16 Giugno 2025
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Salernitana, vittoria di tattica e cuore

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Ci sono partite nell’arco di una stagione, che sono dei veri e propri crocevia. Sono quei match che possono farti fare un salto di qualità, per poi proiettarti verso insperati traguardi. La vittoria di sabato al termine di una partita al quanto bizzarra, caratterizzata da infortuni a catena, commoventi furori agonistici ed atletici, desideri arcigni di gettare il cuore oltre l’ostacolo per aiutarsi reciprocamente, i calciatori granata hanno conseguito una vittoria importantissima contro l’Empoli, che per ora li proietta nella zona sogno della graduatoria. A voler analizzare in modo obiettivo la gara, il pari sarebbe stato il risultato più giusto, ma il successo può essere considerato una premio per l’entusiasmante spirito di gruppo mostrato dalla squadra, che, nonostante le difficoltà della prima mezz’ora di gioco e la qualità tecnica dell’avversario, è uscita fuori alla distanza, esibendo lucidità e compattezza, organizzazione tattica e vivacità dal punto di vista tecnico, atletico e temperamentale. Vittoria che rende merito anche allo scrupoloso lavoro settimanale del tecnico lombardo, il quale è riuscito a gestire perfettamente le numerose assenze (della vigilia e quelle maturate nel corso del match), realizzando sul campo un autentico capolavoro tattico a livello difensivo. Impressionante è apparsa soprattutto la preparazione calcistica dei calciatori, che non hanno accusato nessun tipo di scompenso pur dovendosi adattare in ruoli e funzioni poco aderenti ai loro trascorsi calcistici. Dimostrazione evidente di un lavoro quotidiano meticoloso e costante.
Bollini tiene fuori l’affaticato Gatto (dall’inizio) e deve rinunciare all’estro della sorpresa Sprocati. Quindi chi pensava ad una copia tattica di Novara, si è dovuto ricredere. Assenze che hanno fatto così seguire una strade alternativa. Per avere la meglio sulla corazzata empolese, il tecnico lombardo, si è affidato ad un robusto 3-5-2, rispolverando Bocalon al fianco di Rossi, creando il giusto mix di qualità e quantità in mediana e piazzando Pucino e Vitale sulle corsie esterne, incaricati di dar manforte alla retroguardia e allo stesso di supportare la fase offensiva. L’Empoli che rinunciava all’ex Alfredo Donnarumma, in campo ha messo un centrocampo di assoluta qualità alle spalle dell’unica punta Caputo. Krunic variava la sua posizione in campo, giocando a volte da mezzala (3-5-2) e più spesso affiancando Ninkovic alle spalle di Caputo (3-4-2-1). I primi minuti delle ostilità, hanno visto un Empoli chiaramente superiore sul piano del palleggio collettivo, ma anche una squadra provvista di individualità capaci di produrre giocate tutt’altro che ordinarie. Le preoccupazioni della vigilia granata, che narravano di calciatori ospiti abilissimi ad assumere le redini del gioco, si materializzate in fretta, anche perché l’atteggiamento della Salernitana mostrava un timore reverenziale, forse anche immotivato. Ansie da prestazione, che si sono acuite, dopo l’infortunio muscolare patito da Bernardini, che lasciava il posto al portoghese Alex. Con Vitale che abbandonava la fascia mancina ed arretrava nel ruolo di centrale difensivo di sinistra, con il neo entrato
che prende il posto dell’ex ternano sulla fascia. A fare la gara, con discreta autorevolezza, è stata soprattutto la compagine toscana, mentre la Salernitana badava ad opporre densità e ad essere compatta nella propria trequarti, affidando al pugnace e volitivo Rossi il compito di pungere di rimessa ed attaccare gli spazi. Qualche interessante iniziativa del virgulto scuola Lazio finisca per ingolosire il centrocampo granata, che provava in un paio di occasioni ad accompagnare l’azione offensiva. Ma la voglia di sbilanciarsi, prestava il fianco alle iniziative degli empolesi. Quindi questa voglia di imporre veniva non solo dalla panchina, ma anche