22 Ottobre 2024
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Andrea Mari: “La strada è ancora lunga ma sembra si respira un’aria diversa a Trigoria”

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A tu per te con Andrea Mari caporedattore dello sport di Metropolitan Magazine Italia. Andrea ritiene che la Roma possa essere la vera sorpresa di questo campionato, forte di un cambiamento totale dal direttore sportivo all’allenatore e a parte della rosa. Fonseca è l’unico allenatore straniero del nostro campionato e sta dimostrando ampia duttilità di schemi e ruoli prova ne è Mancini in mediana. Mari si occupa anche del Palermo per il sito rosanerolive.it e ci descrive l’attuale situazione della squadra siciliana come un campionato a parte. Sono tanti i giocatori del Palermo che sono potenzialmente inadeguati alla serie D.          

Come è iniziata la tua avventura nel mondo del giornalismo sportivo?

“Tutto nasce dalla fusione di due passioni: la scrittura ed il calcio. La scrittura è sempre stata una costante nella mia vita: ho affidato tutte le mie emozioni, fin dalla tenere età, al quaderno e alla penna e, crescendo, tutto questo si è trasferito sui fogli virtuali dei computer. Scrivo perché mi piace, perché ne sento davvero il bisogno. Giornalismo sportivo a parte, ogni componimento racchiude una piccola parte emotiva del sottoscritto. Col passare degli anni ho semplicemente abbinato questa ‘voglia sfrenata di scrivere’ con la passione mastodontica  per il calcio. Non smetterò mai di ringraziare il mio professore delle scuole medie: lui ha nutrito il mio desiderio di scrivere migliorando sensibilmente le mie capacità. La scrittura deve essere coltivata giornalmente e la passione deve nascere dalle tanto criticate scuole dell’obbligo. Spero esistano ancora insegnanti come il mio…”

Quando hai capito poteva diventare una professione?

“Parlare di ‘attività professionale’, almeno per il sottoscritto, risulta improprio. Un percorso inizia, come per tutti, quando arriva una persona che è disposta a puntare sulle tue capacità. Il giornalismo è un campo dinamico, in costante mutazione: quello che oggi va bene, domani potrebbe essere sbagliato quindi chi scrive deve sapersi barcamenare su diversi fronti. Ho capito che posso trovare un posto in questo mondo così difficile attraverso i complimenti (i famosi feedback positivi) che piovono dopo gli articoli redatti. Avere un seguito è importante e fidelizzare i lettori è l’arma principale di qualsiasi persona che si approccia a tale mondo: nel mio piccolo, sono riuscito a farlo…”

Se un giovane vuole cominciare, quali passi deve muovere?

“Come detto prima, il saper scrivere parte da lontano e ramifica le sue radici nel percorso scolastico: leggere, essere curiosi di ciò che ci circonda, crearsi una propria idea ascoltando diverse opinioni accresce lo spirito critico personale. Un giornalista è il tramite tra la notizia e chi attende di placare la sua conoscenza. È un compito estremamente bello ma nasconde risvolti delicati: confezionare notizie veritiere e precise non è sempre facile, purtroppo, Ma quella è la strada da perseguire. I giovani, mamma mia così mi sento più anni di quelli che ho, devono stimolare tutte quelle sfere intellettuali che abbiamo citato prima, aggiungendo voglia di fare e quella sana presunzione che ti spinge a pensare dentro di te ‘Io ho qualità, ce la posso fare!’ Mandate curriculum ai giornali, somministrate i vostri pezzi ai giornalisti: chi vale e ha voglia di emergere, trova la strada”.

Scrivi sulla Roma, cosa pensi della stagione sino ad oggi disputata dalla società capitolina?

“La Roma ha attuato una nuova rivoluzione, l’ennesima, voluta da Pallotta: dopo la brutta stagione dello scorso anno, non era semplice ripartire da zero con direttore sportivo, staff tecnico e allenatore diversi e con una rosa profondamente cambiata dall’anno passato. Ci vuole pazienza per assimilare i nuovi concetti tattici e per far sì che il gruppo si amalgami bene ma, nonostante i numerosi infortuni e diversi errori arbitrali, i giallorossi sono attualmente al terzo posto in classifica davanti al Napoli di Carlo Ancelotti. La strada è ancora lunga ma sembra si respira un’aria diversa a Trigoria…”

La Roma ha avuto molti infortuni, è stata forse una preparazione atletica errata?

