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La partita contro il lanciatissimo Benevento, inutile negarlo, rappresenta più di un bivio fondamentale per il prosieguo della stagione granata. Vincere contro Buzzegoli e compagni regalerebbe alle membra contratte dei calciatori di Sannino quello slancio necessario per mettersi alla ricerca di un percorso finalmente meno accidentato. Un successo che, inoltre, aiuterebbe la squadra a sgombrare la mente da tutte quelle incertezze e insicurezze psicologiche che l’hanno accompagnata in questo avvio tribolato di torneo. Tre punti che gaserebbero anche il popolo granata, timoroso di dover assistere allo stesso film scialbo andato in onda nello scorso campionato, con un finale thrilling che nessuno desidera rivivere. Gara, pertanto, che decreterà una potenziale svolta positiva oppure, al contrario, creerà una piccola voragine in classifica tra la squadra sannita e quella granata. Con tutto ciò che ne consegue in termini di discorsi e valutazioni sulle due differenti gestioni in sede di campagna acquisti estiva. Dodici punti (considerando quello di penalità ricevuto dai sanniti) di distacco, dopo appena otto turni di campionato, annuncerebbero, in pompa magna, un primo, incontrovertibile fallimento gestionale della triade Lotito-Mezzaroma-Fabiani. Così come assumerebbe contorni grotteschi una linea difensiva, sposata da società e intero staff tecnico, impostata sul combinato sfortuna-errori arbitrali-infortuni-squalifiche. Di tutto questo è ben consapevole l’intero universo granata, chiamato o a tirar fuori gli attributi nel tentativo di ridimensionare un avversario che giungerà a Salerno scortato da duemila sostenitori, entusiasmo, autostima, certezze tecniche e la ferma volontà di riscattare i recenti match precedenti, tutti chiaramente a vantaggio della Salernitana.
Impresa tutt’altro che semplice attende quindi Coda e compagni, soprattutto in considerazione del fatto che Baroni è già riuscito a dare un’identità tattica al suo gruppo, mentre Sannino ancora stenta ad offrire un prodotto calcistico che lasci intravedere reali progressi in entrambe le fasi di gioco. Certo, bisogna sottolineare anche che il mister partenopeo ha registrato forse qualche richiesta soddisfatta in meno e la negata possibilità di lavorare sin dal principio con un organico quasi al completo. Però è altrettanto vero che l’ex trainer del Novara ha mostrato maggiore fermezza in estate quando si trattava di completare celermente la rosa, non recedendo mai dalle sue convinzioni e parlando in maniera mirata di ciò che ancora serviva alla sua squadra per presentarsi completa e competitiva ai nastri di partenza. Insomma, la gara mette in palio più dei tre punti canonici. Fallire l’appuntamento con la vittoria produrrebbe inevitabili scompensi sotto tutti i punti di vista. Rendendo ancora più problematica la ricerca di alibi e giustificazioni, i quali troverebbero la strada sbarrata anche dall’intransigenza della torcida granata. Una rigorosa riluttanza a lasciar passare piagnistei e vittimismi, alimentata dalla consapevolezza, intrisa di sana invidia, su quanto fatto finora dal terzetto Vigorito-Di Somma-Baroni. Sia in termini di organizzazione societaria, sia per quel che concerne l’efficacia del progetto meramente calcistico.
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