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Dalle contestazioni del post-Catanzaro, all’ebbrezza di due gioie consecutive vissute solo una volta ben quattro mesi fa. La Paganese, dopo il blitz di Monopoli, ha ripreso in mano, lucidato ed esposto anche contro il Messina la propria doppietta da caccia che aveva fulminato sul colpo i biancoverdi sette giorni prima. Sono passati appena 20 giorni ma sembra appartenere ad un’altra dimensione temporale quel pomeriggio dal sapore crepuscolare che aveva mandato gli azzurrostellati in apnea. Un po’ tutti, dopo la disfatta coi giallorossi, avevano dubitato della tenuta psicologica a lungo termine di un gruppo già estremamente giovane. E’ stato bravo Grassadonia a tirar fuori in tempi brevi personalità e voglia di reagire della sua squadra, a farle pesare pazienza e tranquillità più che ansia e paura come sarebbe stato normale in una fase del genere. E, del resto, è una squadra che cresce a vista d’occhio quella di Grassadonia. Intanto atleticamente, come lo stesso tecnico salernitano aveva avvertito dopo il match col Catanzaro facendo prevalere la freddezza dell’analisi allo sconforto. Oggi la Paganese sa essere cinica e determinata e, allo stesso tempo, speculare e diligente quando si tratta di difendere il tesoretto accumulato. Insomma, quella azzurrostellata è una allegra compagnia di lotta e di governo, bella da vedere e pragmatica quando occorre. Anche coi giallorossi tutto sommato la sceneggiatura è stata questa: primo tempo efficace, non solo per il doppio vantaggio ma anche per la capacità d’urto avuta a fronte di un quarto d’ora feroce del Messina, che al Torre è sceso col piglio del cane bastonato (dopo le note vicende societarie che poi hanno portato alla discesa in campo di Proto) e che vicino al gol ci è andato in almeno un paio di circostanze limpide. Il secondo tempo è stato meno gustoso da vedere, ma da pollice alto per il modo col quale gli azzurrostellati hanno saputo gestire la sfida negando qualsiasi velleità di ritorno ai peloritani sin dai primi minuti. Naturalmente la crescita collettiva della squadra sussume l’emancipazione dei singoli. A partire da Mauri e Firenze, protagonisti di una prestazione maestosa per qualità e sacrificio. Il primo, lottatore indomito e uomo assist. Il secondo cecchino diabolico delle difese avversarie (il centro al Messina è il suo secondo stagionale). Entrambi utilizzati da mezz’ala in un centrocampo ben diretto da Pestrin nel nuovo 4-3-3 che riscopre la beltà di Alcibiade come terzino destro. Per il difensore torinese, che ha aperto le danze coi siciliani e si è proposto spesso sulla fascia con sgroppate sontuose, è stata senz’altro la migliore partita in azzurrostellato di tutta l’annata. Una intuizione di Grassadonia che ha riportato il giocatore in un ruolo già interpretato tante volte in passato (specialmente nel corso del campionato vinto a Gubbio). Ne è uscito un assetto difensivo che ha conferito solidità all’asse Carillo-De Santis consentendo allo stesso Alcibiade, non sempre impeccabile in precedenza, di esprimersi con maggiore tranquillità. Tutti nettamente al di sopra della sufficienza, dunque. Tranne il solo Reginaldo, che da una ventina di giorni vive una strana fase involutiva. Poco presente nel gioco, il brasiliano ha rimediato anche un rosso ingenuo nel finale per un fallo di reazione su Maccarrone, a testimonianza di un periodo di non spiccata lucidità (il Giudice gli ha rifilato due giornate di stop).
La Paganese, quindi, ha dato uno scossone decisivo al proprio cammino. Ma a Melfi, sabato pomeriggio (14.30) sarà test di maturità per gli azzurrostellati. Non può piovere per sempre e i gialloverdi sono a caccia di punti salvezza (o almeno play-out), dopo i 10 stop consecutivi della gestione Bitetto, pronti a dare battaglia senza quartiere. E’ stata in effetti una settimana tormentata per i normanni, che hanno perso il trainer barese (dentro Aimo Diana, confermati il collaboratore tecnico Andrea Destino e il preparatore atletico Pasquale Sepe) e il responsabile dell’area tecnica Stefano Paolino, i quali hanno pagato un po’ per tutti l’arretramento melfitano fino alla coda solitaria della classifica. Un quadro reso ancora più triste dalla scomparsa di Erminio Maglione, papà del patron storico gialloverde, Peppino (ieri mattina i funerali a Melfi). Una riconferma dell’undici che ha battuto il Messina è quasi scontata, anche se c’è da sciogliere il rebus del sostituto di Reginaldo. Un posto che possono giocarsi Herrera o Cicerelli, con spostamento, nel secondo caso, del panamense sulla fascia sinistra. In caso di forfait dello stesso Herrera, Firenze potrebbe essere avanzato come esterno offensivo a sinistra dando quindi la possibilità a Tascone di rientrare in mediana dopo l’ottima prova di Monopoli. Si vedrà, anche se nel frattempo la società, dopo averlo messo da qualche giorno a disposizione di Grassadonia, sta valutando l’ipotesi di tesserare il giovane attaccante classe ’96 Giuseppe Maiorano, divisosi lo scorso anno tra Ancona e Lupa Castelli. Un affare che sarebbe eventualmente concretizzato la settimana prossima. Di seguito i Top e Flop dell’ultima gara con i peloritani.
TOP
ALCIBIADE – Quasi la partita perfetta per il difensore, che va in gol, propizia il raddoppio e mostra una sfrontatezza insospettabile sulla fascia destra. A fine gara, dirà lui stesso di preferire (per dirla così, “ai punti”) questa posizione che gli consente maggiore libertà di azione e meno “lavoro sporco”.
MAURI – Corre, si danna l’anima e conferisce qualità e presenza costante alle trame azzurrostellate con le sue imbeccate. Ora meriterebbe solo il gol. Si è guadagnato il posto da titolare con sacrificio, umiltà e professionalità. Già questo un grande titolo di merito.
FIRENZE – Sta acquisendo sempre più il ritmo partita ma è certo che stupirà sempre più e meglio. Anche lui vive almeno 45 minuti (quelli della prima frazione) all’arma bianca, pieni di entusiasmo ed esuberanza.
FLOP
REGINALDO – E’ normale che anche uno come lui viva un periodo di appannamento dopo aver garantito tanto alla causa azzurrostellata in termini di gol, leadership e attaccamento alla maglia. Ma l’espulsione in extremis per un momento di nervosismo su Maccarrone non è fatto su cui passarci sopra così facilmente. Bensì un episodio che denota scarsa lucidità nella fase e che lo chiamerà (se non lo ha già fatto) ad una riflessione fredda e serena. In questo senso, le due giornate di squalifica rimediate in settimana non potranno fargli che bene.
Stefano Sica
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