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Servizio di Stefano Sica e Michele Pisani @riproduzione riservata
Un addio traumatico e, per certi versi, inaspettato. Da lunedì scorso Ernesto Apuzzo non è più il tecnico del San Vito Positano, rimpiazzato da Marco Attanasio (la sua investitura è definitiva) in seguito alla dura sconfitta casalinga col Castel San Giorgio. Il suo esonero ha anticipato di qualche ora anche il benservito al responsabile dell’area tecnica, Luca Vittorini. E proprio il trainer di Pimonte, nel corso di Buonasera Eccellenza, format di FootballWeb in onda su Tv Campane, ha voluto raccontare la sua verità su questa breve esperienza in costiera.
“Mi resta il rammarico di non riuscire a modificare mai questo mio perbenismo – le sue parole -. Una caratteristica che non paga soprattutto in queste categorie. A volte mi scontro a livello comportamentale con alcuni giocatori che inizialmente ritengo essere persone perbene ma che, probabilmente, non sono alla mia portata a livello umano. Fare calcio nei dilettanti è dura. Non pensavo di allenare di nuovo ma mi ero calato con entusiasmo nella realtà di Positano pur convivendo con problemi logistici. Non parlo per la delusione dell’esonero in sè. Dopo 24 ore non mi è neanche pesato non andare a fare allenamento. E questo è brutto. E’ come se mi fossi liberato di 4-5 ragazzi che non voglio incontrare più sulla mia strada. A loro ho dato l’anima. Li ho accolti con amore e affetto e mi hanno ricambiato in una brutta maniera. I dirigenti del San Vito sono persone eccezionali. Quando si perdono tante partite di fila, un allenatore si cambia. A meno che non aspetti 2-3 settimane e cambi quei giocatori che non sono degni di indossare la maglia del Positano, oltre che altre maglie. L’importante è creare un gruppo affiatato che porti questa coesione in campo. Noi abbiamo sofferto questo. In pochi mesi era impossibile creare un gruppo ex novo con tutte queste caratteristiche tecniche e umane. Avevo già alcuni nomi in mente da prendere ma è legittimo che la società non aspetti. Loro vogliono giustamente tirarsi fuori al più presto da questa situazione di classifica. Fossi stato un dirigente, mi sarei autoesonerato. Io purtroppo ci casco sempre: ogni volta penso che dall’altro lato ci siano persone intelligenti, forse perché ho fatto una carriera tra i professionisti. Io faccio felicemente il nonno e questo mi riempie la vita. Ripeto, non avevo preso di nuovo in considerazione l’ipotesi di allenare, tanto che avevo lavorato diversi anni con Sartori al Chievo. Purtroppo nei dilettanti ci si scontra con realtà diverse e persone diverse che ragionano in un modo opposto. Il mio lavoro l’ho improntato sui rapporti umani e, di conseguenza, in queste categorie faccio fatica. Le sfide mi esaltano e volevo togliermi qualche soddisfazione. Ma ora volto pagina, pronto a fare altro“.
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