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Nella bolgia del San Mames, il Napoli, nel mese di agosto, ha visto sfumare la possibilità di giocarsi la Champions League e il Torino, invece, in una notte piovosa di fine febbraio, ha vissuto una delle pagine più belle della sua storia recente. In pochi immaginavano un Toro capace di “matare” le furie basche senza sapere che questa squadra fosse animata dalla convinzione di firmare la grande impresa. Chi già vedeva i giocatori in maglia granata uscire a capo chino dal catino spagnolo, si è dovuto ricredere vedendoli festeggiare a fine gara sotto il settore dove erano assiepati i loro tifosi, inebriati da ciò che il campo gli aveva regalato. Non era per niente facile dopo il 2-2 dell’andata, invece, si è avuta la forza di essere più caparbi degli uomini di Valverde. Tante volte l’inerzia della gara poteva essere favorevole ai padroni di casa, sia dopo il primo che il secondo pareggio, ma il Toro ha avuto sempre la forza di riportarsi in avanti, di solito è il più forte a stroncare le speranze del volenteroso avversario, in questo caso il più forte si è dovuto ammansire ad un ruggito assordante quanto terrificante. Anche i tori ruggiscono, e quando lo fanno non ce n’è per nessuno. Sulle ali dell’entusiasmo, a questa squadra può riuscire di tutto, specialmente se sostenuta dal proprio pubblico, e il Napoli deve essere più forte di qualsiasi euforia e di qualsiasi contesto. Sarà una battaglia nella Torino granata, quest’anno più delle altre volte, ma gli azzurri hanno la consapevolezza di giocarsi una buona fetta di speranza di arrivare secondi.
Intanto per parlare di questo Torino, e tesserne inevitabilmente le lodi, contattiamo Matteo Maero di TorinaGranata.it, preparatissimo collega che segue da molto vicino la squadra di Ventura. La prima curiosità è sapere che Toro il Napoli si ritroverà di fronte: “Sarà sicuramente galvanizzato per una vittoria storica sia per la squadra che per l’ambiente, arrivata a coronamento di un processo di crescita durato quattro anni. Sia il Toro che il Napoli arrivano da un momento ricco di impegni, con la differenza che i granata sono poco avvezzi a questi appuntamenti europei e, per giunta, hanno dovuto superare un ostacolo molto meno agevole. Proprio per questo c’è il rischio di arrivare un po’ con il fiato corto ma è probabile che mister Ventura opti per un mini turn over che farà sentire meno la fatica. Il Toro comunque sarà animato da un sacro furore perché è appena reduce da una notte magica come quella di Bilbao che, però, ha comportato uno sforzo estremo ma importante”. Doveroso un riferimento alla notte del grande blitz. Lì dove ci si è sentiti grandi e protagonisti, rinverdendo i fasti di una storia sbiadita dalle vicissitudini del tempo: “E’ stata una partita in cui ci si è identificati con la filosofia che Ventura ha voluto inculcare alla squadra. È stata anche la vittoria del gruppo, perché se ci si fosse affidati ai singoli, probabilmente il Toro non sarebbe mai passato al San Mames. I giocatori sono riusciti a mettersi al servizio del gruppo, anche quelli con meno esperienza in gare di questo prestigio, possiamo dire che tutti si sono messi a disposizione di un obiettivo comune. Il Toro è stato messo in campo con grande organizzazione, riuscendo a reggere alla spinta dell’Athletic Bilbao, del resto chi ha visto la partita può essersi reso conto di come i baschi abbiano attaccato molto ma il Toro non si è lasciato sorprendere mantenendo solidità e compattezza anche nei momenti più delicati. Ecco perché dico che è stata una vittoria di gruppo, dell’organizzazione, per non dire della grinta, dell’abnegazione, del cuore perché, ripeto, mettendola sui valori tecnici, non ci sarebbe stata partita”.
Ci interessa sapere anche le peculiarità di una squadra che si trova al picco di un percorso lungo quattro anni. Il collega ci indica i punti di slancio e le asprezze di questa squadra: “Il Torino fa dell’organizzazione di gioco la propria forza. Certo ci sono anche dei difetti, che forse prima erano più evidenti ed esplico il concetto: mister Ventura è un generale che lascia poco all’obiezione e non si fa scrupoli se c’è da lasciare fuori qualcuno. Questo ha permesso all’allenatore di tenere in pugno la squadra e di portarla a dei risultati insperati, anche a costo di risultare un po’ despota. Tante volte il gioco della squadra ha lasciato discutere, ma quello era un tempo che serviva ai giocatori per assimilare le idee del tecnico. Ma il vero punto di forza è avere una squadra che sappia ciò che vuole, come trovarlo e come reagire. Ecco, se il Toro avesse giocato due anni fa la gara del San Mames, non avrebbe avuto il carattere e soprattutto la maturità per reagire in quel modo e in quel contesto, mentre adesso possiamo affermare con convinzione che ci si trova al punto di massima maturazione. Ciò che convince meno è la prolificità offensiva, anche se questo è un momento in cui, l’esplosione di Maxi Lopez, sta un po’ sopperendo a questa lacuna. Visti i risultati, si può affermare che le partenze di Cerci e Immobile siate state indolori, ma averli entrambi in squadra avrebbe permesso di avere, con molta probabilità, una classifica diversa”.Qui si apre un altro discorso, anzi, si allarga quello appena iniziato: “La dirigenza, in estate, deve far capire se ha la forza o meno nel dare una direzione precisa al Torino. Bisognerà capire se il presidente è disposto ad investire e a far emergere la squadra dal limbo per puntare ad obiettivi più ambiziosi. Anche questa squadra aveva e ha tuttora alcuni elementi da limare, e dal mercato ci si aspettava qualcosa in più. Penso al centrocampo, Vives e Gazzi sono due giocatori che danno un contributo incommensurabile sul piano della quantità, ma serviva quel briciolo di qualità in più che manca alla mediana, visto che Benassi ed El Kaddouri ricoprono altri ruoli”.
