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Abbiamo incontrato Giancarlo Sparla, noto stringer italiano. Giancarlo ci ha parlato di come è arrivato a calcare le scene del tennis italiano e mondiale. Lo stringer milanese dispensa utili consigli su come cominciare ad incordare le racchette e magari farla anche diventare una professione. Gli chiediamo anche un parere circa il nuovo format della Coppa Davis e sulle regole Next Gen.
Quando hai scoperto il tennis
“Mi è sempre piaciuto e da bambino giocavo in camera contro il muro con una pallina di spugna e una racchetta di plastica. Non potevo permettermi i vari corsi, ma ricordo che giocavo finte partite impersonando Panatta o Borg o tanti altri. Poi più nulla fino ai 16/17 anni quando ho preso una cotta per una ragazza che giocava a tennis e da lì è cominciato il tutto… Le famose “sliding doors” della vita”.
Quando hai capito poteva diventare un lavoro
“Verso i 25 anni ho passato un periodo negli States e giocando a tennis mi è stato chiesto se volevo dare una mano in campo per un progetto per bambini poveri, credo fosse collegato a quello di Arthur Ashe. Tornato in Italia ho continuato facendo vari percorsi, FIT, PTR, UISP etc etc insegnado per una decina di anni. Dopo sono arrivati il negozio e le incordature. Devo dire che ho vissuto il tennis in tutte le sue sfumature, da spettatore, da giocatore scarso, da commerciante e da incordatore. Credo sia un grosso privilegio perché comunque cerco sempre di capire come può essere vista una situazione e sovente è più facile capire il cliente”.
Sei uno stringer di successo, se volessi diventarlo anch’io cosa devo fare:
“Sicuramente al primo posto ci vuole la Formazione, tanta Formazione. Quando ho iniziato, nel 2005 non esisteva nessuna Associazione e ho imparato tramite una persona che incordava. A pensarci ora un disastro, ma corsi non ce n’erano, e internet era ancora allo stato primitivo…per cui l’unico modo era imparare da chi c’era prima sperando….. Poi per fortuna c’è stato lo sviluppo di più Associazioni anche in Italia e la possibilità di frequentare più corsi. Quindi per me la maniera migliore è fare i corsi seguendo un percorso logico e sostenere dei test perché vedo un sacco di gente che fa un corso (UNO) e poi più nulla pensando di sapere tutto o di trovare tutto online. Per me è sbagliato ma purtroppo vedo che per la maggior parte questa cosa è sufficiente.. Io ogni anno frequento qualche corso, i vari simposi etc etc, mi costa sicuramente, sia come tempo che economicamente, ma dovessi anche imparare un solo dettaglio da un corso intero sarebbe comunque un mattoncino in più. Poi guardare gli altri incordare, fare domande, anche stupide, ma chiedere, ci sono mille dettagli che ogni persona interpreta con piccole differenze ed ognuno ti motiva il perchè. Durante i Tornei in sala incordatura è un continuo scambio di consigli e di soluzioni ad eventuali problemi, adoro lavorare in team perchè trovo che sia il modo migliore per crescere ed imparare. Poi, mettersi in regola fiscalmente perchè se si vuole lavorare seriamente ed essere rispettati dai propri colleghi e ripettare i propri colleghi è un passaggio importante”.
