22 Ottobre 2024
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Gli ex del calcio, Davide Lucarelli: “Ad Avellino non c’era spazio per il fioretto. Si lottava con il coltello tra i denti”

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Davide Lucarelli

“E lasciami gridare, lasciami sfogare…” Ricordate l’inizio della canzone Ricominciamo? Non vuole essere una citazione, tutt’altro che inadatta, dell’indimenticata melodia di Adriano Pappalardo e soprattutto, indovinata, allorquando testualmente aggiunge: “io non posso restare seduto in disparte né arte né parte non sono capace di stare a guardare”. A buon intenditor poche parole. Ad essere sinceri non abbiamo mai interrotto il “filo” di speranza che ci lega alla possibilità, sempre più remota, di un ritorno nel calcio che conta e, finalmente, da protagonisti. Può sembrare un atto di totale presunzione nel voler rinverdire i fasti di un periodo che ha posto Avellino al centro del calcio italiano. Dieci anni di successi, nove di miracoli ancora, a volte, inspiegabili. In molti a stento ne ricordano alcune situazioni, temi a dir poco a sprazzi. Tutta colpa di internet. Direte, cosa c’entra? E magari pure a ragion veduta. Noi abbiamo una spiegazione che “condanna” la rete più grande al mondo. Adesso si può sapere delle gesta di tutti, addirittura di un topolino che ha “scartato” un gatto. Difficile resta rimettere in vita pezzi di storia, di vita quotidiana se tutto questo è stato vissuto prima dell’avvento del grande circo targato Explorer. Vogliate perdonarci se nel mentre scriviamo non riusciamo a toglierci dalla mente il motivo tanto caro a Pappalardo. “È un tuo diritto, io guardo e sto zitto ma penso di tutto, mi sveglio distrutto…” Quanti tifosi avellinesi staranno pensando che rifugiarsi nei ricordi non è la strada giusta ma visto i tempi che corrono e le magre consolazioni, nel dubbio di un campionato che, al momento, offre sia Play-Off e che Out e soprattutto non garantisce un futuro (certo), il ritorno al passato è senza dubbio piacevole. In dieci anni abbiamo annotato sul nostro taccuino almeno duecento numeri di telefono, duecento calciatori che hanno indossato la mitica maglia a tinte bianco e verde. Noi continuiamo con la presunzione di pensare che a molti farà piacere.”Però io ci provo, ti seguo, ti curo, non mollo lo giuro perché son nel giusto, perché io ti amo…ricominciamo…” Ognuno dovrà fare la sua parte.


Noi, ci proviamo. Della serie a volte ritornano. Al telefono, causa anche una trasmissione tutt’altro che “pulita”, il nostro interlocutore non riesce a capire che è dall’altra parte, ci ripete di presentarci. Poco importa il nome, il suo stupore è enorme allorquando gli diciamo che chiamiamo da Avellino. Le ricorda qualcosa? La sua risposta è una risata di piacere, mista ad un po’ di emozione. Davide Lucarelli professione terzino sinistro. Classe 1963, due anni giocati ad Avellino. Tanti ricordi, tutti importanti ed indelebili a più di vent’anni di tempo. “Non ho dimenticato e non potrò mai farlo. Ad Avellino sono maturato come uomo è di questo ne sono orgogliosissimo. Avevo poco più di diciotto anni e le mie esperienze calcistiche si fermavano alla presenza nella squadra della mia città ossia la Pistoiese. Si presentò l’occasione di andare a giocare in una piazza di serie A e non ci pensai su due volte. Fu il mio primo trasferimento, ricordo attimo per attimo ogni giorno. Oggi le cose sono diverse, il calcio è cambiato e si fanno meno sacrifici. Prima di scegliere una destinazione vogliono rassicurazioni sulla villa debbono fittare, la vogliono vista mare, la città deve avere tutti i divertimenti. Io andai a vivere da solo, facevo il bucato e cucinavo. È proprio il caso di ribadirlo che erano altri tempi”. È vero che è stato accostato anche all’Avellino? “Si. Confermo. Avrei dovuto far parte dello staff, fui contattato da Incocciati con il quale ho sostenuto l’esame per il patentino. In realtà i tempi si allungarono ed alla fine scelsi Empoli”. Nello staff di Baldini? “Curavo ed assistevo i giocatori infortunati che non possono allenarsi con il gruppo”. Cosa ricorda di quella esperienza durata più di settecento giorni? “Innanzi tutto debbo ringraziare la vostra città, i tifosi e gli amici di Avellino se conservo ancora questa mentalità da combattente. In bianco verde si lottava per la salvezza, non c’era spazio per il fioretto. Si lottava con il coltello tra i denti”. Basta? “Assolutamente no. La gente, il loro calore sono stati i motivi che mi hanno tenuto lontano da casa senza alcun rimpianto. Quando si vinceva era bello, anche se ricordo i fischi quando le cose andavano male. Ai miei tempi il Partenio era una bolgia. Pieno sino all’ultimo posto disponibile, un vero piacere scendere in campo in quelle condizioni”. Uno dei momenti più belli? “Il gol di testa al Como. Una soddisfazione unica oltre alla vittoria con il Verona campione d’Italia. Segnò Angelo Colombo, una bomba dalla distanza. Pur di giocare quella gara si arrivò anche a spalare la neve che di notte aveva coperto il manto erboso”. Gli amici di Avellino? “Li saluto con affetto, in modo particolare tutti quelli di Atripalda. In quegli anni legai anche molto con alcuni colleghi come Murelli e Colomba”. Come allenatore? Tomislav Ivic. Era un grande, un vero signore oltre che un grande allenatore”. Avellino nel cuore e? “Non vi dimenticherò mai. Mi capita spesso di raccontare aneddoti ai più giovani, ebbene ricordo sempre con piacere gli anni passati da voi”. In bocca al lupo a Lucarelli, un amico dell’Irpinia ma soprattutto un uomo che porterà sempre nel suo cuore l’esperienza con questa gente e l’orgoglio di aver indossato questa gloriosa maglia. Ritorneremo. Più che una promessa è una minaccia e prima di chiudere dedichiamo un altro spicchio di canzone: “Ti voglio aiutare, su fammi provare ancora, io ti amo, ricominciamo”.

About Michele Pisani 2952 Articoli
Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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