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Servizio di Maurizio Longhi @riproduzione riservata
Il Napoli ha sbancato la Genova rossoblu e mantiene la leadership in classifica. Si sapeva che non sarebbe stata una trasferta facile, anche perché Sarri, in due anni, era sempre stato bloccato sul pari in casa del Grifone. Il tabù è stato sfatato e gli azzurri possono vantare l’invidiabile score di nove vittorie e un pari nelle prime dieci giornate di campionato. La vittoria nel turno infrasettimanale è stata meritata, su questo non ci piove, ma la squadra continua ad essere soggetta ai soliti black out, difetto su cui si pensava di aver lavorato così tanto da poterlo considerare annullato o quantomeno gestibile. Invece no, si è registrato un evidente passo indietro in questo senso, specialmente dopo aver lasciato la porta inviolata nelle ultime tre partite di campionato, le ultime due contro squadre d’alta classifica come Roma e Inter. Aver subire due gol da una squadra come il Genoa deve far riflettere ma, se il primo, quello di Taarabt, ha colto tutti un po’ di sorpresa, anche per la sua pregevole fattura in termini di tecnica e precisione, il 2-3 di Izzo, ad un quarto d’ora dalla fine più recupero, ha riaperto una gara che sembrava non avere più storia.
I ritmi erano notevolmente calati, nonostante il doppio vantaggio, si giocava solo nella metà campa genoana, a certificazione di un predominio totale e indiscutibile, aver consentito ad Izzo di riaprire la partita, ha impedito anche ad alcuni elementi di tirare il fiato. La grande squadra è quella che, in partite simili, ha la capacità di far riposare chi ha più minuti nelle gambe, invece, si è sofferto fino all’ultimo rischiando addirittura il pari con un Genoa tutto proteso alla fase offensiva. Del resto, riaprire una partita su cui ormai scorrevano i titoli di coda, non fa che incentivare l’avversaria che pareva tramortita. Nonostante la leggerezza dei due gol subiti e della sofferenza finale, dopo l’iniziale vantaggio rossoblu dopo quattro minuti di gioco, il Napoli ha reagito alla grande, trascinato da un Mertens per niente stanco, anzi, più carico che mai. Una gemma la punizione del pareggio, qualcosa da stropicciarsi gli occhi il controllo e la conclusione con cui ha firmato il sorpasso a due passi da Perin. Roba di maradoniana memoria, lungi da noi voler scomodare gli dei del calcio, ma Mertens sta confezionando perle degne dei migliori campioni.
Era rimasto a secco per tre partite ma ha saputo rispondere da par suo, segnando due gol e mezzo, perché il terzo non gli è stato attribuito per la deviazione di Zukanovic. A lui avrebbe fatto piacere portare il pallone a casa, l’ennesimo, ma restano le due perle di rara bellezza perché, il Ciro fiammingo, non si limita a segnare, preferisce anche incantare. È stato lui l’eroe della vittoria del Napoli al Marassi, i cambi effettuati da Sarri ad inizio partita hanno riguardato il pacchetto arretrato, con Chiriches in luogo di Albiol, e la mediana, con Diawara, prestazione da applausi, in cabina di regia e Zielinski al posto di Allan, schierato ancora una volta nel terzetto insieme ad Hamsik. Proprio sul capitano è il caso di spendere qualche parolina in più, perché da lui ci si aspetta un apporto maggiore, non è il solito, quello che ci aveva abituato ad inserimenti mortiferi e numeri illuminanti quanto geniali, non riesce a prendere iniziativa e risulta troppo impreciso. Si spera che possa ritornare presto quello di un anno fa, perché il Napoli ha bisogno anche di lui, del suo capitano, soprattutto per mantenere la vetta e coltivare il sogno di tenere a distanza le inseguitrici, che non perdono un colpo. Sta al Napoli dimostrare la maturità di una vera capolista.
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