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Abbiamo intervistato Alessandro Ranieri procuratore e agente Fifa. Alessandro era un bancario che ha deciso di intraprendere questa attività e ci racconta come è arrivato a questa scelta. Ecco le sue idee su vari temi del calcio e ci confessa che la sua squadra del cuore è il Napoli.
Come hai scoperto il calcio? E’ sempre stata una mia passione, seppure vengo dal tennis dove ho giocato a discreti livelli (serie C) fino all’età di 16 anni e poi sono passato al basket, dove ho giocato fino all’età di 34 anni fra C e D ed una breve esperienza in B2. La scoperta è arrivata da piccolo, considerato che in famiglia con due genitori professori di educazione fisica alla scuola media superiore, si parlava spesso di sport. E con nove zii tutti appassionati di calcio e tifosi di varie squadre. Tante partite viste, diversi amici che giocavano a calcio e qualcuno che era un figlio famoso di calciatori di serie A. Per cui si andava spesso allo stadio per vedere le partite. Questa passione è proseguita e dopo aver smesso con lo sport attivo; ho iniziato a seguire nelle mie diverse trasferte lavorative, alcune partite di calcio di serie C e D, ho conosciuto qualche procuratore e da qui è nata l’opportunità di intraprendere l’attività di agente.
Quando hai capito potesse diventare una professione? Nel momento in cui, ti rendi conto che le entrate possono coprire i costi e c’è la possibilità di guadagnare qualcosa. Anche se la molla principale penso sia rappresentata dalla passione, perché senza quella è dura resistere e fare tanti sacrifici, specie in termini di orari e spostamenti. Per cui dopo aver iniziato a seguire qualche giocatore, ad un certo punto il passaparola fra i calciatori fa sì che si raggiunga un livello minimo di assistiti (1-15 giocatori) che ti consente di pensare a questa attività come una professione.
Sei un procuratore della Fifa spiegaci la procedura per ottenere questa qualifica Domanda difficile, perché da quest’anno è stato ripristinato l’esame per l’accesso all’Albo, ma non sono stati definiti termini e modalità dello stesso. Nell’ultimo periodo bastava un atto amministrativo, ovvero il pagamento della quota di iscrizione (500 euro) ed avere banali requisiti di onorabilità (nessuna condanna civile, penale e sportiva) e professionalità (titolo di scuola media superiore) per essere iscritti. Questo dal punto di vista teorico. Nel pratico bisogna, dopo aver conseguito l’iscrizione, girare tanto, vedere partite ed acquisire giocatori.
Voglio diventare un procuratore. Quali iniziative deve prendere un giovane che ambisce a questa qualifica? Direi più vorrei. Studiare, vedere tante partite, avere buone capacità relazionali e capacità di relazionarsi con società, famiglie e calciatori. Non è un mondo facile, c’è molta concorrenza, molti lo vedono con un settore “stellato”, pieno di soldi, veline ed opportunità, ma non è tutto oro quello che luccica. Ad un giovane, consiglierei di avere tanta passione, pazienza e disponibilità. Poi ci vuole anche un po’ di fortuna. Oltre a dover passare l’esame.
Mercato dopo la Juventus a chi la palma di migliore mercato Per il mercato direi Inter e Milan, ma da come sono partite in campionato, mi sembra che i primi risultati siano deludenti. La Roma ha cambiato tanto, mi piace come lavora il ds Monchi, che ho avuto modo di conoscere. Fra le outsider, bene la Spal, anche grazie al lavoro sempre attento del ds Vagnati.
Sei spesso ospite di SportItalia come ti trovi in questa veste Scomoda … E’ una battuta perché fra tante belle ragazze e conduttrici, il frizzante duo Criscitiello-Pedullà, non è semplice, né banale tener testa alle domande e alle giuste curiosità dei giornalisti e della redazione. Però è un’ottima vetrina, dà visibilità e soprattutto la possibilità di conoscere ed allacciare rapporti con altri operatori, direttori e calciatori.
Nazionale, cosa pensi della soluzione Mancini? Personalmente buona, perché Mancini non mi fa impazzire come allenatore. Però penso che fosse la migliore soluzione in quel momento, o almeno la migliore percorribile, considerate le variabili economiche, di disponibilità ed opzioni possibili. Sono invece abbastanza deluso dalle Federazione, perché dopo il commissariamento mi aspettavo molto di più e non l’attuale confusione.
Var, cosa pensi del primo anno di sperimentazione? Anche in questo caso il giudizio è positivo, ha eliminato tanti errori, ma c’è ancora molto da fare. Specie nel comprendere quando e come va utilizzato; talvolta sembra ancora una gestione personale, in funzione della sensibilità e volontà dell’arbitro o della terna e degli addetti; e non uno strumento oggettivo, come accade nel basket, nel volley, nel tennis o nel rugby.
Ci puoi rivelare la tua squadra del cuore? Certo, l’ho dichiaro spesso anche nelle trasmissioni. Sono napoletano e la mia squadra del cuore è il Napoli. Mi viene difficile pensare di poter tifare qualche altra squadra, specie per la mia lontananza dalla mia città di origine, visto che vivo a Milano. Spesso gli sfottò e l’arroganza dei settentrionali, con il loro disprezzo delle bellezze tipiche dell’Italia intera, ma in particolare della splendida parte meridionale, mi hanno fatto appassionare e tifare ancor di più per i colori bianco-azzurri. Ma come dicevi tu, dovrebbe essere una questione di cuore. Spesso vedo che c’è gente, di qualsiasi schieramento che perde la testa ed invece di divertirsi e tifare, ragiona in senso unidirezionale, quasi con i paraocchi. Quello diventa un’altra cosa. Poi a casa c’è da divertirsi, con il primo figlio Jacopo che tiene per il Milan, il più piccolo Lorenzo che tifa Napoli ed una moglie purtroppo filo-juventina. Anche se il calcio dovrebbe essere un gioco, come dice l’acronimo delle Federazione (FIGC) e non un business come è diventato. Per mia fortuna, considerato il lavoro che faccio. Ma talvolta con troppi eccessi, legati ad esempio al tifo.
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