22 Ottobre 2024
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Gli ex del calcio: Domenico Cecere, il portiere “volante”

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Intervista di Michele Pisani @riproduzione riservata

Puntuali, ci facciamo trovare pronti all’ennesimo appuntamento. L’Avellino va forte, il secondo posto in classifica è frutto di programmazione. Le speranze crescono, così come la voglia di rivedere i Lupi di nuovo in massima serie. Non sarà facile anche se sognare non costa nulla. L’Avellino ha sempre attirato le simpatie di moltissimi tifosi di altre squadre, un motivo ci sarà. Attenzione a pretendere troppo. Internet è oramai indispensabile per la sete di conoscenza, tutto è lecito ma fino ad un certo punto. Sui vari siti dedicati al Lupo si trascura l’aspetto tecnico, quello tattico, per far posto a tutto quello che fa notizia. Dall’auto al maglione passando per gli occhiali da sole. Post a manetta per guadagnarsi lettori. Bene, anzi accettabile se si rema e tutti dalla stessa parte. A noi non sembra sia cosi. Anzi. Scrivete quanto volete, anzi ancora di più ma sappiate che alla fine quello che conta sono le gesta dei calciatori. Attenzione a rendere tutto più facile solo per un tornaconto personale. Il campionato è difficile, l’Avellino farà la sua parte ma evitate di farla apparire come una passeggiata. Nota polemica? Assolutamente no. Restiamo con i piedi per terra, una eventuale caduta potrebbe apparirci meno rovinosa. Una volta il giornalista si limitava a giudicare la prestazione di un calciatore e non a suggerirne la posizione in campo all’allenatore. Ognuno al suo posto. Please. Ci sono portieri e portieri. Alcuni resteranno nella storia dell’Avellino calcio, altri, per motivi più o meno conosciuti, sono un flebile ricordo. Domenico Cecere appartiene alla prima categoria, quella dei portieroni che non saranno mai dimenticati. Piotti, Tacconi, Cervone, Paradisi, Zaninelli, Di Leo, potremmo continuare ma in questa, lunga lista, c’è posto anche per Mimmo Cecere. Il portiere volante. Classe 1972, un metro ed ottantacinque per altrettanti chilogrammi. Nato a Caserta ha iniziato la trafila nelle giovanili della compagine partenopea. Prima di approdare ad Avellino ha girato l’Italia in lungo ed in largo. Da Palermo a Treviso, passando per Pescara, Messina, Fermo, Nola, Bisceglie e Torre del Greco. “Giunsi ad Avellino a ventotto anni. Dopo aver girato parecchio e vinto anche il campionato a Palermo, Fermo e Messina. Otto anni di professionismo, circa quaranta gare in cadetteria”. Cosa e chi ti fece decidere di accettare l’offerta della società biancoverde ? “Di Somma fu quello che più di tutti mi volle ad Avellino. Io mi trovavo a Messina ed in Sicilia c’era anche Pavarese che fu favorevole al trasferimento. Accettai subito, dopo il Napoli, la compagine biancoverde è la più rappresentativa della Campania. Società importante nel panorama calcalcistico nazionale. Fu una scelta azzaccata. Ho vinto tanto e soprattutto ho trascorso anni indimenticabili”. Mimmo è uno che dice quello che pensa. Non ha peli sulla lingua e soprattutto non ama i compromessi. “Caro Michele quando arrivai, nel mio primo allenamento non fui accolto benissimo. Stavo facendo il mio primo giro di campo quando alcuni tifosi mi invitarono a a tornarmene da dove ero venuto”. Come hai risposto? “Semplicemente che avrei dimostrato il mio valore. Due campionati vinti e tante soddisfazioni, una risposta a distanza di tempo. La vendetta è un piatto che va servito freddo. Era il novantesimo, feci una parata su una sforbiciata di Lucarelli in una gara contro il Livorno. La curva mi tributò un lungo applauso. Mi venne la pelle d’oca. Con molta probabilità c’erano anche quelli di cui parlavamo poc’anzi”. Siamo sinceri, c’è stato anche in qualche altro momento un po’ di frizione con i sostenitori biancoverdi, te lo ricordi ? “Avrò detto qualcosa di sbagliato ed a distanza di tempo posso solo dire che non lo rifarei. Ad Avellino mi è nato un figlio e per me è una seconda casa. Momenti indimenticabili, vittorie storiche anche se….”