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Intervista di Michele Pisani
“Marco se n’è andato e non ritorna più, il treno delle sette e trenta senza lui è un cuore di metallo senza l’anima nel freddo del mattino grigio di città”. La ricordate ? Il primo successo di Laura Pausini. La cantante italiana è una coetanea del nostro Marco. Li divide un solo anno. Laura è di Faenza, il nostro Marco è il classico romano de Roma. Come tutti i capitolini è un personaggio vero, schietto e le cose non le manda a dire. Di chi parliamo ? Facile, fin troppo. Questa volta la rubrica amarcord non è andata più di tanto indietro nel tempo. Potremmo dire, c’è sempre una prima volta, che il nostro interlocutore di turno è a tutti gli effetti un calciatore in attività. “Sono come suol dirsi in attesa di sistemazione. Dopo aver giocato a Caserta per un mese, non ho trovato squadra. Capita anche questo.” Marco Capparella, classe 75, è un calciatore ancora valido e lui stesso ci tiene a precisarlo. “Devi sapere che sto bene fisicamente, mi sento ancora di giocare almeno per un paio d’anni”. Non sei più giovanissimo. “ A Michè ma che stai a di ? io non voglio smettere. Pensa che in Lega Pro 2, ho fatto quattordici gol Tra Pescina e Juve Stabia, poi sono andato a Caserta ma li non ho attecchito. Ho ancora tanta volgia di correre appresso ad un pallone”. Su questa cosa ci torneremo, per adesso ci portiamo sull’esperienza in Irpinia. Marco se n’è andato ma non è detto. I ricordi dei tanti tifosi dell’Avellino sono in gran parte alla partita con l’Atalanta. Rigore per la compagine allenata da Zeman. Sul dischetto si porta proprio Marco Capparella. Carmine Gautieri ha la “brillante” idea di cancellare il cerchio del dischetto. Si perdono minuti preziosi, si ridisegna il cerchio con il gesso e Capparella si raffredda, gergo tecnico, va sulla palla e calcia il rigore. La sfera esce di poco sulla traversa. “Lo ricordi bene a quanto pare. Che peccato. Eravamo sul pari, uno ad uno. Un rigore che ci avrebbe consentito di vincere la gara in quanto eravamo proprio allo scadere. Ancora desso ci penso e ti dico che con quella vittoria il nostro campionato avrebbe avuto una svolta diversa. E’ chiaro che parlare con il senno di poi non fa cambiare le cose ma fummo penalizzati”. Sei stato due stagioni con i lupi, esperienza tutto sommato positiva o sbaglio? “Positiva è poco. Ad Avellino ho trascorso gli anni più importanti della mia carriera e serbo un ricordo indelebile. Siete unici, il tifo bianco verde non è inferiore nemmeno a quello dei grossi club”. Anche su questo aspetto ci torneremo. Andiamo avanti. Parliamo di Zeman, un allenatore che ha il suo fascino. “Guarda nella mia carriera ho avuto molti allenatori e posso dire senza dubbio alcuno che Zeman, Giampaolo e Mazzone sono stati quelli che ricordo con maggiore affetto”. Raccontaci, a distanza di anni, come mai retrocedeste ? “Partimmo male, impiegammo tempo prezioso a capire gli schedi del mister. Un girone di andata povero di punti, al ritorno ci mettemmo in discussione ma fu troppo tardi. Non mi fa piacere ricordare, qualcosa non funzionò a dovere e non parlo solo del nostro campionato. Segnai ben undici gol e collezionai un numero impressionante di legni. Ben dieci. Con un po’ più di fortuna…” Ricordi i tuoi colleghi di quei due anni ? “Come potrei dimenticarli. Cinelli, Cecere, Puleo, Morfù, Vastola, Biancolino e Molino. Su quest’ultimo dico che prima di conoscerlo mi era anche antipatico. Adesso è un mio amico fraterno e ci sentiamo spesso. Guai a fidarsi della prima sensazione. Non lo fare mai. Spesso si sbaglia”. Ad Avellino sei tornato da avversario, lo ricordi ? “Come no. Giocai con il Napoli”. Ricordi anche i fischi ? “Non erano certo pochi. Vedi, se ti fischiano quando giochi da avversario vuol dire che non ti hanno dimenticato e questo in fondo fa piacere”. I giocatori che hanno indossato la casacca dell’Avellino sono sempre nei cuori dei tifosi, lo sapevi ? “Ti dico una cosa. Avellino è una meta ambita da tutti, giocare con la maglia bianco verde è una sensazione indescrivibile. Ne parliamo ed io sento già nostalgia di quel periodo. Poi aggiungo anche un particolare. Io venivo dal Sora e incontrai non solo dei bravi calciatori ma degli uomini veri. Nel calcio trovare i primi è facile ma con i secondi non sempre si riesce. Ragazzi eccezionali, attaccati alla maglia e legati alla città. Sono passati alcuni anni ma il fatto che li senta spesso e parlo di tutti, ti fa capire quanto sia stato bene con voi”. Marco se n’è andato e non ritorna più ? “Che vuoi che ti dica, non capisco”. Bene, ci riproveremo in seguito. Hai visto che il tuo Avellino è in lotta per un posto in Lega Pro, Prima Divisione ? “Certo, io seguo i lupi. Sono legatissimo alla città ed alla squadra”. Ad essere sinceri Marco si è dimostrato subito disponibile per l’intervista, mostrando un malcelato affetto i colori bianco e verde. La chiacchierata volge al termine ed io ti ripeto: Marco se n’è andato e non ritorna più, cosa mi dici? “ Mi stai dicendo che potrei anche tornare ad Avellino ?” Perché no. Qui ti vogliono bene in tanti, uno come te non si trovafacilmente. “Con L’Avellino c’è Millesi, abbiamo giocato assieme e poi c’è mister Vullo, con lui ho vinto un campionato”. E quindi ? “Magari potessi rigiocare ancora con i lupi”. Verresti ad Avellino? “di corsa, magari anche a piedi. L’ho già detto e lo ripeto. Avellino è una meta abita da tutti i calciatori”. Caro Marco, “Amarcord” ha colpito ancora. Sei tra i grandi che hanno indossato la maglia dei lupi, io ti ringrazio per la tua disponibilità. “Michele mi ha fatto piacere, sapere che mi volete ancora bene mi riempie di gioia ma del resto non avevo dubbi. Ti chiedo solo di conservarmi una copia di ultrà”. A presto Marco Capparella. Negli occhi abbiamo ancora le tue corse sulla fascia ed i cross per le punte. Avellino non ti dimentica. Non lo farà mai e magari chissà…
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