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Dove non arriva la Bibbia, arriva la fede. Altrimenti vallo a spiegare che un “Davide” potesse battere un “Golia”, senza rifugiarti nei luoghi comuni. Tra il gigante Savoia e l’umile Nola, a spuntarla è stata la squadra biancoscudata. Solo i rigori hanno saputo dirimere la disputa che avrebbe determinato la regina del calcio campano dilettante. Una battaglia di 120 minuti (più recupero) non ha saputo esprimere un giudizio netto, seppure i valori qualitativi in campo, oggettivamente, fossero a favore degli oplontini. E’ il calcio, si sa: si vince e… non si vince. Il Savoia alla fine ha trionfato, con merito, e si presenterà alle fasi nazionali. Il Nola, semplicemente, non ha vinto. Forse, la fortuna di Davide contro Golia fu che, ai suoi tempi, non esistessero i rigori.

Corazzata di nome e di fatto. Fabiano aveva a disposizione un autentico caterpillar, capace di mettere sotto torchio qualsiasi squadra avversaria. Parlano le sostituzioni. Esce Di Paola, entra Galizia. Esce Fava, entra Esposito. Esce Pezzella, entra Gallo. E scusate se è poco. Il Nola ha dovuto fare a meno di quella che forse, per esperienza, caratura morale e importanza strategica, era la pedina fondamentale dello scacchiere di Liquidato. Olivieri non ha potuto essere del match e, lì in mezzo al campo, l’assenza si è avvertita. Non tanto nella prima ora di gioco, quanto nei successivi minuti, quando la spia del carburante ha cominciato a lampeggiare a intermittenza e la lucidità si è dissolta in fiumi di stanchezza.

Come in un film. Il Caso (Naturale) ha voluto che a scappare subito ai nastri di partenza fosse il Savoia, con una palla rubata a centrocampo ed un tète-a-tète tra l’esterno biancoscudato e Gioventù, risoltosi con la rete del vantaggio. Come in un film. L’inseguimento del Nola si è concluso ai primi vagiti della ripresa, quando Colonna d’esterno ha illuminato a Scielzo l’uscita dal tunnel. Come in un film. Nel mezzo e oltre, una battaglia vera. Tra colpi proibiti (talvolta puniti talvolta lasciati correre), trame elaborate o improvvisate, scarpini consumati su un terreno di gioco impeccabile, astuzie e malizie, nessuna delle due compagini ha lasciato nulla di intentato. In cattedra, ci sono saliti Liccardo, l’uomo ovunque del centrocampo del Savoia, e Avino, la saracinesca fatta uomo che ha calato il sipario sulle speranze di chiudere il match, prima della lotteria dei rigori.

Prima che il Gallo pari tre volte, i rigori ti avranno già tradito. Tanto per restare in tema biblico. I rigori, quella carogna travestita da lotteria che è poco più di un lancio della monetina e poco meno di un tempo supplementare. I rigori, quel pallone inzuppato di pressione che, prima di varcare la linea di porta, deve fare i conti con le manone, improvvisamente giganti, di quegli omoni col numero 1 stampato sui dorsali. I rigori, tanto croce dell’una quanto delizia dell’altra, quando in palio c’è una coppa. Una regola non scritta del calcio vuole che il primo a fallire sia il condannato al miglio verde della sconfitta. Ma, si sa, le regole sono fatte per essere stravolte, esattamente come il calcio non smette mai di rimarcare alla lavagna.

Il mero epilogo sportivo non può e non deve offuscare quanto si è visto nella serata del Marcello Torre di Pagani. Al netto del cartucciere completo di banalità da consumare in queste occasioni, sul volto della finale di Coppa Italia Dilettanti regionale non c’è stata alcuna ruga. L’organizzazione messa in piedi dal Comitato Regionale è stata impeccabile, come era prevedibile. L’auspicio è che la stessa oculatezza profusa in occasioni dal grande impatto mediatico come quella di ieri sia estesa ad ogni gara dei campionati regionali, talvolta lasciati colpevolmente soli. Belle, festanti, rumorose e numerose. Le tifoserie di Savoia e Nola, legate da profondo rispetto reciproco, hanno regalato la cornice perfetta. Non poteva essere altrimenti per due squadre che, del calcio campano, rappresentano la storia.

L’impressione, alla fine della fiera, è che dallo scontro siano uscite due vincitrici morali. Il Savoia, cannibale e instancabile, mette in bacheca un trofeo e si appresta a collezionare il doble (il secondo consecutivo nel girone A), lanciandosi verso la Serie D, sospinto dalla sua straordinaria tifoseria. La vicenda biblica, però, vuole che da Davide discenda la stirpe regale. Chissà che il Nola non possa regalarsi, a partire da questa sconfitta, un nuovo lustro, per seguire la sorella Savoia il prima possibile.
Servizio di Valerio Lauri ©riproduzione riservata
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