12 Ottobre 2024
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Lotito: “importante aver portato le penne a casa”

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L’ingresso in campo delle due compagini è stato accompagnato da uno striscione firmato Ultras che riportava scritto : “C’è chi si lega ad una presidenza, chi ad un lieto fine…noi innamorati della maglia, i conti li facciamo alla fine!! Chiaro segnale verso chi ha messo in piedi questo scempio di squadra, che per vincere deve segnare un goal più degli avversari. Perché la difesa allestita ha alcuni elementi impresentabili per la cadetteria. Ma segnale forte e chiaro verso chi oggi è arrivato in ritardo allo stadio. Il personaggio è il co-patron Claudio Lotito. Il vulcanico presidente della Lazio, festeggia il compleanno del cognato, ma soprattutto esulta per i primi tre punti casalinghi della gestione Menichini. Ha messo piede in tribuna quando già Abisso aveva dato il calcio di inizio. La sofferenza, la rabbia, poi la gioia: Coda segna e regala tre punti fondamentali per la rincorsa alla salvezza. Lotito continua a non parlare in sala stampa, ma nel piazzale dell’Arechi (dopo aver brindato ai 50 anni di Mezzaroma e aver discusso per qualche secondo con il direttore sportivo Fabiani) non può nascondere la sua gioia. Anche dopo una partita giocata male dalla sua squadra. “Ma l’importante è portare a casa le penne – dice il patron. Che poi riflette sulla condizione dei calciatori granata: “È un periodo che non ci dice tanto bene. Abbiamo perso anche Moro? Tanto è squalificato, non avrebbe giocato comunque sabato“. Tutto vero, però il numero degli infortunati cresce ad ogni appuntamento di campionato: “Il problema è che noi siamo decimati, speriamo rientri qualcuno. Piano piano rientra qualcuno. Fino all’ultimo dobbiamo cercare di ottenere il massimo, se otteniamo il massimo allora ci salviamo. Siamo sulla buona strada”. Prima, però, bisogna mettere a punto anche la fase difensiva. 55 gol subiti, peggior difesa del campionato: “Troppi gol subiti? È vero, però vedete anche voi come vengono fatti”. E allora bisogna limitare gli errori. “E dare il massimo“, puntualizza il patron prima di abbandonare l’Arechi, questa volta con il sorriso.
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