Views: 0
Servizio di Maurizio Longhi – Vice Direttore FBW @riproduzione riservata
Questa Italia ha reso orgogliosi gli italiani, bisogna dirlo, forse in pochi, in pochissimi, si aspettavano una Nazionale così piena di intensità e ardore, capace di tenere in scacco due favorite come Belgio e Spagna, estromettendo quest’ultima dalla competizione. Molti rimpiangevano l’Italia dei grandi campioni e ormai erano pronti ad assistere ad un’onta azzurra in terra transalpina, come se il team di Conte fosse un malato agonizzante già prima di partire per la spedizione francese. Invece, dopo un ottimo girone con la qualificazione messa in cassaforte già al secondo match, è stata impartita una lezione di calcio alla super Spagna degli Iniesta, dei Busquets, dei David Silva e tanti altri top player. Contro la Germania, qualcuno sperava nella grande prestazione dell’Italia, ma altri dicevano che la nostra gloria era giunta al termine e che i teutonici ci avrebbero messo a ferro e fuoco facendoci tornare sulla terra. In realtà, la gloria è finita ma con l’onore delle armi, anzi, bastava pochissimo, magari più lucidità e meno teatrini dagli undici metri, e sarebbe stata un’altra serata di gloria.
Può essere che in Germania fossero convinti di avere vita facile contro una Italia con cui era innegabile il divario tecnico. E, ancora una volta, gli azzurri hanno interpretato la gara alla grande, lasciando pochissimi spazi agli uomini di Low, riuscendo a soffrire per larghi tratti dei 120′ di gioco e ripartendo sempre pericolosamente. C’è stata l’ennesima dimostrazione che la sapienza tattica può essere una grande arma contro un collettivo di qualità, l’Italia non aveva altro modo di arginare lo strapotere della Germania, con ordine, disciplina e sacrificio. Questo è stato il marchio di fabbrica della Nazionale di Conte, che esce a testa altissima dalla competizione europea, bastava più concentrazione sui calci di rigore che, dalla notte dei tempi, sono considerati a tutti una lotteria. Lì si azzerano tutti i valori, entrano in gioco fattori psicologici e tanta casualità, l’Italia, prima che iniziasse la lotteria dal dischetto, aveva la coscienza pulita di chi aveva dato tutto in campo tenendo testa ai campioni del Mondo. Tutta l’Italia calcistica già poteva essere soddisfatta, a quel punto la semifinalista sarebbe stata decretata da fattori imponderabili, da ciò che si era visto sul rettangolo di gioco dopo 120′ di battaglia, la nostra tanto sottovalutata Nazionale senza qualità non era mai stata inferiore alla Germania dei mostri. Certo, alla fine, l’amaro in bocca c’era tutto, perché si pregustava la possibilità di approdare alla fase successiva e avvicinarsi alla finale.
A parte l’incomprensibile e grottesco rigore di Zaza, che sembrava un giocatore della Play Station quando si inceppa, è parso subito singolare e inopportuno il gesto di Pellè che, al cospetto di quello che viene definito il portiere più forte del mondo come Neuer, anziché avere gli occhi della tigre ha pensato bene di mimare il gesto del cucchiaio, quello che ha reso celebre Totti proprio in un Europeo, nella semifinale contro l’Olanda. Ma il campione romano, pur rischiando tantissimo di essere spernacchiato, optò per quella follia tecnica in silenzio, senza sbruffonate di preavviso, e con i piedi che gli potevano permettere di confezionare una gemma come poi effettivamente venne fuori. Ma Pellè, un attaccante che non ha mai trovato fortuna in Italia con nessun club mai disposto a svenarsi per assicurarsene le prestazioni, che sfida con quel fare smargiasso un pluri-titolato come Neuer steccando la battuta dal dischetto, ha veramente contrariato tutti. Ci si è chiesti se il centravanti salentino, solo per disputare discrete partite realizzando due gol a tempo scaduto confezionati dai compagni di squadra, si fosse collocato sullo stesso piano di suoi colleghi che hanno scritto la storia dei loro club e della Nazionale e che, tra l’altro, non si sarebbero mai guadagnati le pagine per un gesto simile. Poi, come atto di profonda umiltà, Pellè ha chiesto scusa per il gesto dicendo: “Non volevo offendere Neuer, lui mi ha detto che sono un grande giocatore”. La domanda sorge spontanea: tendenza all’autocelebrazione o picchi incontrollabili di autostima?
Lascia un commento