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Il giorno dopo. Il Milan si risveglia dopo un turno infrasettimanale che gli sorride, la vittoria col Chievo schiude un accenno di sole sul volto. Che sia possibile dividere la cronistoria della stagione rossonera in avanti-Chievo e post-Chievo? Chissà. Di certo, si può tracciare una linea tra il senza-Bonucci e il con-Bonucci. Ed è una linea che, pur tenendo conto della serata non felicissima del Chievo, ha già tracciato un solco. Piccolo, ma pesante.
La squalifica del capitano (e l’uscita dal campo di Biglia e Suso) ha promosso in grado Romagnoli, che è stato uno dei migliori in campo, proprio nel ruolo cucito addosso a Bonucci. Il centrale mancino classe ’95 non si è fatto intimidire dalla responsabilità ed ha trascinato la linea a tre con sicurezza e personalità. A beneficiarne è stato anche il compagno Rodriguez, che ha dovuto rinunciare alle scorribande sulla sinistra, ma ha messo in mostra solidità difensiva e intraprendenza. Qualche patema in più per Musacchio, che è apparso il meno in palla dei tre. L’unica rete del Chievo è arrivata da un retropassaggio folle e molle di Kessiè, in una gara tra continui alti e bassi. Talvolta schiacciasassi, talvolta liceale brufoloso, l’ivoriano non ha ancora continuità di rendimento, anche nell’arco di una stessa partita.
Peggio ha fatto Lucas Biglia, capitano designato di serata e depositario delle chiavi del centrocampo rossonero. L’argentino non smette di sonnecchiare all’improvviso, deambulare con poca decisione e incidere come un qualsiasi Van Ginkel. Tutti lo cercano, tutti lo vogliono, ma regala due colossali ripartenze al Chievo che potevano far male. E’ proprio qui il cardine della vicenda: i capisaldi del mercato estivo non stanno rendendo all’altezza delle aspettative. Se Bonucci quanto Biglia non hanno ancora ingranato quel cambio di marcia vitale per Montella, diventano di vitale importanza i Borini e i Montolivo. Rimpiazzi d’estate che tornano in voga, come un tormentone stagionale dimenticato. L’ex Liverpool, in particolare, continua a fornire prestazioni di grande quantità, equilibri veri e non presunti. Lo stesso Riccardo, ormai depennato dai papabili alla fascia, in punta di piedi appare più a suo agio degli altri nella mediana milanista.
Serve qualità. E’ vero, è innegabile e Suso l’ha ribadito con una prestazione finalmente maestosa. Riportato sulla banda laterale, l’ha incendiata come solo lui sa fare. Gol, assist all’autogol di Cesar, ricovero con emicranie per Tomovic e ciliegina per la marcatura di Kalinic. Il sinistro andaluso incanta e colpisce, manda in bambola l’intero Chievo e scombussola i piani di Maran. Questo Milan non può prescindere da lui, ma solo nella sua posizione. Ci si aspetta qualità anche da Calhanoglu, che ha già dimostrato di averne i mezzi, ma che fatica a dargli sostanza in gare cruciali. Anche ieri chiaroscuri a fasi alterne (più scuri) per il turco, che ha provato ad affilare la sua mezzaluna dalla distanza, con scarsi risultati. Meglio ha fatto in ripartenza, con la rete mancina che l’ha fatto finalmente sorridere.
Difficile dire se i mattoncini delle piccole certezze maturate al Bentegodi possano far da muro ad una Juve in cerca di riscatto. Le dieci reti messe a segno dai bianconeri nelle ultime due gare con Udinese e Spal fanno temere non poco, soprattutto per le bocche di fuoco che la Vecchia Signora può permettersi. Arginare Dybala, Douglas Costa, Bernardeschi ed un quasi ritrovato Higuain potrebbe essere quanto meno difficile. Di sicuro, servirà coraggio. Anche di chi finora non ne ha mostrato. Perchè la retroguardia di Allegri ha messo in luce qualche crepa e perchè la convalescenza non sembra ancora del tutto smaltita. Ancor di più, perchè, da Milan-Juventus di sabato, potrebbero passare le speranze Champions e le fondamenta per la rinascita rossonera. Ora o mai più.
Servizio di Valerio Lauri ©riproduzione riservata
Twitter: @Val_CohenLauri
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