“Se una squadra che gioca sempre con gli stessi interpreti, spesso fuori ruolo, ingrana una striscia positiva importante giocando anche tre partite a settimana, possiamo dare la colpa alla preparazione atletica? Quello che è successo alla Roma, sotto l’aspetto degli infortuni, è qualcosa che valica l’inconcepibile. I capitolini hanno collezionato ko di natura diversa, non soltanto muscolare. Qualcosa che non torna in questa storia c’è sicuramente, ma non possiamo gettare ombre sulla preparazione atletica voluta dallo staff di Fonseca: la squadra corre, pressa, raddoppia il portatore di palla e non si prende mai pausa. Un motivo esiste certamente (i campi di Trigoria che stanno cambiando?) ma anche la malasorte ci ha messo lo zampino…”

Fonseca è l’unico allenatore non italiano della serie A cosa pensi di lui?


“Il portoghese è arrivato nella Capitale dopo i rifiuti di Conte e Gasperini. La piazza romana, già innervosita con Pallotta per la sua gestione, non ha benedetto immediatamente la scelte di un tecnico che arrivava dallo Shakhtar Donetsk. Il suo lavoro, però, sta facendo ricredere anche i detrattori: è riuscito ad entrare in sintonia con tutta la squadra passando anche da risultati poco positivi (il doppio pareggio con le genovesi) grazie al suo innato carisma. È un buon tecnico che ha avuto l’intelligenza di adattarsi velocemente al calcio italiano mantenendo inalterato, per buona parte, il suo credo calcistico. Nel massimo momento d’emergenza ha rispolverato, facendolo tornare a splendere, un calciatore come Pastore che, a detta di tutti, era diventato un ex calciatore. L’utilizzo di Santon, anche, dimostra quanto riesca a far fronte ai problemi di varia natura tramite applicazione e lavoro. Ma la stagione è ancora lunga: per un giudizio definitivo si deve attendere qualche mese in più. Personalmente, penso sia un ottimo allenatore con potenzialità di crescita ancora inesplorate”.

Sei un esperto anche del Palermo, come vedi la stagione rosanero?

“Il Palermo, una società gloriosa come quella siciliana, ha subito l’onta del fallimento per la gestione fallace di Zamparini prima, e dei fratelli Tuttolomondo dopo. La mancata iscrizione al campionato di Serie B in corso di svolgimento ha decretato la morte sportiva della vecchia U.S. Città di Palermo. Ma dalle sue ceneri è nato il SSD Palermo con Dario Mirri e Tony Di Piazza al timone. La stagione dei rosanero si può descrivere con un solo concetto: monarchia assoluta. I palermitani di Pergolizzi hanno la rosa migliore del Gruppo I della Serie D e le dieci vittorie consecutive in altrettante gare, testimoniano la differenza tra i siciliani del capoluogo e le altre compagini del raggruppamento. Potrà inciampare (e non è detto) durante il percorso ma non cadrà mai: sono destinati a fare un campionato a parte”.

La squadra siciliana milita in serie D, centrerà la promozione?

“Capacità economica maggiore rispetto alle altre, blasone imperante, rosa più forte di tutta la Serie D (chi in quarta categoria può permettersi gente come Pelagotti, Sforzini, Accardi, Santana o Ricciardo?) e pubblico da Serie A: il Palermo centrerà la promozione con molte giornate d’anticipo. L’avvio pazzesco è la riprova che i rosanero non appartengono minimamente alla categoria attuale. Il ritorno nei professionisti è un obiettivo alla portata e farà bene, come nel caso del Bari, a tutto il movimento calcistico italiano: sono piazze che meritano i migliori palcoscenici del nostro calcio”.

Lotta scudetto, l’Inter potrà contrastare la Juventus?

“Sarà un bel duello ma la Juventus continua ad avere qualcosa in più rispetto ai nerazzurri: la glaciale consapevolezza di essere i migliori. I nerazzurri di Conte, quando non arrivano i risultati, tendono ad innervosirsi. Lo stesso allenatore ex Chelsea, già diverse volte, non ha nascosto il suo malcontento per la programmazione sbagliata accusando la società. Il gap di rosa c’è ma la componente che farà la differenza è la tenuta mentale: l’Inter parte per battere la Juventus, i bianconeri per migliorare i loro risultati. È un fattore che, alla lunga, potrebbe logorare le velleità di titolo nerazzurre. Esattamente come accadde al Napoli di Sarri. Corsi e ricorsi storici…” 

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