22 Ottobre 2024
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Pogbaino

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A volte, guardandola dal basso, uno può pensare che sia falsa la Juventus, non il campionato. Falsa rispetto all’idea che dovremmo avere di lei e di cui lei dovrebbe essere gelosa, orgogliosa. Lo scrivo dopo che ha battuto il Lecce alla «solita» maniera, segnando e rischiando. Certo, ha sofferto anche (e soprattutto) per il palo di Danilo, le occasioni di Miretti, il contropiede divorato da un ingordo Chiesa, lo scavetto terminale di Vlahovic. Ma pure la squadra di Baroni ha avuto le sue: una di Ceesay, in particolare, smorzata dai pugni di Szczesny.

Meglio a Bologna, Madama. Allegri ha mescolato le carte in vista della Dea e del Siviglia, e ricavato – udite udite – un gol da Peredes (su punizione) e uno da Vlahovic (di volée mancina, bello). L’argentino, il serbo: un oggetto misterioso e un bagaglio smarrito. I salentini erano rientrati in partita grazie a un mani-comio di Danilo e al rigore di Ceesay. Inutile tornare sul calendario che spinge, pressa, sballotta, in campo e fuori. E’ ormai difficile che Madama, messa com’è e allenata com’è, possa dominare. Non ci è riuscita con il Lecce, figuriamoci con le altre. Certo, ha piedi – penso a Di Maria – che possono inventare; ed ebbene sì, il Pogba sbirciato nella spazzatura del match, tutto suole e tocchi lesti, sembrava un riflesso dell’antica grandeur.

Vi dirò. Nel muro alzato dal 70’ in poi, ho colto in Bonucci gli speroni catartici di una volta; le stimmate di un anticipo sull’Higuain napoletano, ecco. Bonucci, 36 anni, il battitore libero. Scritto che, dopo i gol, Paredes e Vlahovic sono tornati le statuine del presepe di questo avventurato scorcio, non resta che ribadire il concetto fondante: i giovani al «potere» ci rendono tutti sessantottini, ma costano. Voce dal loggione: ci vorrebbe un maestro. E bravi i loggionisti. Lo so, lo sanno, ma qualcuno piace a Calvo. O era «a qualcuno piace Calvo»?

ROBERTO BECCANTINI

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Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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