16 Giugno 2025
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Paganese, secondo atto a Bisceglie: la città si mobilita

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DI STEFANO SICA

L’operazione salvezza è lunga, ma col passare dei giorni aumenta il suo fascino in proporzione a quella sensazione di smarrimento che fino ad un paio di mesi fa aveva disinnescato le speranze di un ambiente ormai rassegnato al peggio. La Paganese ora ci crede e chiama a raccolta il suo popolo, disilluso per un cammino rovinoso durato troppo a lungo, e poi di nuovo beatificato dalla voglia di riscatto degli azzurrostellati. Questa Paganese ormai ha sette vite, lo dice la storia dei suoi ultimi 15 anni. I 1500 presenti sabato scorso al Torre per il primo braccio di ferro col Bisceglie, sono un atto d’amore e, nello stesso tempo, di responsabilità. Numeri straordinari, a cui ci si era disabituati. Perché si vince e si perde tutti insieme. E se si retrocede, è una città intera che collassa, non solo la sua squadra di calcio. La Paganese ha meritato di trovarsi qui perché non si è mai arresa e, quantomeno, nell’ultimo mese ha provato realmente ad andare al di là dei propri limiti strutturali. Che ci sono ma che hanno trovato un demiurgo di tutto rispetto pronto a decodificarli come si deve. Il tributo di Alessandro Erra è stato decisivo, intrufolandosi negli aspetti più impenetrabili della psicologia dei suoi atleti e trovando una sintesi definitiva con il lavoro del campo. Il primo imperativo del tecnico di Coperchia era quello di non lasciarsi andare, di far prevalere la forza della dignità alla seduzione dei comodi alibi. E poi c’è stata una minuziosa attività quotidiana che, se inizialmente non ha intaccato l’antica impostazione a tre in difesa, con cui anche Fabio De Sanzo aveva chiuso la sua esperienza a Pagani, si è servita comunque di sfumature sottili ma incisive, di abitudine al particolare e di dettami nuovi. Fino ad arrivare ad una parziale svolta tattica nelle gare con Viterbese e Bisceglie. E’ fuor di dubbio che negli ultimi tempi la Paganese si sia trasformata da brutto anatraccolo a cigno di tutto riguardo. Sono migliorati i risultati (tre vittorie consecutive al Torre, quasi un record) e si è marcata maggiormente l’identità della squadra.

Ma c’è di più: la percezione generale è che la Paganese abbia finalmente ritrovato uno smalto atletico uniforme e allineato un po’ su tutti i suoi interpreti. Un benefit di cui gli azzurrostellati non hanno mai potuto godere a pieno regime, tra le lungodegenze di Cesaretti, Diop, Schiavino e Fornito, gli acciacchi di Scarpa, l’infortunio occorso a Gori e il ritmo partita ancora da assimilare dei nuovi innesti Capece e Stendardo. Questo è stato sicuramente un vantaggio per Erra, che nelle recenti settimane ha potuto usufruire di una più ampia libertà di scelta.

Col Bisceglie, è una Paganese la cui ferocia (messa in mostra soprattutto nel primo tempo) non stupisce considerati gli ultimi progressi. Erra sa che non può speculare e punta tutto sul 4-3-1-2, sistema già sperimentato con la Viterbese. Ecco la svolta di cui da tempo si sussurrava. Persino gli uomini sono gli stessi dell’ultimo impegno della regular season coi laziali, eccezion fatta per la defezione di Fornito a beneficio di Gaeta. Gli azzurrostellati creano, divertono, mantengono sempre alta l’intensità e provano a dare un senso all’inzuccata vincente di Piana. Sbaglia Cesaretti e, dopo il pari pugliese, lo fa anche Parigi (forse più evidente il suo errore sottoporta). Nel frattempo arriva un rigore abbastanza discutibile (difficilmente se ne vedono concessi di simili a livelli più alti), ma non ne viene sanzionato un altro abbastanza speculare a quello regalato agli stellati (trattenuta su Cesaretti). Poi sale in cattedra capitan Scarpa, la cui sviolinata su punizione fa perdere i sensi a Calandra che infila maldestramente la propria porta. E’ il minimo sindacale per una Paganese che c’è e vuole essere padrona del destino suo e di quello degli avversari. Nel Bisceglie, tuttavia, fa piacere che a marcare il tabellino dagli 11 metri sia Angelo Scalzone. Un gol da dedicare a papà Armando. Un uomo di sport recentemente scomparso e figura molto conosciuta a Casal di Principe.

Nella ripresa cambia poco in quanto il Bisceglie, pur ribaltando il comando delle operazioni, non crea praticamente nulla se non una palla-gol con Djoulou che sciupa un’assistenza strepitosa di Calandra e fallisce incredibilmente a due passi da Santopadre. E’ l’unico momento in cui trema realmente la Paganese, la cui unica pecca nel secondo tempo è quella di non riuscire a tratti a mantenere freddezza e nervi saldi. L’indolenza e la rassegnazione di un tempo cedono il posto, stavolta, ad un’ansia comprensibile, data la posta in palio. Ma che corre il rischio di essere letale per le aspirazioni azzurrostellate. Tra i più irrequieti c’è Santopadre, la cui giovane età gli è talvolta nociva. Qualche compagno se ne accorge e in campo glielo fa notare anche in modo sbrigativo. Il baricentro arretra e gli attaccanti cedono molto della loro sovranità, ma a togliere le castagne dal fuoco c’è sempre lui, la guida spirituale che non tradisce mai. Scarpa ci mette coraggio e qualità, e alla fine è largamente il migliore dei suoi.

Non è dato sapere se domani, al Ventura, Erra apporterà variazioni di uomini e sistema di gioco. Fuori causa Dellafiore, avvinto anche lui dal nervosismo generale della ripresa, non è escluso che il trainer azzurrostellato possa riproporre atleti e dettami tattici già visti al Torre. Squadra che vince non si cambia, a maggior ragione la sua bussola tattica. In campo la Paganese ci andrà già conoscendo il suo eventuale avversario tra Cuneo e Lucchese. Chi ferma è perduto. E la Paganese non vuole di certo fermarsi, come i suoi tifosi, attesi in almeno 500. Non ora che ha capito che non esiste l’impossibile quando la magia è più forte.  

About Stefano Sica 913 Articoli
Giornalista pubblicista e' uno dei fondatori di Footballweb

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