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Demasiada chulerìa. Pardon, torniamo al nostro idioma (con la m), almeno noi non snaturiamoci. Troppa sfrontatezza. Va meglio? Sì, siamo gli italiani, quelli che hanno gli allenatori migliori. Quelli che non hanno inventato il calcio, ma lo hanno interpretato meglio. Se il Brasile è la fantasia e la Germania è la professionalità, l’Italia è la miscela giusta tra le due. Da sempre. Almeno così sembra, fino a quando non ci becchiamo una lezione e torniamo a sentirci umani. Gli umani possono sbagliare e Ventura dovrebbe saperlo. La gavetta che l’ha portato alla guida della nazionale, tra lo scetticismo di molti, dopo ieri un tantinello più fondato, non basta a giustificare ogni suo errore.
Affrontare la Spagna, nel giorno del giudizio del girone G delle qualificazioni ai Mondiali di Russia 2018, con il piglio di chi tutto può, non è stata una scelta felice. Per usare un eufemismo. Si salva poco o nulla. Il resto sono macerie sparse qua e là. Un Buffon meno leggendario, Bonucci-Barzagli che da muro diventano semplice staccionata, per dire i primi. Si potrebbe però estendere il discorso ad altre scelte. Ad esempio, presentarsi al Bernabèu col mento alto del 4-2-4, di fronte al centrocampo col tasso di qualità più alto al mondo, è stato un suicidio assistito. Assistito da una serata di grazia dei fenomeni in maglia roja, Iniesta e Isco su tutti. Se del professore blaugrana ormai non fa più notizia l’eleganza, del talento scuola Valencia si è potuto apprezzare il genio sconfinato, forse finora solo a tratti sciorinato. E, sia chiaro, si potrebbe ancora dire di un Asensio predestinato che stavolta non ha potuto piazzare il suo marchio di fabbrica, il quarto, perchè sostituito in anticipo.
Non si può, però, ridursi a tessere le lodi di una Spagna di cui sapevamo l’indubbio valore della rosa. Occorre invece riflettere sull’atteggiamento poco catenacciaro, quindi poco italiano. Conte ce l’ha mostrato, le Furie rosse vanno ingabbiate e colpite di rimessa. Ventura l’ha sconfessato e ne ha subito le conseguenze. Amare, amarissime. Spinazzola, schierato nel suo periodo meno felice, ha costretto Insigne a guardare la porta avversaria da lontano. Meglio la fascia di Darmian e Candreva. Anche se, forse, la gamba di Conti sarebbe stata un tantinello più devastante, in questa parte di stagione. Disastrosa la esile diga Verratti-De Rossi. Già in inferiorità numerica, i due si sono impegnati in un improduttivo torello. Il regista del Psg si è fatto condizionare per tutta la gara da un giallo tanto ingenuo quanto fiscale, mostratogli da Kuipers. Il Capitan Futuro (presente) della Roma ha messo in mostra una forma non eccelsa. Il risultato? Poche palle in verticale per Immobile e Belotti costretto a ritagliarsi qualche chance con le spallate. Poca roba, insomma.
Ciò che fa più male, della serata madrilena, sono i possibili strascichi. Prima di tutto, il playoff (salvo miracoli) da giocare che resta un’incognita pericolosa all’orizzonte dell’accesso a Russia 2018. In seconda battuta, il fronte della fiducia, minato dai colpi di un tecnico come Lopetegui, che tutto ha dimostrato in carriera, tranne che di essere un vincente. Ecco che quindi, la fiducia nei mezzi di questa nazionale assume contorni incerti. Sia chiaro, Ventura ha tutto il tempo e il modo di riscattarsi. Anche delle dichiarazioni della vigilia. in cui prometteva “qualcosa di sorprendente”. Basta non farsi fondamentalista delle sue convinzioni tattiche, come fatto in occasione dei cambi ieri sera. Solo gli stupidi non hanno dubbi. E l’ex Toro non lo è di certo. Lo dimostri dunque, sorprendendoci. Stavolta in maniera positiva, però.
Servizio di Valerio Lauri ©riproduzione riservata
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