22 Ottobre 2024
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Gli ex del calcio: Luca Anania, il gigante buono

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Intervista di Michele Pisani @riproduzione riservata

Venghino siori e siori, il treno dei ricordi approda, puntuale, nell’ennesima stazione. I tifosi ci costringono agli straordinari, Vogliono il meglio, li accontentiamo. Altro giro, altra corsa. L’amarcord ha una missione più o meno nobile, questo lo stabilirete voi, vale a dire scovarli tutti, uno dopo l’altro. Non sarà facile, tutt’altro. Avete pensato mai di contare quanti hanno indossato la maglia biancoverde in centonove anni di attività? Come già detto in precedenza noi siamo scienza e non fantascienza. Cercheremo, proveremo, a metterne assieme un bel numero anche se voi lettori meritereste che li trovassimo tutti, nessuno escluso. Qualche intervista non sarà mai possibile, gli anni passano e alcuni dei protagonisti, purtroppo, non ci sono più ma da lassù di sicuro staranno tifando per l’Avellino.  In dodici anni di onorata presenza abbiamo cercato tutti con la stessa enfasi e con la stessa emozione. Sotto a chi tocca. In questo numero a finire sotto i riflettori e Luca Anania, altro giocatore ancora in attività. Un metro e novanta per ottantuno chili, Luca è nato a Milano nel 1980. Trentaquattro anni il prossimo Giugno, al momento è in forza al Livorno in massima serie. Anania è stato con l’Avellino per due stagioni negli anni 2002- 03 e 2003-04. Per la precisione Anania veniva da un serio infortunio e seppure giunse  ad Avellino nella stagione di Vullo non giocò in pratica mai. I due portieri erano Cecere e Petrazzuolo. Nove presenze e tredici reti subite tutte nell’anno della B con il boemo in panchina.  Una nota curiosa: nella sua carriera ha incrociato Zeman per ben tre volte con le maglie dell’Avellino, del Lecce e con il  Pescara. La prima domanda è chiaramente sul tecnico. Pregi e difetti? “Per me solo pregi. E’ chiaro che il mio è un personalissimo parere. Il Mister intende il calcio nella maniera più spettacolare. Ci insegna i movimenti d’attacco e soprattutto come tenere il campo per novanta minuti. Lo ripeto, di Zeman posso parlare solo bene. Non ha difetti, un uomo che ha una grande personalità. Basta vedere i giocatori ed i risultati che hanno ottenuto. Con lui segnano tutti”. Cosa mancò a quella squadra nel 2004 per conquistare la salvezza? “Fu un campionato strano e non farmi parlare di alcuni particolari che tra l’altro sono di dominio pubblico. Il girone di andata alcuni non capirono bene cosa in realtà volesse il mister ma in quello di ritorno andammo benissimo e facemmo una media punti  che ci avrebbe garantito di gran lunga la salvezza. Peccato che non riuscimmo in una che sarebbe poi diventata una vera e propria impresa per come si erano messe le cose”. Avellino e gli avellinesi, cosa porti con te di quella esperienza in biancoverde? “A parte una retrocessione che non fa mai piacere ad un giocatore, figurati ai tifosi, mi sono trovato bene. Mi sono messo in mostra, ero secondo portiere ma mi sono fatto conoscere quando mi è toccato scendere in campo. Avellino è una città che vive di calcio, i tifosi sono eccezionali. A distanza di anni ho sempre un ottimo ricordo e mi ha aiutato moltissimo nella mia carriera da calciatore vivere quell’esperienza in Irpinia”. Segui l’Avellino attuale ? “Certo. Come non potrei. Lo seguo, sta facendo bene e spero davvero che possa giocarsi fino in fondo le chance per conquistare un posto nei play off”. Il tuo maggiore rimpianto in quell’anno? “Senza dubbio la retrocessione. Siamo stati presi di mira un po’ da tutti. Anche gli arbitri pare, e preferisco dire solo cosi, fischiassero solo falli contro di noi”.   La tua maggiore soddisfazione? “Un po’ di partite giocate con addosso la maglia biancoverde. Un rigore parato ad Ascoli ed una grande partita a Cagliari. Scendere in campo la domenica ti consente di metterti in luce e per un calciatore è tutto”.  Cos’è la legge del Partenio? “Una domanda facile. Come potrei non saperlo. Entrare nello stadio e sentire i cori della tifoseria, una sensazione che ti fa tremare le gambe. Un campo difficile per tutti dove i calciatori di casa danno sempre il cento per cento perché a caricarli c’è un pubblico eccezione. Le squadre avversarie sono intimorite prima ancora di scendere in campo. Questa è la legge del Partenio”.  Con quali dei tuoi colleghi e rimasto in contatto ? “All’inizio con tutti ma poi con il tempo… Mi è capitato di rincontrare Puleo, Sardo e Nocerino”. Un uomo del Nord che ha vissuto anche al Sud, lo consiglieresti ai tuoi giovani colleghi? “Certo, consiglio il Sud perché giocare da voi è semplicemente meraviglioso. Ci sono piazze che ti fanno il pieno di  adrenalina. Al Sud si cresce in fretta, il pubblico è calorosissimo, gli stadi sempre pieni. Io mi sono trovato benissimo e qui ho fatto l’esperienza che mi ha permesso di giocare in massima serie”. Dopo il calcio cosa farai? “Ho intenzione di intraprendere la carriera di allenatore”. Prima di chiudere abbiamo un ultimo quesito che scaturisce dalla tua affermazione. Visto che hai deciso, di diventare un allenatore,  noi non possiamo che augurarti tutto il bene possibile, come risponderesti ad una eventuale chiamata da Avellino? “Una piazza importante come Avellino non si rifiuta mai. Magari potessi, un giorno, tornare da voi. Per me sarebbe una grande soddisfazione”. Luca Anania è una persona schietta e semplice come quelle del Sud. La sua esperienza ad Avellino non l’ha dimenticata cosi come i tifosi la sua stagione in biancoverde. Dai e ricevi. Un classico. Anche questa è fatta, l’ennesima. Venghino siori e siori, il treno dei ricordi è pronto per un’altra avventura. Non perdeteci di vista, potreste pentirvene.

About Michele Pisani 2952 Articoli
Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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