In quali tornei svolgi questo servizio:
“Considerando solo Tornei di un “certo livello” ho iniziato presto ed impreparato al 100.000$ femminile del Country Club Cuneo dal 2005 al 2011, Se ci penso ora a come ho affrontato quel primo 100.000$ mi chiedo ancora come possa esserne uscito vivo…Ho fatto Roma con Babolat nel 2009, poi vari Challenger maschili, Brescia, Torino, Biella (che continuo a fare grazie all’ottima collaborazione con Cosimo Napolitano), Ilkley in Inghilterra con Paul Skipp, poi sono entrato nel Team Wilson di Marco Rossan, che ringrazio per la fiducia, per gli Internazionali di Roma, sono nel Team Babolat del Roland Garros e quest’anno ho esordito nelle quali del Team di Apollo Leasure a WImbledon. Ci sono altri progetti che si stanno sviluppando ma non è così semplice assentarsi per così tanto tempo dal negozio e nonostante alcune possibilità interessanti a volte bisogna dire no. Chiaramente il mio sogno sarebbe, un giorno, di fare tutti i Tornei dello Slam, ma la vedo una cosa molto molto difficile. Entrare in questi Team è veramente difficile, bisogna essere molto molto bravi ma non basta, bisogna anche trovarsi al posto giusto nel momento giusto e da tutto il mondo arrivano richieste di incordatori bravissimi ma i posti sono quello che sono”.
Hai un Tuo staff vuoi parlarci di loro:
Ma sono molto solitario in negozio, anche se chiaramente ho un paio di incordatori che mi danno una mano soprattutto durante le mie assenze. La prima cosa che chiedo a chi vuole lavorare con me è quella di avere comunque una certificazione. So benissimo che ci sono incordatori validi che non hanno fatto nessun corso però per me è un modo di capire la persona che ho di fronte, se è disponibile ed aperta ad imparare oppure se è chiusa nel suo mondo e pensa di sapere tutto solo perché incorda da tempo o se pensa che tutto è dovuto. So di essere molto pignolo e perfezionista (per dirla in buone parole) ma è così, nel bene e nel male. Ho imparato molto da una persona che non cito, è la prima cosa che mi era stata detta su questa persona è stata: “è uno molto generoso, ma solo se capisce quanta passione hai. Se la percepisce ti da tutto, diversamente è chiuso come un riccio”. Ecco io sono un po’ così e da quella persona ho ricevuto e continuo a ricevere veramente molto”.
Nuovo format coppa Davis cosa ne pensi:
Capisco la tradizione, ho 53 anni e ho vissuto partite epiche attaccato alla televisione. Vero che qualcosa andava fatto e chissà che non sia poi così male come da tanti viene detto. Certo che si rompe una tradizione e quando succede i giudizi sono sempre molto severi. Vedremo. Dipende molto dai giocatori e da chi garantirà la presenza.
Regole Next Gen cosa ne pensi:
Sono andato a vedere una giornata della Next Gen. Ho portato con me mio figlio di 13 anni e gli è piaciuta. La musica, il casino, la possibilità di muoversi durante gli scambi, entrare e uscire dal campo non solo durante il cambio campo, Questo forse è il segnale più importante. Io sono di un’altra “era”. Vero che così è più veloce, c’è forse più equilibrio e che quando inizio a vedere una partita probabilmente riuscirò a vederla fino alla fine cosa che ora non sempre è sicura. Anche qui vedremo, tanto comandano le TV e quindi credo che la direzione sarà quella.
Stiamo avendo una grande stagione in campo maschile e non in campo femminile a cosa addebiti questa differenza
“Sono cicli, fino a un paio di anni fa era il femminile a trascinare il movimento e si sapeva che sarebbe finito visto la difficoltà a salire di classifica delle giovani. Fortunatamente il livello medio alto (intendo tra il 100 e il 200) maschile non è niente male e quando qualcuno dei ragazzi infila qualche buona settimana sale subito dentro i 100. Speriamo in qualche impresa come ultimamente riuscito a Fognini, Cecchinato e Berrettini, riesca anche agli altri che veleggiano subito dietro di loro. Quando lavori molto nei Challenger, vivi da vicino la speranza, le difficoltà, la gioia e le delusioni che questi ragazzi vivono settimana dopo settimana sperando di riuscire a fare quello scatto che gli permetterebbe di vivere facilmente di tennis. E in questo momento di ragazzi italiani ce ne sono veramente tanti!! Speriamo”.
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