. Quell’anche se ci preoccupa e non poco ma preferiamo parlarne in seguito. Il momento più bello della tua carriera? “Me lo domandi pure? La vittoria nei play off contro il Napoli. Io sono cresciuto nella squadra azzurra e da piccolo tifavo e tifo per il Napoli”. Solo per il Napoli? “Napoli ed Avellino solo le squadre alle quali tengo di più, in assoluto”. Svelaci qualche aneddoto. Nelle gare contro gli azzurri, due di campionato ed altrettante nei play-off avevi un diavolo in corpo. In quattro match hai subito solo una rete ed a risultato quasi acquisito. “E pensare che qualcuno voleva insinuare che…” Cosa? “Devi sapere che il mio procuratore ovvero Mariano Grimaldi, premetto un gran signore, aveva la procura di quasi tutti i giocatori del Napoli e solo me nell’Avellino. Ebbene ho dimostrato che ero un professionista. Ho fatto il mio dovere ed ho vinto contro il Napoli. Una soddisfazione che m’è restata dentro e nessuno mai me la toglierà”. Mimmo è gunto il momento di parlare di quell’anche se… “Non ho problemi, lo faccio volentieri. Vincemmo un campionato con Vullo ed era giusto che il mister continuasse l’avventura sulla panchina dell’Avellino. Non ho nulla contro Zeman che reputo un ottimo allenatore, con lui ho anche avuto la fascia da capitano, ma non era il momento giusto. Vedi, ci sono due tipi di presidenti. Uno che spende i soldi per la squadra ed uno che vuole guadagnarci”. Cosa aveva Zeman con non andava ? “Nulla. Quell’anno scelse Nocerino, Capparella, Sardo e Contini e tanti altri. Anche se fece andare via prima Molino e poi Biancolino, due giocatori che avevano dato tanto l’anno precedente. Io non lo discuto come allenatore ma dico solo che in quel periodo Zeman non era amato per la storia sul calcio malato e noi, tutti, ne pagammo le conseguenze. Ricordo che contro il Messina al Partenio, tutti sapete come andò a finire, Zeman venne negli spogliatoi e ci fece capire che quella gara non l’avremmo mai vinta”. Cosa hai in comune con il popolo avellinese? “L’orgoglio e la determinazione. Gli irpini sono incredibili, hanno un senso di appartenenza molto forte ed io mi ci rivedo in loro. Non ho mai accettato i compromessi ed ho sempre combatutto in campo per il bene della mia squadra. Di questo ne vado oltremodo fiero caro Michele. E’ un piacere risentirci, mio padre non perdeva una sola puntata della trasmissione con te e Cacciatore con il vostro indimenticabile duetto tra Napoli ed Avellino”. Parliamo delle tue soddisfazioni, un’altra per i nostri lettori. “Avere la fascia di capitano da Zeman. Un grande allenatore ma uno, forse il primo, delle persone più pulite del calcio italiano. Uno che ha sempre combatto e pagato sulla sua pelle ogni forma di illecito. Per me è stato un onore essere stao un suo giocatore”. Torniamo ai momenti più belli della tua carriera con l’Avellino. Elencane altri. “Ricordo la gara contro il Palermo alla Favorita. Feci un intervento miracoloso su Luca Toni ed un altro su Jedà sull’uno ad uno. Grande soddisfazione. Ricordo di aver guadagnato un titolone dal grande Alfredo Pedullà in occasione della gara contro il Bari quando feci una paratona all’incrocio dei pali su conclusione di Santoruvo”. Mimmo ma non è stato diciamo tutte rose e fiori, raccontami dei tuoi, se ci sono stati, clamorosi flop. “Ci sono stati. Chiunque in carriera ha avuto i suoi momenti no. Ricordo a Martina, costo la panchina a mister Cuccureddu. Perdemmo uno a zero, un campo in erba sintetica. Una palla che considevaro mia, ero pronto per rinviarla ma mi scivolò, goffamente, tra i piedi e terminò la sua corsa in rete. Un’altra ‘papera’ la feci anche ad Arezzo. Insomma non mi posso lamentare”. Vabbè ma se volessimo elencare tutti gli interventi miracolosi faremmo notte. Il giocatore più forte che hai affrontato? “Igor Protti e Luca Toni su tutti”. Domenico Cecere non puoi non apprezzarlo. Schietto, sincero e soprattutto molto disponibile. Allora, siamo in chiusura. Un tuo ultimo pensiero. “Un saluto caloroso ai tanti supporters biancoverdi sparsi per tutto il mondo. Io da Messina faccio il tifo per i Lupi e spero di poter vedere presto l’Avellino in massima serie”. Basta cosi? Può andare. Altro giro, altra corsa. Il treno dei ricordi non fa soste. Venghino siori e siori, avanti c’è posto. Non perdeteci di vista, potreste pentirvene.

About Michele Pisani 2952 Articoli
Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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