dalle capacità dell’Empoli di ripartire e verticalizzare, una volta conquistata palla, con le devastanti accelerazioni di Krunic. Anche perché la difesa granata faticava a colmare con le coperture preventive lo spazio lasciato incustodito da Minala e compagni. Si vedeva in campo predominio dell’Empoli netto, grazie alla massiccia personalità di centrocampisti che non temono l’uno contro uno teso a creare superiorità numerica. Bennacer, Castagnetti, Krunic e Ninkovic sono calciatori rapidi di pensiero e di gambe, oltre ad essere atleti che non difettano di sicurezza nei loro mezzi. Intanto la Salernitana, già in chiara difficoltà tattica, doveva rinunciare anche a Schiavi, il cui posto tra la sorpresa generale, veniva preso da Gatto. Bollini seppur con scelte azzardate, non lasciva deviare il suo progetto tattico originario e, dimostrando notevole coraggio, arretrava anche Pucino nel ruolo di centrale difensivo di destra, con il neo entrato che va andava ad operare sulla medesima corsia laterale. I cambi forzati operati da Bollini rendevano ancora più audace l’Empoli, che intensificava la sua pressione e sfiorava il vantaggio con Romagnoli. La sensazione diffusa, in campo e sugli spalti, è che il gol dell’Empoli era nell’aria e poteva arrivare da un momento all’altro. Allora Bollini ordinava ai suoi uomini di esercitare un pressing più alto sui fari di gioco di Vivarini. Coraggiosa iniziativa della compagine granata, ma le doti di palleggio di Castagnetti e compagni eludevano con relativa semplicità l’aggressività dei calciatori di casa, finendo per guadagnare invitanti praterie da consegnare alle perentorie accelerazioni di Krunic. Il talentuoso bosniaco in una delle sue teorie folate, si è guadagnato una dubbia; ma da interessante punizione nei pressi dei sedici metri granata. E Pasqual, esperto difensore dai piedi buoni insaccava, dando un cazzotto da KO ai granata. Dopo un terzo di gara, l’esito del match sembra già scontato, con la squadra tecnicamente più forte in vantaggio con pieno merito contro un avversario rimaneggiato e in netta difficoltà tattica. Ma nel calcio, per evitare improvvisi ritorni dell’avversario, devi essere sempre cinico nel capitalizzare le occasioni utili per mettere la parola fine alla contesa. Ninkovic, lanciato verso la porta granata, con due compagni quasi liberi alla sua sinistra, permetteva a Vitale di effettuare un provvidenziale recupero e sventare il colpo del ko definitivo. Ed al minuto trentuno quando la Salernitana, finalmente scossa dall’ennesima minaccia e consapevole di dover cambiare ritmo e tipo di partita, decide di affrontare gli avversari con più cuore e maggiore coraggio. Supportata anche dalla consapevolezza di poter creare numerose difficoltà ad una squadra che ama giocare il pallone ma non eccelle quando si tratta di gettare nella contesa ardore agonistico e spirito di sacrificio in fase di non possesso. I granata a sorpresa alzano il baricentro, accentuano il pressing, muovono più velocemente la sfera, eseguono numerosi cambi di gioco ed attaccano lo spazio laterale con gli esterni e quello tra linee empolesi con gli inserimenti delle mezzali. Finalmente, dopo oltre trenta minuti di estrema difficoltà, Ricci e compagni cominciavano a recitare il ruolo dei protagonisti, ad esercitare una pressione che mandava in confusione l’Empoli. Gli ospiti faticavano a coprire tempestivamente le varie zone del campo, concedendo qualche corner agli avversari e, soprattutto, presidiando male la loro area di rigore. Tutto questo mix di cose ed eventi, consentivano a Bocalon di ritrovare le sicurezze di antico bomber e realizzare in appena due minuti una splendida doppietta. Performance che spazzava via le difficoltà iniziali della squadra di casa e iniettava fiducia all’ex cecchino del Venezia, da settimane prigioniero di una crisi di astinenza: che lo aveva posto frettolosamente nel mirino della critica. Gli ultimi dieci minuti della prima frazione non regalavano grossi sussulti.
