23 Ottobre 2024
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Gli ex del calcio, Giancarlo Versolato: “Ricordo che una volta perdemmo uno a zero e Bruschettini sbagliò un rigore, dovetti portarlo io a casa”

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Intervista di Michele Pisani @riproduzione riservata

Risultati immagini per versolato giancarloAltro giro, altra corsa. Venghino siori e siori, il treno dei ricordi è sempre in movimento, sotto con l’ennesimo contatto. Altro amarcord, uno alla volta li scoveremo tutti. E’ una promessa, non certo una minaccia. Di chi parliamo? Con la macchina del tempo torniamo indietro ed esattamente nel 1965. Un attimo di pazienza e capirete di chi stiamo parlando. Giancarlo Versolato è nato a Venaria Reale in Piemonte nel 1941. Ha giocato da difensore dal 1959 sino al 1970. Inizia la sua carriera, giovanissimo, con la maglia del Toro. Fa parte del glorioso club a soli dodici anni, tutta la trafila con la maglia granata sino all’esordio in massima serie nella stagione 1960-61. Lascia il capoluogo piemontese nel 1962. Al suo attivo tre stagioni e cinque presenze, quattro in massima serie ed una in cadetteria. A ventuno anni e’ un difensore del Parma, con la sua nuova società disputa, in tre stagioni, ben ottantotto gare con tre realizzazioni. Nel 1965 decide di giocare ad Avellino in serie C. Quattro stagioni In maglia biancoverde, centocinque presenze e tre reti. Partiamo dalla fine. Da quanti anni manca dal capoluogo irpino ? “Non da moltissimo. Dopo aver smesso di giocare sono venuto altre volte perche andavo in vacanza al mare a Paestum. Poi, tra l’altro ho ancora amici carissimi come Iandolo Alfredo detto Alfreduccio e Cucciniello Sante. Per essere precisi manco ad Avellino dal 1984 84. Lo so cosa vuoi chiedermi e ti rispondo che ci tornerei volentieri. Vediamo di organizzarci ma non ti prometto nulla”. Chi o cosa le fece scegliere proprio Avellino? “Ero a Parma e non si decise di rimanere. Dovevo trovare una nuova destinazione. Bruschettini che gia’ era ad Avellino parlo’ con Giunti, l’allora trainer dei biancoverdi. Avevano bisogno di un libero, il presidente Abate parlo’ con Giunti. Il massimo dirigente era a Salsomaggiore, mi chiamo’ e ci incontrammo. Parlammo, mi convinse ed accettai ben volentieri. Conoscevo già la città ed i suoi meravigliosi tifosi. C’ero stato con il Parma, andammo al Jolly hotel, quello vicino alla grande piazza, se non ricordo male si chiama piazza Macello”. Lei si sente un uomo del nord o italiano? “In quattro anni mi sono trovato benissimo ad Avellino. A mia moglie gli piaceva molto, mia figlia era piccola, inizio le scuole nel capoluogo irpino”. La prima impressione appena giunto in città. ” Io ho parlato sempre bene di Avellino con gli amici e parenti. Ho trascorso un pezzo della mia vita e non me ne pento. Cosa pensava del pubblico? Da voi è un’altra cosa. Il tifo è piu’ caloroso. Ho avuto sempre un feeling eccezionale, mi applaudivano sempre non è come qua da noi, altro cuore, altre emozioni”. Tutto rose e fiori ? “Non proprio. Dopo quattro anni di idillio, ebbi un serio problema. Mi ero fatto il menisco, non correvo bene e capii che non c’era piu’ la forza per essere competitivo. Mi dispiace dirlo ma fui messo in disparte, quindi capii e andai via all’Angolana dove ho poi chiuso la carriera. Iandolo mi aiuto’ tantissimo. Alla fine dopo 4 anni di paradiso ci furono 5 mesi di inferno, non mi aiutarono. Ma fa parte del passato, in sostanza fu una bellissima esperienza”. Si ricorda gli allenatori? “Ma certo. Il primo fu Giunti, poi Piacentini, Tom Rosati, Piacentini di nuovo che torno’ al posto di Rosati. Il quinto anno venne Settembrini”. Come la giudica la sua esperienza con la maglia biancoverde? “L’ho detto e lo ripeto senza problemi. Fu positiva”. Con quali dei suoi ex compagni di squadra si sente o si vede? “Mi sento con Cesero e Bruschettini”. La sua piu’ bella gara in maglia biancoverde? “Parecchie. Forse contro il Cosenza, feci due gol, entrambi di testa. Il mister mi schiero’ da centravanti”. La peggiore? “A Chieti abbiamo pareggiato ma io giocai malissimo. Era come se non fossi in campo. Poi con l’Internapoli andammo a mangiare dove mangiavano i padroni casa, in campo non riuscivamo a muoverci, secondo me…nel cibo c’era qualcosa”. Che ricordi ha del Piazza D’Arrmi? “Ricordo che una volta perdemmo uno a zero e Bruschettini sbaglio’ un rigore. I tifosi lo volevano uccidere, dovetti portarlo io a casa. Ad Avellino ti incitavano sino alla morte ma se andavi male era meglio stargli lontano.” Torniamo sui tifosi. “Cinque mila ogni volta, lo stadio lo riempivano ed in piu’ c’era chi assisteva alla gara dai balconi intorno. Era bello, tutto bello”. Anche soddisfazioni in campo calcistico o sbaglio? “Si, riuscimmo ad arrivare al secondo posto alle spalle del Bari, poi un quarto posto. Ci facevamo rispettare”. E’ stato in Campania, cosa ha visto di bello? “Tutta la regione e’ bella e ci torno quando posso. Ho visto Napoli e Salerno, bellissima la costiera amalfitana”. L’ennesimo amarcord volge al termine, grazie a Versolato per aver accettato di raccontarci la sua esperienza. Ci vedremo presto, non e’ una promessa ma magari un augurio. Altro giro, altra corsa. Non perdeteci di vista, potreste pentirvene.

About Michele Pisani 2952 Articoli
Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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