16 Giugno 2025
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VIOLA ROCK: nel nome dell’umiltà.

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10997810_10205024143873638_1157250549324849534_nServizio di Enzo Paudice @riproduzione riservata

La Juve supera di misura il Milan e si aggiudica per la quinta volta consecutiva la classica contro i rossoneri. Da quando il Milan è sceso allo Stadium ha sempre perso, tranne un pareggio per 2-2 nella Coppa Italia 2011/12 che però decretò il passaggio in finale della Juventus. Match winner è stato Paulo Dybala che attorno alla mezz’ora del secondo tempo ha trafitto con un tiro dei suoi il giovanissimo portiere rossonero Donnarumma. L’azione del gol si è sviluppata sull’asse Pogba-Alex Sandro-Dybala che ha finalizzato un cross dalla sinistra del terzino brasiliano, subentrato dopo soli 19 minuti ad Evra uscito per infortunio. Il lampo dell’enfant prodige argentino ha rotto gli equilibri tra due squadre che sono ancora alla ricerca di un gioco apprezabile e di una precisa identità. Troppi errori a centrocampo, trame di attacco prevedibili, tanta confusione. La Juve però ha avuto il merito di osare di più e di crederci fino alla fine a differenza del Milan sceso allo Stadium con una impostazione tattica troppo rinunciataria. In fin dei conti Buffon è stato impegnato soltanto una volta, ad una manciata di secondi dalla fine, quando ha respinto un insidioso tiro di Cerci dalla distanza. Questo è stato l’unico lampo dei rossoneri, il resto solo contenimento e distruzione delle trame offensive juventine che si infrangevano sempre ai trenta metri. All’inizio Allegri ha preferito schierare un 4-3-1-2 con Hernanes dietro le punte Mandzukic e Dybala e con Pogba, Sturaro e Marchisio a centrocampo. In difesa Chiellini, Barzagli, Lichtsteiner ed Evra davanti a Buffon che raggiungeva i vent’anni di militanza in serie A. Paradossalmente, l’uscita di Evra dopo nemmeno venti minuti di gioco per un infortunio alla caviglia, lanciava nella mischia Alex Sandro che risultava essere con Dybala il giocatore decisivo. Il primo tempo vedeva una Juve più vogliosa mentre il Milan si limitava a contenere le azioni avversarie con il giovane Niang addirittura all’altezza dei centrocampisti a dispetto del suo ruolo di attaccante. Per la Juve però la difficoltà maggiore era quella di scardinare il bunker costruito da Mihaijlovic. Erano infatti i tiri dalla distanza a procurare i maggiori pericoli per la porta rossonera soprattutto con Hernanes che faceva venire i brividi al sedicenne portiere milanista Donnarumma, bravo a deviare in angolo un tiro del “profeta” deviato da Antonelli. Nella ripresa la Juve cambiava pelle perché Allegri mandava in campo il classico 3-5-2 vista la defezione per infortunio (l’ennesimo) di Hernanes. Bonucci prendeva il posto del brasiliano e così il centrocampo juventino si rinfoltiva con Alex Sandro nella posizione di esterno alto di sinistra a dare una mano alle punte. L’ex terzino del Porto era pericoloso attorno al ventesimo con un tiro a giro di poco fuori mentre alla mezz’ora forniva a Dybala la palla del gol dopo una bella azione in combinazione con Pogba. La Juve poteva chiudere definitivamente la partita se Mandzukic, servito sempre da Alex Sandro, non avesse sparato in curva un pallone che chiedeva solo di essere spinto in rete. Ad una manciata di secondi dalla fine era Cerci ad avere la palla del pareggio ma il suo sinistro era parato da Buffon che si sporcava i guantoni per la prima ed ultima volta. La Juve superando il Milan inanella la terza vittoria consecutiva e scavalca in classifica i rossoneri. Di positivo c’è solo il risultato, il gioco può attendere. Mercoledì prossimo sarà di nuovo Champions League. Allo Stadium è atteso il Manchester City per la penultima gara del girone eliminatorio. Alla Juve basta un solo punto per qualificarsi ma I Citizens sono in vena di rivincita perché in Premier sono stati umiliati dal Liverpool di Klopp per 1-4.

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Trentenne, storico dell'arte, amante della musica rock anni '60, '70 e '80 e soprattutto tifoso viola. Tutto questo per footballweb.it

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