigilia di Natale. Si, proprio cosi, per voi lettori dell’amarcord targato Avellino questo ed altro. Ci parli di quella storica annata, le sensazioni dopo quarant’anni. Lo sa che non solo quelli che l’hanno vissuta ma anche i giovani ricordano a memoria la formazione, che effetto le fa? “Mi fa immensamente piacere perché vuol dire che è stata una annata di quelle che non si dimenticano facilmente”. Non partiste tra le favorite, nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato. “Il Lecce ci aveva presi dieci-dodici punti di vantaggio e quindi sembrava una impresa improbabile quanto impossibile ma da Febbraio e manzo in poi le cose cambiarono, riuscimmo a recuperare lo svantaggio e tutto sembrò poi possibile. Cosi è stato per la gioia di noi giocatori ma anche di tutto il popolo avellinese”. La forza della squadra? “Un pregio del calcio passato è di certo la stima e la correttezza tra colleghi. Si, come diceva lei, uno dei meriti fu di certo il rispetto. Si poteva fare gruppo dal Luglio che si partiva sino a Giugno, si instaurava facilmente l’amicizia e si remava tutti dalla stessa parte anche perché in quegli anni non cambiavi facilmente squadra e non c’erano gli innesti che ci sono oggi visto che in pratica il mercato è sempre aperto“. Ci parli del suo trasferimento in Irpinia. “Venivo dalla Maceratase, una società in disarmo ed un sacco di problemi. Cercavo una società solida e dissi subito si all’Avellino anche perché c’era la migliore garanzia sulla piazza a vale a dire la presenza come allenatore di Tony Giammarinaro che avevo avuto proprio a Macerata.” Sibilia? “Mi è rimasto sempre nel cuore. Dire che era vulcanico è dire poco. Un grande, uno che manteneva sempre le promesse. Molti gli aneddoti che lo riguardano, come lui ce ne sono pochi. Ricordo che era felice delle nostre vittorie. Diciotto in casa ed un solo pareggio contro il Chieti per uno ad uno. A distanza di tanti anni nessuno ha fatto meglio di noi. Tenuto conto che le vittorie valevano due punti ed oggi tre, non è stato ancora raggiunto il nostro record, solo l’Ascoli si avvicinò ma fece sessanta punti”. Ci racconti un aneddoto. “Ce ne sono tanti, ricordo che gli piaceva prendere in giro il più anziano del gruppo e vale a dire a Pantani che ci rappresentava quando bisognava chiedere i premi partita. Era sempre pronto con delle battute, però faceva di testa sua non dava mai ascolto a nessuno. Ricordo che non voleva pagare quelli della panchina. Diceva che non giocavano mai e per quale motivo doveva prendere lo stipendio. Un personaggio unico”. Nobili è serio e pacato ma quando parla del presidentissimo non riesce a trattenersi e scoppia a ridere. A distanza di anni gli vengono in mente le storie di quel tempo. Nobili, ci parli della legge del Partenio. “Tutto vero. In quell’anno chi veniva al Partenio non aveva vita facile, un pò perché avevamo una squadra molto competitiva ma soprattutto per i tifosi. C’era una certa soggezione ma debbo dire che questa cosa si è sentita più quando la squadra andò in serie A”. Da avversario? “Mi è capitato di giocare al Partenio ma mi hanno sempre accolto benissimo”. Dei suoi colleghi, chi ricorda con maggiore affetto? “Mah, nel complesso eravamo tutti grandi amici, una ottima squadra, un assortimento unico.” Il Più simpatico. il più pignolo, il più elegante ? “In assoluto Pantani non si fermava mai, battute su tutti anche prima della partita. Vivevamo le vigilie senza drammatizzare, ci pensava Pantani. Zoff e Piccinini quelli tutto d’un pezzo. Sempre precisi e ben vestiti, non trascuravano nulla”. Infine un parere su questo Avellino di Rastelli. “Una delle sorprese del campionato. Mi fa piacere e poi ho visto che da qualche anno a questa parte la serie B non è come prima. La qualità è scesa un pochino e l’Avellino l’ho visto spesso, gioca un buon calcio e non credo che ce ne siano molte che sia superiori. Ripeto potrà essere la sorpresa del campionato e magari, con mio sommo piacere, andare anche in massima serie”. Nobili è sincero. Dice quello che pensa, come tutti gli ex intervistati. Del nord, del sud e stranieri. Chiunque non dimenticherà mai la sua esperienza ad Avellino cosi come i tifosi non vi dimenticheranno mai. Avanti un altro. Altro giro, altra corsa. Non perdeteci di vista, potreste pentirvene. Cogliamo l’occasione per augurare a tutti i tifosi avellinesi un felice anno nuovo, a quelli solofrani in modo particolare.

About Michele Pisani 2952 Articoli
Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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