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Vincere aiuta a vincere. E se l’appetito vien mangiando, ne vedremo delle belle. Il Marcianise, nonostante la giovane età, ha già mani forti: il campionato nella sinistra, la Coppa di categoria in quella destra. Nella testa un futuro ancora più autorevole perché in fondo tutto questo non basta, non può bastare. Quello di mercoledì è stato il primo trofeo nella storia del club: un altro, lo scudetto Dilettanti, fu mancato per un soffio. Era il 18 giugno 2005 quando il vecchio Real perdeva la finale di Spoleto col Bassano Virtus (3-2). In città il calcio è di nuovo solida realtà e non più l’occupazione di una dimensione spazio-temporale a carattere limitato. Promettono progetti chiari e stabilità i reggenti del nuovo sodalizio marcianisano, risorto nell’agosto del 2017 dalle ceneri del vecchio Progreditur, a sua volte erede del glorioso Real. Due uomini nuovi, due guide, una sola garanzia. E la stessa voglia di far risplendere a nuova luce i fasti del club della loro città natale: il patto tra il patron Giulio Buonpane, figlio di Mimmo, storico presidente della Rifo Sud, e il numero uno Vincenzo Gallo funziona perche ha nella passione e nell’appartenenza ad un territorio i suoi elementi fondativi. E’ un sodalizio che, dopo un solo anno di assestamento in Promozione, è capace già di imboccare un percorso virtuoso che coinvolge sponsor e rimette in circolo nuovo entusiasmo. Poi c’è il mandatario di questa gustosa missione, il tecnico Angelo Valerio. Giovane, quasi un predestinato per le proprie idea di calcio, ormai in rampa di lancio. Lo monitorano in tanti in Eccellenza, e la società lo sa, magari consapevole di poterlo perdere. Tempo fa pareva piacesse al Gladiator, ma gli estimatori del trainer casertano sono davvero tanti. Ha vinto il Marcianise dei Famiano e degli Iovinella, bandiere cittadine che hanno accompagnato questo risorgimento: il primo, capitano tutto estro e fantasia. Il secondo, pilastro difensivo la cui professionalità ha viaggiato di pari passo con una avventura nel mondo del cinema hard di cui ormai è rinomato attore. Una seconda passione fattasi anch’essa lavoro, senza alcuna inibizione o finto perbenismo. Ma nella finalissima con l’Angri è emerso il talento anche del numero uno classe ’94 Vincenzo Mormile, prodigioso in almeno un paio di interventi nella ripresa, del bomber 28enne Angelo Parente, autore del bis azzurro ma punto di riferimento offensivo nel 4-3-3 di Valerio, e del guizzante esterno destro d’attacco Benito Izzo, classe ’94. E’ stato sulla sua fascia che si è deciso il match: troppo impari il duello col terzino sinistro Marino. E per l’ala biancazzurra è stato un gioco da ragazzi capitalizzare al massimo le aperture di Pingue e Famiano in occasione dei primi due gol. Solo accademia nella ripresa, con l’Angri che un po’ per sfortuna un po’ per imprecisione non ha riaperto una gara saldamente in mano marcianisana. Tornano a casa sconfitti ma con orgoglio da vendere e tanta dignità in petto i 400 tifosi angresi, sempre calorosi come è da sempre nel loro stile. Mai i sostenitori grigiorossi, supportati da un manipolo di “amici” battipagliesi, hanno smesso di incitare i loro beniamini. Anche quando la sfida aveva preso irrimediabilmente la piega sbagliata. Festeggiano invece i quasi 300 tifosi biancazzurri, con un ospite d’eccezione, una autentica leggenda della storia del club: Nino Manco, piombato al Vallefuoco ad inizio ripresa e accolto da una autentica ovazione. Il cuore diviso a metà (il fratello Alessandro era in campo con l’Angri), ma un tuffo nel passato da non perdere in compagnia degli amici di un tempo. Curiosità: era presente sugli spalti anche Giuseppe Allegretta per assistere alla performance del fratello Pasquale, che però Valerio ha mandato in campo solo nei minuti di recupero. Una somiglianza impressionante tra i due, come due gocce d’acqua: uno ha già vinto tutto ciò che c’era da vincere, l’altro proverà a farlo con la Frattese. Per l’Angri il salto in Eccellenza è solo un dettaglio a cui manca la controfirma della matematica. Il Marcianise, invece, può già godersi le vacanze. Cuori e corpi biancazzurri sono al massimo della palpitazione e dell’adrenalina, divisi tra la gioia dei successi recenti e il pensiero incantato di quelli futuri. Meno o per nulla entusiasta la Marcianise gialloverde. Perché la questione colori sociali divide la tifoseria e genera ancora oggi conflitti che sembrano insanabili ma che sarebbe delittuoso non ricomporre. Il duo Buonpane-Gallo rivendica il ritorno ai colori originari e autentici del club, quelli biancazzurri. Gli storici ultras della Curva Sud, racchiusi in varie sigle, rifiutano invece l’attuale gestione societaria ed esigono continuità con quei simboli che hanno rappresentato la Marcianise vincente, quella capace di agguantare il professionismo con la gestione Bizzarro e di consolidarsi successivamente in D con la famiglia D’Anna, al timone per un quinquennio (ultima esperienza nel 2015/16 con Rosario Campana in panchina). Posizioni, a ben vedere, entrambe legittime. Ognuna con delle ragioni specifiche. Ecco perché la vicenda resta intricata e chissà se troverà mai una soluzione. Conciliare le idee di chi vuole riprendersi la storia più antica del club (l’originaria Rifo Sud è storia) con quelle di chi ha visto in maglia gialloverde i Galizia, i Manco, i Di Napoli, i Ciano e chi piu ne ha piu ne metta nel libro magico del Marcianise stellare, è impresa ardua. Ma, ahimè, tempus fugit. Eppure chissà che questa sua testarda inflessibilità non possa favorire un processo di “pace” di cui la città ha assolutamente bisogno. Mai come ora.
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