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Servizio di Maurizio Longhi @riproduzione riservata
Il Napoli rilancia le proprie quotazioni anche in Champions dopo lo scivolone in terra ucraina all’esordio. Contro il Feyenoord non c’è stata storia, anche se gli azzurri hanno fatto di tutto per far rientrare in partita gli olandesi. Dopo il 2-0 il secondo tempo si stava trascinando lentamente con gli uomini di Van Bronckhorst in panne, incapace di produrre la benché minima azione per impensierire la porta di Reina. Ma, in una delle poche sortite offensive ospiti, un po’ l’ingenuità del pacchetto arretrato partenopeo e un po’, anzi più di un po’, di miopia arbitrale, il Feyenoord si è ritrovato a beneficiare di un calcio di rigore che avrebbe potuto riaprire la partita. Avrebbe potuto, perché Reina ha deciso di farsi perdonare gli ultimi errori ipnotizzando Toornstra tagliando definitivamente le gambe agli avversari. Infatti, un minuto dopo ci ha pensato Callejon a firmare il tris facendo scorrere i titoli di coda su una partita che già dai primi minuti è sembrata orientata verso un’unica direzione.
Il gol di Insigne dopo sette minuti di gioco già aveva messo le cose in chiaro, il primo tempo si è chiuso con un vantaggio di misura ma il dominio azzurro era incontrastato. Poi, ad inizio ripresa, la rete di Mertens aveva ormai steso i campioni d’Olanda ma il Napoli ci ha abituato che non può distrarsi neanche un secondo che anche le partite già in cassaforte si riaprono improvvisamente, se poi ci si mettono anche gli abbagli arbitrali, diventa tutto più difficile. Questa è la pecca maggiore del Napoli, sbrana le avversarie ma poi si adagia, come è successo anche contro il Feyenoord a dieci secondi dalla fine, con Amrabat che ha approfittato della dormita generale di Koulibaly e Maksimovic per trafiggere l’incolpevole Reina. Il gol subito ha fatto infuriare tutti, sia i giocatori in campo che Sarri dalla panchina, una vera furia il tecnico, impossibile da ammansire. Questi sono i soliti errori, come quelli dello scorso anno sempre in Champions e sempre al San Paolo e sempre nella seconda gara del girone, quella contro il Benfica. Si era in vantaggio di ben quattro reti quando nel finale ci si è addormentati completamente concedendo due gol ai lusitani con Sarri che per poco non sventrava la panchina.
Sul piano del profitto, nulla da dire a questo Napoli che in dieci partite stagionali ne ha vinte nove e persa solo una, quella in casa dello Shakhtar, tra l’altro non meritandolo neanche. In campionato si è a punteggio pieno, sei su sei, solo il Napoli sembra tenere testa ad una Juve seriamente intenzionata ad issarsi sul trono d’Italia per la settima volta consecutiva. I risultati stanno arrivando, e sono più che lusinghieri, ma ancora si commettono i soliti errori di distrazione, quelli che possono costare a caro prezzo negli scontri diretti, quando anche il minimo errore può compromettere il risultato. Malgrado i difetti, gli elogi non possono mancare per questo Napoli che rifila sempre tre o addirittura più gol alle avversarie, che vince anche senza mostrare quel gioco spettacolare degli ultimi due anni, che si impone anche con interpreti importanti ancora non in condizione, si pensi soprattutto ad Hamsik. Il capitano non riesce più ad incidere, ma si spera si tratti solo di una fase, anche se sta diventando più lunga del previsto, finora fatica a prendere iniziativa e risulta spesso e volentieri lento e impreciso. Una menzione particolare per quei tre lì davanti, Insigne, Callejon e Mertens, gli autori della prima vittoria stagionale in Champions, se girano loro non ce n’è per nessuno.
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