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L’attesa spasmodica. Gli ultimi giorni di un calciomercato anemico, fatto di tanti proclami e poca sostanza. Che il condor Galliani stesse perdendo i colpi, lo si era capito sin da quando, nel gennaio 2015, si era travestito da rappresentante d’aspirapolveri per poter risucchiare nella rosa milanista Mattia Destro. Fu una trattativa a domicilio che poi, sul campo, non diede i risultati sperati, avvolgendo il povero Mattia nella ‘maledizione del 9‘.
A proposito di 9, è anche il numero di uno dei pochissimi acquisti del Milan 2016/17, quello iniziale di Gianluca Lapadula, che lasciava presagire fuoco e fiamme e che, invece, si è trasformato nel solito fumo. Nemmeno i tifosi, ormai, tendono più a sorprendersi di cotanto vuoto. Forse a ben vedere, l’unico vero top player di questo Milan siede in panchina e risponde al nome di Vincenzo Montella. Ma siamo appena all’inizio e, ultimamente, dalle parti di Milanello si fa presto a ricadere nel vortice del fallimento. Nemmeno il passaggio di proprietà ai cinesi ha rinverdito il portafogli scarno a disposizione del povero Galliani, a dispetto di quanto i “Suning Boys” interisti hanno invece realizzato sull’altra sponda di Milano. Serviva come il pane un difensore, ma, dopo le schermaglie per Musacchio, è arrivato il semisconosciuto paraguayano Gomez, che ha avuto modo di farsi conoscere già a Napoli, più per i segni lasciati col gomito sul volto di Albiol e gli svarioni che per l’efficacia difensiva. Forse l’attacco era il reparto meno bisognoso e così è stato, vista anche la permanenza con tripletta di Bacca e i buoni segnali da Niang e Suso. A centrocampo innesti di qualità, almeno nelle intenzioni, con l’ex scarto partenopeo Sosa e l’ex capitano della Croazia Under 21 Pasalic.
Tutti, però, confidavano negli ultimi giorni di mercato, per sistemare i “buchi” di una rosa poco competitiva per il ritorno nell’Europa che conta: i cosiddetti ‘giorni del condor’ (Galliani ndr). I giorni sono arrivati, i colpi no. Sono stati giorni convulsi, almeno a sentire i vari rumours di affannosi tentativi d’accordo dell’ultim’ora dell’ad milanista. C’è stato un tentativo abbozzato per strappare Jovetic all’Inter, col solo effetto di farlo sfumare anche dalle mani della Fiorentina. Altro nome altisonante accostato al Milan è stato quello di Fabregas: il Chelsea avrebbe dovuto cederlo ai rossoneri in prestito con diritto di riscatto. Avrebbe, appunto. Ma non è stato così, perchè sarebbe stato difficile, se non dissennato, lasciare un calciatore da 8 milioni di euro d’ingaggio ai rossoneri, senza guadagnarci nulla o quasi. E allora tutto su Wilshere o magari Ramsey. Sarebbero stati entrambi ottimi innesti, ancora una volta quel maledetto condizionale. Sì, perchè il primo ha preferito non lasciare la Premier, approdando ai rossoneri d’Inghilterra del Bournemouth, spostandosi di soli 150 km da Londra. Prove d’accordo anche con i russi dello Zenit, sul fronte difensore, per riuscire ad ottenere il prestito dell’esperto argentino Ezequiel Garay: fallite, ovviamente. Disperazione massima. “Vediamo, chi mi può aiutare in questo momento? Ma certo, il mio amico Preziosi” avrà pensato il buon Adriano, prima di rivolgersi al Genoa. D’altronde l’asse Milano-Genova negli ultimi anni è sempre stato molto caldo negli ultimi anni. Ecco, dunque, la proposta di scambio Poli-Rincon, dove il Milan avrebbe guadagnato “El General”, uno dei migliori centrocampisti rossoblu, e avrebbe ceduto un’eterna promessa della panchina rossonera. Ovviamente, la risposta è stata negativa. Così come negativa è stata anche quella al passaggio di Luca Rigoni in rossonero: una doppia porta in faccia al fu condor. E così, è nata l’idea di chiedere aiuto a Montella, che, stando a quanto trapela dalle indiscrezioni, si sarebbe messo al telefono con Mati Fernandez come un operatore di call center a convincere il cileno a “cambiare operatore”. Si scherza, ovviamente, ma di fatto Vincenzino avrebbe chiesto a Mati di rifiutare Cagliari e di fare le valigie per Milano. Forse, c’è stata la complicità del chiacchierato operatore di mercato Pablo Cosentino (a testimonianza che i procuratori non giocano un ruolo fondamentale negli accordi gallianeschi, no no). Risultato: operazione chiusa e sardi infuriati. In pratica, nei giorni del condor, l’unico che è riuscito a chiudere un colpo è stato l’allenatore rossonero. Sempre più top player, appunto. Determinante come non è riuscito ad essere Galliani, a cui presumibilmente verranno concessi maggiori fondi a gennaio, quando il closing societario sarà definitivo e Berlusconi sarà solo “onorario”. Lì il condor dovrà tornare a volare, altrimenti potrebbe diventare, poco elegantemente, il condom. Il dirigente degli affari rimasti in… canna.
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