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Servizio di Stefano Sica @riproduzione riservata
Ad un passo dalla gloria. Ventisei anni dopo, l’Afragolese può scrivere di nuovo la storia riappropriandosi di quella categoria sfuggita al termine di un’annata sciugurata, che in sostanza aveva chiuso una lunga era di fasti culminata anche nella partecipazione rossoblù a sei campionati consecutivi di C2. Da quel momento, il girone dantesco del dilettantismo regionale a bordo di un ascensore senza fermate che si alternava tra i tornei di Promozione ed Eccellenza. Troppo per una tifoseria che in questi anni non ha mai scollato la propria passione pulsante dalle sorti della squadra. E troppo anche per un club che aveva annoverato in panchina mostri sacri come Canè, Tascone o Franco Villa, coltivando persino il sogno della C1 nel 1984. Comunque vada, sarà stata una stagione indimenticabile. Tra sé e la D, l’Afragolese ha avuto davanti soltanto un Savoia inarrestabile, un’autentica macchina da guerra. Ma il cammino nei play-off è stato finora esaltante, segno di una compattezza interna e di una condizione atletica soddisfacente che ha fatto emergere individualità e versatilità del gruppo di Maurizio Coppola. Se ne è accorto il Sant’Agata, compagine le cui potenzialità erano molto accreditate alla vigilia degli spareggi, e qualcosina l’ha intuito pure l’Omnia Bitonto, che pure al Moccia non ha sfigurato. Si riparte dal 2-0 rossoblù di sette giorni fa. Biglietto unico a 2 euro al Città degli Ulivi: il club arancione chiama la città a raccolta per difendere i propri obiettivi e i sontuosi investimenti fatti un anno fa per affrancarsi dall’Eccellenza. Basti vedere l’organico di mister Pasquale De Candia. Perché vantare elementi che certe categorie superiori le hanno fatte, e anche bene, non è da tutti. Picci, Patierno, Anaclerio, Logrieco e Zotti sono solo alcuni dei musicisti più prestigiosi di questa orchestra. Ma l’Afragolese ha in mano il proprio destino. E qualche arma in più per accedere in Paradiso.
EQUILIBRIO E RIPARTENZE – Sono queste due risorse che hanno permesso all’Afragolese di asfaltare i pugliesi. L’Omnia, in realtà, si era lasciato preferire sia per l’approccio al match, sia per una certa organizzazione di gioco anche piacevole. E basata su un consolidato 3-5-2 che ha chiamato molto gli esterni Turitto e Lavopa alla partecipazione. Buona la qualità delle mezz’ali Loseto e Cardinale (quest’ultimo del ’99) e puntuale il dinamismo di Zotti in avanti. Non era stato semplicissimo l’inizio dei rossoblù, irretiti dal giropalla avversario che a volte trovava anche profondità dalle parti di Scarano. Ma lì si è “rivelato” anche il limite omniano: troppa propensione alla fase offensiva e poco equilibrio nel momento di non possesso. Ripartire per l’Afragolese è stata spesso una pacchia, con gli ospiti perennemente sbilanciati. I due gol dei rossoblù sono arrivati così: il primo per una punizione procurata con un break mortifero e trasformata dallo stesso Manzo, il secondo per un penalty concesso per un fallo su Pesce, abile nell’inserimento senza palla con la retroguardia arancione totalmente sguarnita. Un copione che può ripetersi a maggior ragione oggi, con l‘Omnia che sarà costretta a fare la partita ed a riproporre un atteggiamento persino più audace.
VERSATILITA’ – Fuori Manzo per infortunio e avanzamento di Pesce – fino a quel momento interno – al suo posto come esterno sinistro nel 4-3-3. E’ stata una delle mosse indivinate da Coppola nel match 1 di finale. Questa Afragolese può offrire tante soluzioni perché ha in sé elementi versatili e qualitativi. Causa squalifica di Vitiello, il ruolo di play oggi lo interpreterà Cardore. Coppola lo aveva anticipato una settimana fa e anche questa scelta innovativa testimonia la bontà del potenziale rossoblù. Senza dimenticare che, già da tempo, l’ex Juve Domizia, Dario Buono, si sta disimpegnando egregiamente da terzino sinistro pur avendo giocato solitamente a destra (lì dove ora c’è Ciano). In Puglia, comunque, il tridente sarà disegnato su Manzo, De Sorbo e Carfora a destra, col rientro di Tarascio in mediana, accompagnato da Pesce che ritrova la sua posizione. E ora spazio a 90 minuti di passione e sofferenza. In bocca al lupo, cara Afragolese. La D ti aspetta.
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