16 Giugno 2025
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E’ un problema di personalità

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Servizio di Maurizio Longhi @riproduzione riservata


La corsa scudetto sembra ormai arrivata al capolinea, mancano sei partite e sei punti alla Juve difficilmente si recuperano, a maggior ragione con lo scontro diretto a Torino. Il Napoli ha dimostrato anche a Milano di non avere più lo smalto di qualche mese fa, la squadra giocherà anche un grande calcio, ma con la licenza di prendersi qualche pausa per qualche mese, il tempo di perdere tutti gli obiettivi. Giocare bene, non solo non garantisce le vittorie, ma quando lo si fa a fasi alterne, allora si capisce ulteriormente quanto siano radicate alcune etichette. Il Napoli, sia ben chiaro, ha disputato un’ottima stagione, meriterebbe lo scudetto se non ci fosse una Juve sempre più cannibalesca, merito di Sarri e della squadra, anche perché diventa difficile fare bene quando si ha una società inerte e ripiegata su se stessa. A differenza degli altri anni, il tecnico toscano ha anche aggiustato la fase difensiva, la squadra subisce molti meno gol, c’erano tutte le condizioni per vincere il terzo tricolore ma questa Juve non ne vuole sapere di rallentare e viaggia verso il settimo scudetto consecutivo.

È probabile che le amarezze europee rendano i bianconeri ancora più famelici sul suolo italico, il Napoli ci ha provato, ci proverà ancora, consapevole che anche un secondo posto non è da buttare. Solo che si vorrebbe vedere una squadra più propositiva rispetto a quella del Meazza contro un Milan che, pur privo di mezza difesa titolare, non è che si sia affannato più di tanto nel presidiare la propria area. L’occasione più clamorosa è stata quella di Milik, proprio all’ultimo secondo, lì si è superato Donnarumma, fosse entrata quella palla, dopo la vittoria di una settimana fa giunta sempre ai titoli di coda, sarebbe stato un dolce presagio in vista delle ultime sei partite. Invece, la traversa di Sassuolo, sempre di Milik, e la prodezza di Donnarumma a Milano, ormai fanno pensare in un prematuro pronunciamento anche del destino, una sentenza che attende solo l’ufficialità ma che è già stata emessa da indizi incontrovertibili.

Sta di fatto che il Napoli ha il dovere di vincerle tutte, a partire dalla gara casalinga contro una Udinese in piena crisi che verrà al San Paolo per giocare la partita della vita, e perché non provare il blitz all’Allianz Stadium? La truppa di Allegri è più forte ma nel calcio tutto è possibile, proprio loro l’hanno dimostrato andando a signoreggiare al Bernabeu contro un Real Madrid che, nei due incontri precedenti, aveva mostrato una palese superiorità. Il problema è un altro: per provare a fare la voce grossa in casa di chi è più forte, ci vuole tanto carattere, quello che sembra mancare a questo Napoli. Anche al Meazza è mancato proprio l’agonismo, la brillantezza ci può anche stare che manchi e, di conseguenza, un po’ di lucidità, ma l’ardore no, proprio quello che deve venire fuori nei periodi di flessione. Questo è il dato principale con il quale ci si rende conto che il Napoli non ha ancora la maturità per puntare alla leadership, l’assenza di personalità negli appuntamenti che contano è un pesante handicap. Lo step che manca è proprio questo, per porre rimedio sarebbe opportuno dotarsi di elementi di esperienza, abituati a vincere, quelli di cui abbonda l’organico della Juventus.

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Giornalista pubblicista e' uno dei fondatori di www.footballweb.it

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