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Intervista di Michele Pisani @riproduzione riservata
Caccia senza sosta. Ci tocca lavorare due settimane di seguito. No problem. Il magnifico DiRettore ci pagherà l’extra. A cosa servono i soldi ? “Il denaro non può comprare degli amici, ma può procurarti una classe migliore di nemici.” Siamo d’accordo con Spike Milligan. Avanti un altro. Altro giro, altra corsa. L’ennesimo ex biancoverde. Tocca a Pasquale Minuti, Classe millenovecentosessantacinque. Nato a San Benedetto Del Tronto, un metro e sessantanove centimetri per sessantacinque chilogrammi. Ruolo attaccante, ha indossato le maglie di Sambenedettese, Lucchese, Siena, Lanciano, Fano, Licata, Giulianovo, Ascoli, Pisa ed ovviamente l’Avellino. Con i lupi una sola stagione nel 1994-95, quella della promozione in serie cadetta dopo gli spareggi di Pescara contro il Gualdo Tadino di Walter Alfredo Novellino. Ventitré presenze e ben otto reti. Partiamo dall’inizio o se preferite dalla fine. Pasquale Minuti si diverte ad allenare una squadra di prima categoria, vinto il campionato. Ennesima soddisfazione. Appese le scarpe al proverbiale chiodo l’ex puntero biancoverde non ha dimenticato l’esperienza, seppure breve, con la casacca biancoverde. “Abbiamo vinto un campionato, una grande soddisfazione. Come potrei dimenticare una stagione esaltante, trascorsa con un gruppo fantastico”.
Come inizio non è male, non credete ? Ci racconti cosa pensasti quando ti fu detto che saresti andato a giocare ad Avellino ? “Quell’anno ero in vacanza ad Ischia. Me lo comunicò l’avvocato Nucifora che aveva parlato con il commendatore Sibilia”. E tu ? “Non ho avuto un attimo di esitazione. Fui felice, Avellino era e resta una piazza importante. Sapevo che in C1 era solo di passaggio. Giocare al Partenio è un po’ il sogno di tanti giocatori. Accettai con entusiasmo.” Sapevi come sarebbe andata ? “Certo. Nucifora allestiva squadre per vincere e capii che ad Avellino avremmo lottato per la promozione”. Alla fine è andata bene. “In effetti potevamo vincerlo direttamente ma come tutti sapete ci arrivammo attraverso lo spareggio contro il Gualdo Tadino”. C’è stato un momento in cui hai pensato che non ce l’avreste fatta ? “No. eravamo consapevoli della nostra forza. Vincemmo a Reggio Calabria per due a zero e segnammo io e Totò Fresta ma al ritorno, al Partenio, perdemmo. Segnò Aglietti, con una vittoria li avremmo scavalcati in classifica ma non ci riuscimmo. Una brutta batosta sotto l’aspetto psicologico. tentammo di arrivare primi lo stesso non ci riuscimmo ma alla fine ci arrivammo lo stesso”. La finale play off, quanta sofferenza. “Eravamo consapevoli di essere più forti, un gruppo omogeneo. Meritavamo la promozione, la nostra era una squadra completa in ogni reparto. Avevamo un attacco da categoria superiore, pensa che non li aveva nessuno gente come Marino, Esposito Provitali io e Fresta. In effetti soffrimmo contro il Gualdo ma alla fine riuscimmo a guadagnarci la promozione in quella che reputo una grande stagione”. Il Gualdo aveva Di Napoli. “Si ma era solo, noi eravamo cinque attaccanti e ti ripeto un lusso per quella categoria”. Hai parlato della squadra, grandi atleti, ne ricordi qualcuno ? “Certo. Dal portiere Landuci che adesso è il secondo di Allegri al Milan. I due Carannante, Antonio e Roberto. Bocchino, Fornaciari e Nocera. Fonte Lupo, Fioretti, Marasco, Provitali, Esposito e Fresta. Un gruppo di qualità ? “Lorieri aveva giocato in massima serie i due Carannante erano scuola Napoli, Marasco ed Esposito hanno giocato in seguito ad alti livelli. Non voglio fare torto a nessuno e dico che tutti erano bravi”. E Sibilia ? “Era un tipo tosto”. Il rapporto con il pubblico ? “Eccezionale. Una tifoseria davvero unica. Un sostegno continuo. Credo che Avellino sia una delle piazze più calde d’Italia. Gente competente e passionale, come poche”. Ti ricordi la tua prma partita con l’Avellino ? “Esordio a Sora. Vincemmo tre a zero ed io feci una doppietta”. I Gol, te li ricordi tutti ? “Ci provo. Due gol al Sora, poi contro la Lodigiani a Siracusa, uno alla Reggina, adesso gli altri non me li ricordo”. Non è un problema anche perché sono passati circa vent’anni. La finale tutti ce l’abbiamo bene in mente, l’ultimo rigore calciato da Roberto Carannante, il cuore in gola e poi l’esplosione di gioia”. Hai mai giocato da ex al Partenio ? “No, non mi è mai capitato anche se mi capitò una volta di andare a Fermo a vedere la partita. I locali giocavano contro l’Avellino. Fui riconosciuto dai tifosi che mi tributarono un lungo applauso. Sono cose che ti fanno enormemente piacere, vuol dire che non si sono dimenticati di me e che in quell’anno ho fatto bene”. Segui l’Avellino ? “Certo. E’ chiaro che fatto il tifo per il Lupi. E’ stato un anno importante per la mia carriera, ho lasciato un sacco di amici e spero di poter riabbracciare presto”. Anche Pasquale Minuti apre il suo cuore. I ricordi sono forti, lui serba ancora un grande affetto per l’ambiente e per la città di Avellino. Bravo ragazzo, semplice e disponibile. Altro giro, altra corsa. Il treno dei ricordi ha fatto una sosta a San Benedetto del Tronto. si riparte per l’ennesima avventura. Avanti il prossimo. Non perdeteci di vista, potreste pentirvene. Il vero amarcord è solo su ultrà avellino e giusto per ircordarlo lo diciamo a chiari lettere: “A ro vo i ne Marco cu sto giornale senza l’amarcord”.

Giornalista sportivo, iscritto all’albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.
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