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E’ stato l’ospite d’eccezione ieri mattina al De Sica per il derby delle due costiere tra San Vito Positano e Sorrento. O meglio, il padrone di casa visto che da tre stagioni è il presidente onorario del club giallorosso. Un impegno assunto con grande generosità in un momento delicato del club, a rischio sopravvivenza. Anche per Alessandro Cecchi Paone, che a fine gara si è intrattenuto a parlare ai microfoni di FootballWeb, il pari tra le due squadre è giusto in considerazione di quanto emerso in campo.
Presidente, al derby della grande bellezza non poteva proprio mancare…
“Proprio no. L’anno scorso sono venuto a Sorrento per la gara di ritorno e adesso sono di nuovo qui. Ho visto una partita splendida, di altissimo livello per la categoria. Noi e il Sorrento ci abbiamo messo il massimo impegno per impreziosire questo appuntamento”.
Per il San Vito è un risultato prestigioso considerata la differenza di valori in campo e di investimenti societari.
“Un complimento che raccolgo e di cui la ringrazio. Non abbiamo avuto una partenza come quella dell’anno scorso e stavamo un po’ arrancando. Ma, facendo una battuta, era come se in campo si replicasse Napoli-Real Madrid. Possiamo essere tutti contenti ed orgogliosi: noi dovevamo dare un segnale e lo abbiamo dato. Il Sorrento, da ottima squadra quale è, si è ripreso e alla fine ha pareggiato. L’occasione per vincere l’abbiamo avuta e dopo la partita ho dovuto consolare Vanacore a lungo. Da presidente del Positano, volevo vincere. Da persona che sa guardare le cose con distacco, dico che è giusto così”.
Come è nato questo lungo battibecco tra le vostre panchine?
“Non è successo nulla di grave. Un calciatore del Sorrento, di cui non faccio il nome, ha avuto anche l’anno scorso un atteggiamento molto provocatorio. Lui ha cercato ancora una volta uno scontro di nervi forse perché ha in sé la voglia di aizzare gli animi. I miei ragazzi possono avere altri difetti ma queste cose non le fanno. Ho chiesto che costui fosse tenuto a freno. La risposta dal Sorrento è stata troppo animata e mi è stato detto di occuparmi solo dei miei giocatori. Si sono alzati un po’ i toni ma, per quanto mi riguarda, è tutto passato. Col direttore Ottobre è finita a strette di mano e pacche sulla spalla. Spero di poterlo fare anche col mister che ho visto ancora provato”.
Come si può riqualificare il “De Sica”?
“C’è più di un’idea. Io sono entrato in società tre anni fa, quando questo club rischiava di sparire dopo quasi 60 anni di vita. Questa comunità mi ha chiesto di intervenire, così come i ragazzi, molti dei quali oltre a giocare lavorano anche con me. Io ho garantito un aiuto perché voglio bene a Positano e vengo qui da quando avevo un anno. C’è ancora una mia foto in bianco e nero al Tritone, sotto un pino che ora non c’è più. Io invece ci sono ancora. C’ho messo tante risorse e tanta passione. Bisogna fare il campo ma ho detto al sindaco che questa priorità deve essere curata principalmente dalla città perché si tratta di un bene che resterà utile anche per i prossimi anni. Chiaramente sono disposto a metterci del mio, anche se questa cosa sta andando avanti troppo lentamente. Questa città ha un diritto specifico dopo aver ritrovato la passione per la propria squadra. L’anno scorso siamo andati ad un passo dalla D, attualmente siamo un po’ dietro ma abbiamo dimostrato di poter competere con una grande squadra come il Sorrento. Bisogna accelerare e, in questo senso, sto premendo sul sindaco perché lo dobbiamo a noi e a chi ospitiamo. Per fortuna Positano è una città ricca che si è potuta permettere persino di abolire una tassa”.
Stefano Sica
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