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Servizio di Maurizio Longhi @riproduzione riservata
Troppo ghiotta l’occasione di riaprire il discorso primo posto per farsela scappare. Si dirà: ma perché era considerato già chiuso? No, però, tutti sanno quanto sia difficile recuperare quattro punti alla Vecchia Signora, aver dimezzato il distacco, a nove giornate dalla fine, è una notizia che fa ritornare il sereno nell’ambiente azzurro visto che le critiche già ne stavano ammantando i contorni. Eppure non è stato un Napoli feroce agonisticamente come ci si aspettava, il Genoa ha provato ad imbrigliare gli azzurri anche se non sempre ci è riuscito perché ha rischiato più volte di capitolare prima che Albiol trovasse il bandolo della matassa con un colpo di testa sul primo palo sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Però, anche il Grifo aveva avuto la possibilità di gelare il San Paolo, soprattutto con un colpo di testa di Spolli che aveva sorpreso tutta la retroguardia partenopea e solo un refolo di vento ha voluto che la palla non entrasse a Reina ormai battuto. Per il resto, non c’è stato grande lavoro per il portiere già promesso sposo del Milan per la prossima stagione, il Napoli ha alzato i ritmi alla fine del primo tempo per poi giocare su quella stessa falsariga per tutta la ripresa. Alcuni elementi, però, sono apparsi ancora poco tonici e imprecisi nei fraseggi, andando ad inficiare su tutta la manovra che spesso risultava farraginosa.
In questi casi, le avversarie trovano sempre le contromisure, come se gli azzurri fossero condannati ad andare a mille all’ora per non essere prevedibili. Dopo il clamoroso errore di Allan a due metri dalla porta e i legni colpiti da Insigne e Mertens, si pensava che fosse segnato anche il destino di questa partita, invece, era questione di pazienza, bisognava aspettare per far tirare a tutti un bel sospirone di sollievo. Che liberazione per tutto il San Paolo quando Albiol ha trovato il tempo giusto per staccare di testa e battere Perin, adesso non si può parlare più di una Juve in fuga ma di un Napoli pronto a sfruttarne un’altra eventuale battuta d’arresto. Certo, ne subisce poche la squadra di Allegri, era umanamente impossibile che le vincesse tutte ma, chissà, può essere che incosciamente il doppio scontro con il Real Madrid in Champions sia un fattore di distrazione. Il Napoli deve pensare a se stesso, anche perché, dopo la sosta, la vedrà con due squadre come Sassuolo e Chievo invischiate nella lotta per la salvezza. Gli emiliani, specialmente nella loro tana, hanno già dato dei dispiaceri a Sarri: al primo anno rendendo amaro il suo esordio sulla panchina azzurra e nel campionato scorso quando quel pari fu determinante per il mancato arrivo al secondo posto.
Il Chievo, quest’anno, è stata la prima squadra ad aver bloccato i partenopei in trasferta, poi ci è riuscita l’Inter una settimana fa, ma un pari contro i nerazzurri ci potrebbe anche stare, mentre se i clivensi sono riusciti a strappare un punto al devastante Napoli formato trasferta, meritano solo un plauso in termini di applicazione e dedizione. Ecco perché, più che parlare di Juve, è meglio guardare a se stessi sperando di arrivare nella maniera migliore alla fatidica data del 22 aprile, c’è chi metterebbe la firma per arrivare così, con soli due punti in meno. Dov’è la differenza tra le due squadre? Non solo nel gol di Dybala a tempo scaduto in casa della Lazio, ma anche nella mentalità, Allegri ha a disposizione gente che ha vinto e stravinto nella propria carriera, di conseguenza è abituata a gestire ogni singolo momento, nel Napoli tutto questo non c’è, ed è superfluo rimarcare quanto incida questo aspetto. In termini di forza, competitività, mentalità, attitudine alla vittoria, non ci dovrebbe essere storia, ma crederci è un dovere per la squadra partenopea che, per il campionato che sta disputando sinora, merita solo una infinità di applausi.
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