22 Ottobre 2024
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Gli ex del calcio: Antonio Bongiorni, detto bombardino

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Intervista di Michele Pisani @riproduzione riservata


Altro giro, altra corsa. Ennesimo contatto. L’Amarcord non accusa soste. La sete di conoscenza dei giovani tifosi va alimentata dai ricordi di un glorioso passato. Lo sport più popolare al mondo è fatto da campioni in campo e da tifosi sugli spalti. Un connubio perfetto. Imprescindibile. Abbiamo scelto un periodo in particolare in quanto a breve ci sarà il libro, il secondo, di Felice D’Aliasi  sui i magnifici ragazzi del 1972. A Gennaio torneranno ad Avellino, per la presentazione dell’ultimo lavoro di D’Aliasi alcuni indimenticati calciatori di quella storica promozione. Correva l’anno 1972, uno delle stagioni più importanti della storia dell’Avellino calcio. L’indimenticato testa a testa tra Lupi e salentini. Antonio Bongiorni, detto bombardino, partecipò con i suoi gol alla vittoria del campionato. Sappiamo bene che i più anziani ricordano le sue gesta ma quelli più giovani impareranno ad amarlo e non solo per il suo contributo. L’intervista è di quelle che resteranno per sempre nei cuori di chi lo ha visto giocare ma anche di tutti coloro che apprezzeranno le sue belle parole. Ancora una volta un ringraziamento al “Professore”, l’amico Piero Fraccapani che ci ha messo in contatto con l’ex attaccante biancoverde. Felice come una pasqua, siamo in tema con il periodo, Antonio Bongiorni ha subito trasmesso la sensazione che la sua esperienza con i Lupi resta scolpita nella sua memoria. Sotto con le domande, il nostro interlocutore non aspetta altro. Chi le comunicò il passaggio dalla Reggina all’Avellino? “Fu il mister Tony Giammarinaro. Con lui avevo giocato nell’Anconitana qualche anno prima. In realtà io avevo delle riserve in quanto giocavo in serie B e non volevo scendere di categoria. Il Mister insistette tanto che alla fine mi convinse a venire ad Avellino e con il senno di ti dico che fu una scelta azzeccata. Lo dico e senza timori, è stata, della mia carriera, l’esperienza più importante in assoluto. Un ricordo bellissimo che porterò sempre con me”. Ricorda i suoi sette gol?  “Uno per uno. In casa con il Chieti, terminò con un pareggio e fu l’unico in quanto raggiungemmo la storica cifra di diciotto gare vinte. Credo si tratti ancora del miglior score nei campionati a due punti. Altri due li feci all’Acireale, uno al Barletta, uno al Frosinone, poi Juve Stabia e Turris. Ricordo che mi procurai ben undici rigori in quella stagione. Insomma e per farla breve non male a dire la verità”. Perché andò via a Novembre dell’anno successivo? “Arrivarono nuovi giocatori e c’era meno spazio. Gianmarinaro fu corretto con me quando me lo disse. Decisi di andare via per lasciare un buon ricordo. Fu la scelta giusta”. Cosa ricorda di quell’esperienza? “Di positivo i tifosi, semplicemente fantastici. Una città intera che amava la propria squadra. Dovunque ti giravi li trovavi. Sempre calorosi e disponibili. Ti proteggevano da tutto e tutti. Non sempre ci sono persone del genere ed anche per questo Avellino mi è rimasta nel cuore. Io sono uno che lavora sempre nell’abito calcistico e quando mi capita di ritornare da voi lo faccio con vero piacere. Di negativo c’è stato  il colera a Napoli. Mi colpii molto il fatto che  una città  bellissima fosse messa in ginocchio in quel modo. Mi rimase dentro quella cosa, mi colpii il cuore. Io sono molto sensibile e ricordo che volevo fare qualcosa per quella gente”. Chi ricorda dei suoi colleghi? “Fraccapani e Pantani: dormivamo nella stessa camera. Poi Piaser, Codraro al quale ho fatto il testimone di anello. Mi piange il cuore sapere che non sono più tra noi Miniussi e Caocci. Persone eccezionali”. Com’era il presidente Sibilia? Un vero personaggio. Fu traumatico il mio arrivo ad Avellino. All’aeroporto venne lui a prendermi. Aveva un carattere particolare che ai più sembrava burbero. In realtà aveva un grande cuore. Guai a chi ci toccava, un padre per tutti. Ha sempre avuto stima di me ed anche in altre occasioni, dopo che sono andato via, ci siamo sempre salutati con affetto. Resta uno dei migliori presidenti dell’Avellino ma anche di tutto il calcio italiano”. Segue le vicende dell’Avellino? “Si. Spero che torni in B se lo meritano i tanti tifosi”.  Se la società le chiedesse di collaborare nella ricerca di giovani talenti? “Non posso che ringraziare ma solo legato all’Atalanta da trent’anni. Non potrei ma ne sarei lusingato”. Cosa sa della legge del partenio? “Ricordo che contro il Lecce c’erano trentamila persone. A distanza di quarant’anni non so ancora come fecero ad entrare tutti. Il Partenio era qualcosa di indescrivibile, pensa che dagli spogliatoi partivamo in vantaggio ossia vincevamo uno a zero prima di cominciare ogni gara. Un campo magico”. Sentivo parlare di soprannomi curiosi, se li ricorda? “Il mio era “bombarbino. Ricordo contro la Reggina che calciai di collo pieno sotto la traversa. Un grande gol e dagli spalti il pubblico iniziò a dire…mamma mia che bombardino che abbiamo e cosi…Fraccapani era il “Professore”, A Nobili glielo misi io visto che aveva le gambe robuste lo chiamammo “Quintalino”. Piccinini era il “Killer”, Piaser il “Bulldog” ed il povero Miniussi era lo smilzo. Un uomo alto due metri”. Siamo in chiusura. “Ti posso chiedera una cosa? “. Ma certo. “Mi farebbe piacere avere una copia dell’intervista. Sarebbe un piacere tornare ad Avellino”. Questo è Antonio Bongiorni, prima un calciatore poi un talent scout bravissimo ma soprattutto un uomo che ha amato ed ama Avellino. Come si potrà mai dimenticare “bombardino”? Altro giro, altra corsa. Ennesimo contatto. Non perdeteci di vista, potreste pentirvene.


About Michele Pisani 2952 Articoli
Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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