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Tutto ebbe inizio da quel pomeriggio assolato del Veneziani, quasi 20 giorni fa. La paura mista a voglia di riscatto, le scie chimiche di una settimana difficile, le diffidenze di un ambiente e di una critica che avevano visto nel crac col Catanzato il sintomo di una fase terminale desolante e, quindi, irreversibile nel suo quadro clinico. Da quel momento la Paganese ha preso il volo. Come la sfrontatezza dei suoi virgulti migliori che ne compongono un asse determinante, e come la sagacia tattica del proprio allenatore. Abbattendo a domicilio il Monopoli, gli azzurrostellati sono riusciti a tumulare la crisi regalandosi successivamente la possibilità di sognare, di divertire e di far ricredere gli scettici. Pochissimi coraggiosi avevano scommesso in una rinascita così repentina della Paganese. Anche perché chiunque mastichi l’erba del campo e respiri l’alito degli spogliatoi, sa che i giovani possono dare e togliere ad una causa con un massimalismo incontrollabile e in un segmento temporale quasi impercettibile. Non è stato questo il caso della Paganese che, per la prima volta in questa stagione, ha raccolto tre vittorie di fila, mettendo insieme otto gol senza subirne alcuno. Numeri imponenti, da primato. E che potranno essere addirittura implementati con la prossima gara interna col Cosenza, in programma al Torre domenica alle 18.30. I silani di Stefano De Angelis vengono da un mesetto non brillante, durante il quale hanno raccolto tre pari e uno stop. L’ultimo traguardo vincente l’hanno tagliato a Melfi anche se, fuori dal San Vito-Marulla, possono vantare il terzo miglior attacco del girone con 18 centri, alle spalle solo di Lecce e Matera (appaiati a quota 24). Non è proprio una corrispondenza di amorosi sensi quella attuale tra i rossoblù e parte della loro tifoseria, che aveva sognato a lungo il quinto posto per potersi giocare la resta nei play-off, vada come vada. Ecco perché per gli azzurrostellati l’invito al filotto è invitante. E va accettato. A Melfi, al di là del poker rifilato ai normanni, il gruppo ha stupito soprattutto per la voglia di non accontentarsi mai e di non restare a gestire un risultato già largo. Persino dopo il tris maturato a cavallo dei due tempi. E anche dopo il quarto gol di Bollino. In questo contesto si inseriscono le scelte di Grassadonia. Ha funzionato, per esempio, l’esperimento di Firenze come falso nueve nel 4-3-3, vista l’assenza forzata di Reginaldo. Un’idea tenuta in gran segreto, sulla quale si è lavorato per una settimana intera e che ha portato in dote una doppietta (sono quattro ora i gol dell’ex Siena con gli azzurrostellati) frutto di malizia e rapacità. Lo stesso Tascone, ripescato dal primo minuto, ha fatto comprendere a tutti perché già a Frattamaggiore era considerato un golden boy dall’avvenire certo inducendo peraltro il Genoa a puntare su di lui dopo aver messo le mani su Bernardini. Anche la sua performance è stata commovente per continuità e fame agonistica. E ha lasciato sul tappeto un gol da rapinatore dell’area di rigore e una scorribanda per vie centrali con relativo assist per Bollino che poi si è procurato il penalty (a dir il vero inesistente per l’impatto netto di Gragnaniello col pallone). Sempre centrato il quartetto difensivo composto da Alcibiade, Carillo, De Santis e Della Corte, che al Melfi ha concesso solo conclusioni dalla distanza e qualche mischia irrilevante. Si diceva di Grassadonia: scelte fortunate ma anche tanta flessibilità tattica. Con buona pace di chi lo riteneva sbrigativamente un integralista in quanto seguace di un calcio propositivo e spettacolare. Sono bastati pochi minuti della ripresa per passare, con l’ingresso di Longo per Mauri, dal 4-3-3 al 3-4-3. In sostanza i moduli sperimentati più volte nel corso di questo campionato. Serviva reggere gli attacchi generosi del Melfi e, parimenti, mantenere un certo peso offensivo per non rassegnarsi alla mera difesa del fortino. I normanni, tuttavia, c’hanno messo del loro per rendersi la vita difficile, consegnandosi ad un autentico suicidio assistito. Molle la difesa gialloverde, perfettamente schierata, sul corner incornato da Tascone. E colpevole Gragnaniello sul traversone di Cicerelli finalizzato da Firenze. Giochi già fatti quando è arrivato il sigillo di Bollino, che ha sfruttato un retropassaggio di De Giosa a Viola (subentrato allo stesso Gragnaniello ad inizio ripresa), ancora più scellerato perché improvvisato su un terreno di gioco reso quasi impraticabile dalla pioggia che si era abbattuta sul Valerio. Va da sè che dal Melfi, appena preso in carica da Aimo Diana, ci si sarebbe aspettati una risposta ben diversa sul piano emotivo e della concentrazione. Errori di approccio e di concetto, individuali e di reparto, che non tolgono meriti e prebende alla prova di forza della Paganese. E chissà che il bello non debba ancora venire.
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