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Servizio di Maurizio Longhi @riproduzione riservata
Un Napoli sontuoso nel doppio scontro contro il Nizza si è aggiudicato l’accesso alla fase a gironi di Champions League. Un Napoli straordinario, già in perfetta forma in quasi tutti i suoi interpreti, capace di sfoderare due prestazioni di altissimo livello che hanno disorientato per non dire imbarazzato la buona compagine francese, apparsa quasi dilettantesca di fronte allo strapotere degli uomini di Sarri. Ma è stata anche la vittoria della mentalità oltre che del bel gioco, sul quale si sprecano gli apprezzamenti e gli applausi, già dall’esultanza di Mertens dopo il primo gol al San Paolo si era capito che la squadra voleva a tutti i costi guadagnare la qualificazione. Ciro, come è stato ribattezzato il folletto belga, anziché sfogare tutta la tensione dopo il gol, ha preferito frenarsi e predicare calma con entrambe le mani, coinvolgendo quasi tutto lo stadio, come a dire: non è arrivato ancora il tempo di esultare. Eh già, quello era il momento per continuare la corsa verso la qualificazione, mai così fortemente voluta, che differenza rispetto alla doppia sfida di tre anni fa contro l’Athletic Bilbao, capace di venire a dettare legge a Fuorigrotta.
Stavolta la musica è stata completamente diversa, nessuna stonatura, solo melodia pura. Il Napoli è sceso in campo con la consapevolezza di potercela fare e ce l’ha fatta suscitando gli “oh” di meraviglia di tutto il popolo nizzardo, dalla dirigenza alla tifoseria, anche i tabloid francesi hanno esaltato la bellezza di un Napoli per il quale c’è chi preconizza addirittura un lungo cammino nella prestigiosa competizione. Eh sì, perché il Napoli visto all’opera in queste tre uscite, sembra in grado di lottare per il vertice del campionato configurandosi come la più accreditata anti-Juve, ma anche di potersela giocare alla pari con tutti i top club europei. Gli azzurri hanno battuto il Nizza con un 2-0 all’andata e uno 0-2 all’Allianz Riviera, eppure tutti sono concordi nel dire che entrambe le partite potevano concludersi con vittorie ancora più larghe. Rispetto ad un anno fa sembra migliorata di gran lunga anche la fase difensiva, con ottimi raddoppi, marcature, diagonali, coperture da altri reparti, le uniche perplessità sono figlie degli ultimi dieci minuti di Verona, dove si è rischiato in più occasioni di riaprire una contesa già ampiamente archiviata.
Dopo appena tre partite ufficiali non si possono tirare le somme ma i primi dati sono abbastanza confortanti: sette gol segnati e uno subito (su un dubbio rigore), con marcatori sempre diversi, da Mertens a Milik, da Callejon a Insigne fino a Jorginho e Ghoulam. Forse non ci si aspettava una partenza così sprint, merito della preparazione sarriana, se proprio vogliamo trovare dei difetti a questa squadra va rimarcata la poca cattiveria sotto porta, si segna tanto ma poco in rapporto all’immensa produzione offensiva, e poi, come testimoniato dall’ultima parte della sfida del Bentegodi, si è ancora soggetti a black out improvvisi quanto insidiosi. Per il resto, la squadra gioca a memoria, davvero sembra un videogame, fa arricreare diremmo nel nostro dialetto, anche se non si è fatto ancora nulla, non ci si può sbilanciare troppo dopo aver piegato la terza forza dell’ultimo campionato francese (di gran lunga inferiore a quello italiano, tedesco, spagnolo e inglese) e una neopromossa a cui mancano ancora gli equilibri. Come ha detto Sarri in conferenza stampa, dopo i legittimi complimenti, ora testa all’Atalanta, c’è un campionato in cui non si può steccare, stante anche la nutrita concorrenza, e una prossima avversaria cui bisogna rendere pan per focaccia dopo i due ko dello scorso anno.
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