22 Ottobre 2024
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Gli ex del calcio, Lorenzo Ferrante: “La gara casalinga con il Napoli è stato il momento più esaltante dei miei due anni ad Avellino”

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Intervista di Michele Pisani @riproduzione riservata

Avrebbe potuto, anzi avrebbe dovuto dire di no. Un impegno preso con qualche settimana d’anticipo, questo il “modus operandi”. C’è il primo contatto, in seguito ci si risente per mettere in moto l’amarcord. Lorenzo Ferrante, centrocampista, classe 1959 è l’ex calciatore irpino dell’ennesima intervista. Tutto nella norma, la consuetudine fattasi appuntamento imprescindibile. Tutto programmato tranne un lutto in famiglia che lo ha tragicamente colpito la sera precedente l’intervista. Lorenzo Ferrante ha perso la mamma. Motivo più che valido per procrastinare il tutto. Avrebbe potuto, anzi avrebbe dovuto dire di no ma Lorenzo è più forte del dolore. Ferrante è troppo legato a quei ricordi per declinare l’invito. Al telefono ci rassicura. “Michele chiamami domani”. C’è, presente per rispetto di una tifoseria che ha amato. Un gesto unico. Complimenti. Trentuno presenze in due anni. Altrettante salvezze. Lorenzo approda in Irpinia nel secondo anno della massima serie. Nello stile del primo Avellino, allorquando i giovani talenti li si cercava tra i dilettanti. Salto lungo, impegnativo dalla serie D e dal Bisceglie, squadra della sua città, ai lupi. Lui di certo non ha paura e sa bene che giocare con i lupi è un’occasione più unica che rara e non se la lascia sfuggire. Cosa hai pensato quando ti hanno comunicato che avresti giocato in serie A ? “Fu una gioia indescrivibile. La prima persona che vidi fu proprio il grande Sibilia”. Ricordi il giorno del tuo esordio? “Come potrei dimenticarlo. Giocammo con il Perugia e la gara terminò due a due. Poi tutti sapete che quell’anno ci fu il problema del calcio scommesse. L’allenatore era Marchesi, un uomo serissimo nonché molto meticoloso. Era sua abitudine dispensare le maglie dei calciatori e comunicare se giocavano o meno solo negli spogliatoi. Passava davanti a gli atleti e gli dava la maglia. Mi arrivò vicino e mi diede la casacca con numero otto. In bocca al lupo, fai quello che sai fare e non ti preoccupare. Sinceramente appena entrai in campo dimenticai tutte le paure e feci il mio dovere”. Il momento più bell ? “La gara casalinga con il Napoli è stato il momento più esaltante dei miei due anni ad Avellino. La partita terminò zero a zero. Diciamo che fu la classica gara perfetta. Pensa che ebbi come voto nove e fui considerato il migliore in campo per i lupi e Ruud Krol per il Napoli. Immagina la mia soddisfazione. Raccontaci un aneddoto simpatico” Con chi dei tuoi compagni sei ancora in contatto ? “Il mio conterraneo Milella. Con Paolo ci si sente spesso ma anche con altri di quel periodo”. Che ricordo hai di Sibilia ? “Un vero personaggio. Particolare nelle sue esternazioni ma un vero competente. In quegli anni era tra i presidenti più conosciuti del panorama calcistico italiano”.


Un aneddoto? “Ne avrei più di uno. Ricordo quando mi vide per la prima volta. Mi guardo in faccia e senza peli sulla lingua mi disse: “Tagliati e capill wagliò”. E tu ? “Che domande, mi feci i capelli tipo militare.” Cosa stai facendo, lavori sempre nel calcio ? “Da quattro stagioni sono selezionatore per la federazione dei dilettanti pugliesi. In passato ho svolto il lavoro di osservatore per conto dell’Udinese.” Sono curioso, dimmi dell’altro. “Ricordo che comprai una Renault 18. Era bellissima, me la rubarono. Non conoscevo nessuno e mi rivolsi al mio presidente che mi disse: “La tua macchina si chiama Pistoiese, pensa a giocare bene domenica. Non me lo feci dire due volte e giocai con il sangue agli occhi. I giornali parlarono della mia prestazione ma anche della macchina ed il martedì mattina mi chiamarono i carabinieri che l’avevano trovata. Era come l’avevo lasciata, non mancava nulla”. Il momento peggiore ? “Ero tra i più giovani della rosa. Sibilia mi fece giocare la finale di coppa della primavera, partita che vincemmo. Persi la testa e litigai con il direttore di gara che mi comminò una squalifica di diciotto mesi. Fu poi ridotta a sei e non potetti giocare per il resto della stagione. L’allenatore era Vinicio, in quella occasioni mi ritrovai senza stipendio. Vinicio mi diede una grossa mano e mi anticipo le spese, grande gesto da parte del trainer brasiliano ed io appena ritornai in rosa glieli restituii”. Com’era l’ambiente di Avellino? “Ottimo per qualsiasi giocatore. Da voi si vive di calcio per una intera settimana e non si limita tutto alla gara della domenica. Un ambiente calco, il tifo era eccezionale e ci dava una grossa spinta anche e soprattutto nei moneti difficili. Devo tanto a Sibilia per avermi dato l’opportunità di giocare in massima serie. Un sogno per tutti i calciatori, io posso ritenermi soddisfatto”.


Il terremoto sconvolse una intera provincia, come lo hai vissuto? “Una sciagura. Tanta sofferenza ma la popolazione seppe reagire subito ed il calcio fu un elemento determinante per mettersi alle spalle una tragedia cosi vasta. Eravamo una famiglia unita anche nel dolore.” Per una volta non siamo civettuoli come nostro solito. Nel mentre realizziamo l’intervista siamo con la mente altrove. Lorenzo ha avuto un grave lutto in famiglia ed il 23 Novembre è la data del tragico evento che sconvolse l’intera Irpinia. Un valido motivo per ricordare tutte le persone che persero la vita.

About Michele Pisani 2952 Articoli
Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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