22 Ottobre 2024
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Gli ex del calcio: Carlo Osti

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michele pisaniIntervista di Michele Pisani

Una volta era lui a marcare ed anche stretto. Dalle sue parti non si passava, ironia della sorte per alcuni giorni si è sentito al posto sbagliato ma al momento giusto. Dopo più di vent’anni non è cambiato, sempre lo stesso e non ha dimenticato nulla dei suoi anni trascorsi in Irpinia. Carlo Osti lo abbiamo rintracciato, pedinato per ore. Alla fine si è “arreso” ed ha confessato i suoi ricordi, ha parlato dei suoi momenti belli, dei nostri indimenticabili come suoi tifosi. Gli uomini sono cambiati, i giocatori sono cambiati ed il pubblico è cambiato. In peggio od in meglio non lo diciamo, siamo più buoni visto che è Natale. Carlo Osti è sempre lo stesso. Dopo appena pochi minuti ci da l’impressione che tutto sia come ventiquattro anni fa, per lui il tempo non è mai passato. Ci chiede di Sibilia, dei tifosi e di come vanno le cose ad Avellino. Un uomo venuto dal freddo di Vittorio Veneto che riuscì ad integrarsi immediatamente. “Sembrava di stare a casa. Anche da voi come freddo non è che scherziate poi tanto. Chi viene al sud immagina un clima particolarmente caldo, sarà anche cosi ma ad Avellino il freddo la faceva da padrona. Ricordo una battuta del commendatore in tal proposito”. Ce La racconta ? “Perchè no. perdemmo a Pisa per due a zero, il campo era una risaia. Non ci si reggeva in piedi. Tornammo dalla città della torre pendente con il pullman e giungemmo nel capoluogo irpino solo alle tre di mattina, una sfacchinata. Nella stessa giornata facemmo allenamento al Partenio, giunse il commendatore arrabbiatissimo per la brutta prova con i nerazzurri. Mister Veneranda cercò di spiegare il motivo e disse che il campo era al limite della praticabilità e che i ragazzi avevano avuto grossi problemi ad ambientarsi. Il commendatore Sibilia lo guardò e con la sua classica espressione gli disse: A Venerà perché noi dove ci alleniamo in Florida ?”

 

A Venerà perché noi dove ci alleniamo in Florida ?

 

 


Mitico il commendatore resterà sempre il nostro presidente. “Davvero un personaggio eccezionale”. Parliamo del trasferimento in biancoverde. Cosa ricorda? “Per me è stato un momento importante della mia carriera. Venivo dalla Juventus e con i bianconeri giocavo pochissimo. Decisi che era giunto il momento di dare maggiore continuità alla stagione e che solo lasciando Torino avrei potuto giocare di più. Avevo alcune richieste ma scelsi Avellino”. Perché proprio la compagine biancoverde ? “Fu una sensazione a pelle. Alcuni mi sconsigliarono di trasferirmi in Irpinia ma posso dire con tutta franchezza che feci bene, i due anni con voi furono per me in assoluto i momenti più importanti della mia carriera. Sentivo che avrei trovato gli stimoli giusti, mi rimisi in discussione e ebbi le mie soddisfazioni”. Cose le è piaciuto maggiormente nei due anni trascorsi ad Avellino? “Mi sentivo a casa. Ho apprezzato la gente che ha principi sani come dalle mie parti. Il tifo che era calorosissimo, a dir poco stupendo. Amici, ne ha avuti nelle due stagioni passate in biancoverde ? Tanti, tutti. Eravamo un gruppo unito. Una famiglia. Sapevamo di rappresentare con il calcio l’orgoglio del popolo avellinese. Ricordo con commozione quando si doveva giocare con la Juventus. Si mobilitava una intera provincia, era il momento del riscatto sociale di un popolo orgogliosissimo e tenace”. La famosa legge del Partenio la ricorda ? “Certo, come potrei dimenticarla. La carenza tecnica che avevamo al confronto con i grossi club spariva quando scendevamo in campo, una grossa mano ce la davano i tifosi che ci incitavano per tutti i novanta minuti, da brivido”. H aun ricordo di una partita, quella che porta sempre nel cuore ? “Ce ne sono anche se la più importante è quella con il Verona. Vincemmo tre a zero ed io realizzai il primo gol della mia carriera in massima serie, il secondo ed ultimo l’ho fatto a Bergamo con l’Atalanta. Una mia realizzazione e due del mio amico Bergossi. Annichilimmo gli scaligeri. Che soddisfazione”. Carlo Osti come tanti dei suoi colleghi e rimasto nel calcio. Lavora per L’Atalanta, un impegno gravoso che l’indimenticato calciatore avellinese porta a termine con la stessa passione con la quale scendeva in campo con la mitica maglia verde dei lupi irpini. A presto rivederci mitico Osti. Dopo ventiquattro anni ci rincontriamo ma la prossima volta non dovremo aspettare tutto questo tempo, questa è una promessa.

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Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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