Ad inizio ripresa i calciatori granata provato ad avere maggiori riferimenti sul piano difensivo, attuando quasi delle marcature ad uomo vecchio stampo; un modo per creare maggiori difficoltà alla fase d’impostazione di un Empoli sempre molto qualitativo nello sviluppo dell’azione e nel palleggio. Vivarini capendo che la fase difensiva rivale è più tenace ed organizzata rispetto a quella fronteggiata nella prima mezz’ora di gara, quindi ordinava ai suoi difensori (Romagnoli e Veseli in particolare) di abbandonare con frequenza i blocchi difensivi per avanzare a centrocampo, costringere i mediani granata ad uscire in marcatura e favorire la superiorità numerica e l’agibilità tra le linee di Krunic e degli altri centrocampisti. Empoli ricco di qualità, nato per vincere, di sicuro più forte, riprendeva saldamente il comando del gioco, e provava a ristabilire quanto meno la parità. La Salernitana per nulla intimorita, gettava il cuore oltre l’ostacolo e teneva botta. Seppur con un Empoli che menava le danze, la prima vera occasione della ripresa era dei granata , che potevano anche chiudere il match con un’ottima sponda di petto di Bocalon non sfruttata da Ricci che calciava il pallone oltre la traversa. A questo punto Vivarini comprende di dover incrementare il tasso di imprevedibilità ed incisività offensiva dei suoi; il compitino non basta a domare un’ordinata ed attenta Salernitana. Così metteva in campo l’attaccante Piu al posto di Ninkovic. Scelta azzardata, che non dava i frutti sperati, perché il ragazzo è meno estroso e imprevedibile del serbo, che, nonostante qualche pausa di troppo, quando si accendeva, dava superiorità numerica ai suoi. L’ex trainer del Latina registrava il decremento di qualità tra le linee granata e gettava nella mischia il temibile Zajc . La squadra toscana padroneggiava a centrocampo, affidando alla coppia Krunic-Zajc il compito di non regalare punti di riferimento alla difesa granata e di fraseggiare per arrivare al tiro o servire con maggiore frequenza uno spaesato Caputo. Inoltre Piu veniva dirottato a sorpresa sulla sinistra con funzioni di esterno Intermedio, al fine di garantire una maggiore spinta anche sulle corsie laterali e qualche taglio centrale in grado di gettare scompiglio nella fase difensiva organizzata da Bollini. In questo dominio empolese, i centrocampisti granata soffrivano la nuova impostazione tattica empolese. Nel maggior momento di difficoltà, si sono compattati e si sono aiutati uno con l’altro. Questa caparbietà, unita agli ottimi movimenti effettuati dai tre centrali difensivi ed i due esterni intermedi granata, consentiva alla compagine di casa di coprire bene il campo, restare compatta a guardia dei propri sedici metri e gestire senza eccessivi affanni una sofferenza fisiologica che non sfociava mai in autentiche occasioni da gol concesse. Impressionava soprattutto l’intesa dell’improvvisato quintetto difensivo,con ben quattro calciatori fuori ruolo. A poco servivano l’ingresso in campo della giovane punta Jakupovic e l’ultraoffensivo 4-2-2-2 schierato da Vivarini nel finale. La squadra granata spinta dal pubblico, entrava in trans agonistica, concentratissima, ed effettuava i movimenti difensivi con un tempismo e una precisione da far invidia a collettivi che giocano insieme da anni. Inoltre, nell’ultimo scorcio di gara si avvaleva della freschezza atletica di Odjer, che prendeva il posto di un Ricci impossibilitato a commettere falli (graziato in precedenza dal direttore di gara che non lo punisce con una ‘meritata’ seconda ammonizione). Alla fine i toscani hanno capito che la palla non sarebbe entrata, a meno che non la gettavano con le mani. Così dopo un dominio sterile, che creava pochi grattacapi a Radunovic, si è arrivati al liberatorio triplice fischio finale, che al momento lancia i granata nei quartieri alti della classifica.

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