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Servizio di Valerio Lauri @RIPRODUZIONE RISERVATA
Un, due, tre. Un, due tre. Cambio. L’ormai cadetto Milan, ombra sbiadita del club più titolato al mondo che fu, si presta sempre più al valzer della panchina, lo sport preferito di Zamparini. Con una cena ad Arcore, meno celebre di quelle “famose” dal punto di vista giuridico per il cavaliere, è stato sancito il cambio di partner per l’armata (Brancaleone) rossonera. La società di via Aldo Rossi ha deciso, dunque, di lasciare la compagnia di Sinisa Mihajlovic, per porgere il braccio al debuttante Cristian Brocchi da Milano, soluzione di comodo.
Probabilmente, la decisione di puntare sul “giovane rampollo” di Casa Milan è figlia della necessità economica di risparmiare, visto che il buon Cristian è già a libro paga dei meneghini. Dunque, da domani alle 15, l’ormai ex tecnico della Primavera rossonera, dirigerà il suo primo allenamento e potrà, finalmente, senza aspettare la prossima stagione, nascere il vero Milan di Brocchi.
Giochi di parole stucchevoli e banali a parte, appare sempre più delineato il caos calmo che agita i Navigli, sponda rossonera. Quanto meno discutibile la decisione di esonerare Mihajlovic, a sei giornate dalla fine del campionato e con una finale di Coppa Italia (conquistata dal serbo) ancora da giocare. I risultati nelle ultime giornate sono sì mancati, visti i soli 2 punti conquistati nelle ultime 5 giornate, ma la prestazione di sabato contro la Juve era stata quanto meno positiva. A quanto pare, ciò non è bastato al presidente Berlusconi che, nonostante (pare) gli inviti di Galliani a ripensarci, è rimasto irremovibile sulla decisione.
Sinisa da domani potrà tranquillamente svuotare gli uffici raccogliendo la sua roba negli scatoloni, la targhetta di Brocchi è già pronta ad essere installata. L’ex riserva di Pirlo, Gattuso e Seedorf, o anche di Ambrosini, se proprio vogliamo infierire, avrà l’ingrato compito di far apparire dignitosa una rosa inadeguata a lottare per le posizioni della classifica che contano. Si troverà davanti partite non impossibili, ma pericolose perchè contro squadre in piena lotta salvezza: prima la Samp, poi il Carpi, a seguire il Verona e il Frosinone, penultima a Bologna e, dulcis in fundo, la sfida di San Siro con la Roma. Calendario non da sottovalutare, starà al neo-tecnico saper infondere soprattutto le giuste motivazioni ai suoi ragazzi, perchè la tentazione di mollare, quando ti ritrovi al sesto posto e con speranze pressochè nulle di migliorare il piazzamento, è piuttosto gravosa.
“Argento vivo” (come lo chiamava Pellegatti nelle telecronache) dovrà dimostrare di saper far meglio del suo predecessore Pippo Inzaghi, subentrato a Seedorf al termine della stagione 2014, e schiacciato dal peso di una panchina così ingombrante, alle sue prime esperienze. L’olandese fu chiamato a guidare i rossoneri, sancendo di fatto l’addio al calcio giocato, dopo la debàcle di Allegri col Sassuolo. Proprio quel Max Allegri in orbita di lancio per il quinto scudetto di fila della Juve e secondo consecutivo sulla panchina dei bianconeri. Proprio quel Sassuolo che, poco più di un mese fa, con un gollonzo della domenica di Duncan, mise fine alla striscia positiva di 10 gare utili e sciolse le certezze rossonere al primo sole primaverile.
Il tempo che si intreccia non è foriero di buoni presagi per Berlusconi e soci, già ostaggio della ingombrante liquidazione abortita (per ora) di Galliani e delle lotte intestine con Barbara. La figlia del patron, rea d’aver amato la pedina di scambio con Tevez, facendone saltare l’approdo in rossonero, è forse l’unico dirigente con un po’ di senno, ma anche quello più svuotato di credibilità. Insomma, la luce alla fine del tunnel è ancora lontana e la traversata con un traghettatore debuttante appare tutt’altro che semplice.
Twitter: @Val_CohenLauri
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