Spazio ai singoli. Dei valori generali abbiamo disquisito a sufficienza, ora è il turno di concentrare l’attenzione sulle individualità, andando a scoprire gli elementi più rappresentativi del Toro: “Glik è il capitano e ha il marchio del leader. Stiamo parlando di un difensore che non lesina colpi duri alla bisogna, le sue prestazione sono sempre di spessore e, inoltre, è un punto di riferimento per lo spogliatoio, insomma incarna il profilo del perfetto capitano. Sul piano della personalità è un trascinatore, mentre c’è chi lo è dal punto di vista dell’esperienza e mi riferisco a Vives. Indossa la maglia granata dal 2011 e anche lui ha il suo spessore nello spogliatoio. Poi c’è Darmian, la punta di diamante dell’organico e anche lui, come Vives, faceva parte di quella squadra che ripartì dalla cadetteria, lui è un po’ il connubio tra l’esperienza in granata e la personalità di chi ha sviluppato carattere da vendere e spalle forti”. Nelle file granata gioca anche un ex azzurro il cui addio tanto ha fatto discutere. Dopo un anno di alti e bassi a Napoli, un po’ a sorpresa Quagliarella ha accettato la corte della Juventus, con una tifoseria partenopea sentitasi tradita. Lo stabiese non si è mosso da Torino, ha solo cambiato sponda, passando a quella granata. Questo il pensiero di Maero su di lui: “E’ un giocatore importante ma la lunga astinenza dal gol nel girone d’andata ne ha inficiato il ruolo all’interno della squadra e il morale. Se riesce a trovare una certa costanza di rendimento può diventare davvero un giocatore in grado di fare la differenza, diciamo che può dare ancora tanto anche se forse il meglio l’ha già dato. Dico questo perché, proprio in attacco, c’è Josef Martinez, un diamante grezzo ma dalle grandi potenzialità. Per affermarsi deve maturare e, qualora riuscirà a farlo, potrebbe diventare un campione e già da adesso, entrando a partita in corso, può cambiarne le sorti con la sua freschezza e sfrontatezza”.
Con un Torino al diapason dell’autostima e un Napoli mai stato così vicino al secondo posto, che partita verrà fuori? Lo chiediamo al collega torinese: “I precedenti, anche quelli più recenti, ci hanno fatto assistere a gare molto interessanti, anche se le ultime favorevoli al Napoli. Sono state partite che hanno fatto anche un po’ discutere, prima il pirotecnico 3-5 con tripletta di Dzemaili e doppietta di Cavani, poi la vittoria al fotofinish dello scorso anno firmata Higuain. Sarà una partita difficile per entrambe, credo che l’entusiasmo dello stadio giocherà un ruolo assai determinante. Il pubblico spingerà i granata a sentire meno la stanchezza e a conquistare un risultato positivo, sarebbe straordinaria una vittoria, più probabile un pari, visto e considerato che ci si troverà di fronte un Napoli che venderà cara la pelle per insidiare ancora il secondo posto”. Non può mancare un punto sul campionato visto da un’angolazione diversa: “Si dice che marzo sia il mese dei verdetti, quindi, da aprile potremmo tirare le prime somme in base ai valori della classifica. Però, non sono mai esclusi i colpi di scena, ricordo il campionato ’99/2000 dove la Juventus dilapidò un vantaggio di nove punti perdendo lo scudetto a beneficio della Lazio. Questo precedente può mantenere ancora una speranza viva per la Roma in vista dell’imminente scontro diretto dell’Olimpico, certo che in caso di flop, i giallorossi si tirerebbero fuori dalla lotta per il tricolore lasciando la strada spianata agli uomini di Allegri. La gara di Roma riguarda molto anche la questione secondo posto, se i capitolini dovessero perdere, negativizzando questo lungo ciclo di pareggi, e il Napoli superasse l’ostacolo Toro, allora gli azzurri diventerebbero i grandi favoriti. Fiorentina e Lazio continueranno a fare il loro campionato, puntando al terzo posto, mentre è molto curiosa questa volata tra le genovesi e le milanesi, con grifoni e doriani che stanno tenendo botta in classifica. In merito alla lotta salvezza, sorvolo sul Parma per la situazione paradossale che sta vivendo, dall’Empoli in giù tutte sono invischiate, gli uomini di Sarri convincono sul piano del gioco ma con risultati troppo altalenanti, la mia sensazione è che il Cagliari si tirerà fuori dalla situazione con Chievo e Cesena a forte rischio retrocessione”.
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