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Servizio di Valerio Lauri @RIPRODUZIONE RISERVATA
Nell’anno della favola Leicester, tutto il resto appare svuotato di senso. Dinanzi a una vittoria impronosticabile, all’inizio della Premier League, che ha fatto disperare i bookmakers, alcune luci paiono brillare di meno. La Premier di quest’anno, invece, ha regalato talenti in quantità, alcuni pagati a peso d’oro (vedi Martial e De Bruyne), altri costruiti o prelevati dalle “factory” dei settori giovanili (Rashford e Dele Alli, per dirne un paio). A volte, per avere un talento in squadra, non servono i milioni. Al City of Manchester, invece, spesso e volentieri, si soffre di “sceicchite acuta” e gli investimenti sono spropositati, quanto la disponibilità economica. Non sempre, però.
E’ il caso di Kelechi Promise Iheanacho, attaccante classe ’96 dei Citizens, di nazionalità nigeriana. E in quel secondo nome, “Promise”, c’è tutto il destino di un ragazzo pronto a sfondare nel calcio che conta. La storia di Iheanacho è una delle tante storie di speranza dei calciatori africani che arrivano in Europa per regalarsi un futuro migliore. Sua madre, Mercy, viene a mancare quando lui ha appena 16 anni, per una di quelle malattie che, in Nigeria, possono portarti alla morte in breve tempo. Così, il giovane Kelechi, che intanto coltiva il sogno di costruirsi una carriera nel calcio, comincia a mettersi in mostra nelle file della Taye Academy. Ma, soprattutto, nel 2013 è grandissimo protagonista dei Mondiali Under 17 di calcio negli Emirati Arabi Uniti. Li vince quei Mondiali con la sua Nigeria, ma fa anche molto di più, perchè viene premiato col Pallone d’Oro del torneo, come miglior giocatore. Non solo, è anche il secondo miglior marcatore con sei reti, 5 delle quali al Messico vicecampione (4 nel girone, 1 in finale). Ovvio che, con una vetrina così importante, qualcuno dovesse muoversi subito sul talento di questo giovane africano.
A UN PASSO DAL PORTO – Iheanacho si ritrova addosso una mandria di talent scouts, pronti a proporgli il contratto per portarlo a giocare in Europa. Tra gli altri, pare ci fosse anche qualche club italiano, probabilmente l’Udinese, che alla fine metterà i tentacoli sul compagno di squadra Success Isaac (quest’anno ha giocato in Liga nel Granada dei Pozzo). Ma, soprattutto, ci sono tre club davvero intenzionati a portarlo alla loro corte: Porto, Arsenal e Manchester City. Sulle prime, il ragazzo, pur tentato dalle sirene inglesi, propende per la società lusitana, a causa della grande tradizione dei portoghesi nel reclutare giovani calciatori da Africa e Sudamerica, dandogli la possibilità di mettersi in mostra direttamente in prima squadra. Poi, però, su consiglio del suo agente, ma soprattutto di suo padre James, decide di firmare per il City ed entra a far parte degli Under 18 degli Sky Blues. La cifra, per la quale passa al City, ovviamente è irrisoria, dell’ordine di un paio di centinaia di migliaia di euro (anche se qualcuno ha malignato affermando che si sarebbe pagata una “tangente” al padre per convincerlo di pari entità) e produrrà una grossa plusvalenza al club dello sceicco Mansour.
LA SCALATA DELLE GERARCHIE – Al City, Kelechi comincia a farsi notare anche negli Under 18, per poi riuscire, finalmente, a firmare un vero e proprio contratto. Sì, perchè, in Inghilterra, se non hai 18 anni, non puoi giocare nè ottenere il permesso di lavoro. Una volta ottenuto, si rende protagonista di un crescendo veloce e inarrestabile. Il tecnico del City Pellegrini, anche grazie a qualche defezione dei titolari della prima squadra, lo porta nello spogliatoio e da lì non ne esce più.
Anzi, viene subito preso sotto l’ala protettiva dagli ivoriani: Yaya Tourè, ma soprattutto Wilfried Bony. In qualche intervista, Iheanacho rivelerà che Bony, oltre ad essere un calciatore per cui ha grande ammirazione, è anche quasi un fratello maggiore, che lo rimpinza di consigli importanti per la sua crescita. Il primo gol con la squadra arriva il 12 settembre 2015 al Selhurst Park, negli ultimi istanti della gara col Crystal Palace. Pellegrini lo manda in campo proprio al posto di Bony e lui, poco dopo, lo ripaga con una rete di rapina, non bella ma importantissima. Per riprovare l’ebbrezza del gol in Premier, dovrà attendere tre mesi esatti, quando si ripeterà, subentrando negli ultimi minuti e griffando al 92′, con una fortunosa deviazione su tiro di Yaya Tourè, la rete della vittoria contro lo Swansea. Lascerà il segno, entrando nel tabellino, anche nella sconfitta casalinga col Tottenham del 12 febbraio 2016. A febbraio debutta in Champions’ League, collezionando il suo primo minuto nella massima competizione europea. Ma, nelle ultime due gare di campionato, è praticamente esploso. Il 23 aprile, dopo le reti di Kompany e Aguero, arrotonda il punteggio nel 4-0 contro lo Stoke City, con una doppietta di pregevole fattura. Doppietta che ha replicato nello scorso 1° maggio, nella sconfitta per 4-2 contro il Southampton. Fondamentale è stato l’impiego da parte di Pellegrini del giovane nigeriano come prima punta, intuizione dell’allenatore cileno. Adesso per Bony, proprio il suo mentore, sarà dura riconquistare il suo posto, ma probabilmente ne sarà anche contento. E con Aguero che ha già rivelato di voler dire addio alla Premier nel 2018, al termine del suo contratto, il futuro pare essere veramente tutto suo. “Promise” vuol dire appunto promessa, impegno. Adesso quella promessa sta diventando una bellissima realtà.
Twitter: @Val_CohenLauri
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