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La settimana enigmistica. Montella deve essere un appassionato del periodico più scarabocchiato d’Italia, forse è proprio da lì che prende spunto i suoi schemi diabolici. Il Diavolo, però, quello a tinte rossonere, non è riuscito ancora a decifrarli. Insigne sì, lui ci riesce sempre. Il torello partenopeo, rivestito della nuova livrea poco azzurra Kombat Karbon Kappa, quando vede rosso(nero) non sbaglia un colpo. E come potrebbe, d’altronde, se ad opporglisi è un terzino improvvisato come Borini?
L’aeroplanino deve essere un seguace di Ventura, con lo stesso spirito masochistico e qualche nozione tecnico-tattica in meno. Il coraggio, quello sì, non manca. Non si spiega altrimenti il tenere in panchina l’eroe nazionale svizzero Rodriguez (rigore e salvataggio sulla linea nei play-off per Russia 2018) per lanciare Bonaventura nella landa sperduta della fascia sinistra. Se l’intenzione era quella di staccare a Callejon il piede dall’acceleratore, attaccandolo costantemente, non è venuta granchè bene. Stesso discorso vale per la scelta di Locatelli alle spalle di Kalinic, che ha finito per lanciare il giovane prodotto del vivaio in pasto ai leoni azzurri e fiaccare il lungagnone croato a nuotare nel mare di solitudine, governato dagli squali Albiol e (soprattutto) Koulibaly.
Il Napoli va attaccato sulle fasce, lo sanno tutti, e forse l’infortunio di Suso non ha aiutato. Lo spagnolo di Cadice è stato pugnalato alle spalle da un Mario Rui che quel Kombat l’ha preso troppo alla lettera, col benestare di Doveri. Il fischietto pisano di nascita ha speso il primo cartellino giallo al minuto 5 (a Borini, ndr), per poi ricordarsene dell’esistenza solo all’imbrunire del match. Tutto il resto è VAR. Quella VAR che toglie all’esultanza, crea la suspence e poi restituisce col gesto dell’arbitro ad indicare il centro del campo e l’esultanza di Insigne che sa di riscatto contro le polemiche versus Ventura.
Il furetto napoletano è andato a nozze con la linea del fuorigioco ballerina del Milan. Solo nella prima mezz’ora di match, Musacchio, Romagnoli e Bonucci sbagliano ad attuare la trappola dell’offside per ben otto volte. Nel secondo tempo, gli errori in tal senso vengono limati leggermente, salvo nell’occasione avversaria principale. La rete di Zielinski, infatti, è ancora una volta figlia di una “risalita” lenta e fuori tempo, che lascia il polacco a tu per tu con Donnarumma, libero di farsi beffe dei sei milioni annui percepiti dal 18enne, infilandolo tra le gambe. Un errore piccolo, ma fatale, perchè arriva nel momento di massima pressione del Milan e rinverdisce gli animi partenopei, spenti dal punto di vista fisico. La condizione degli uomini di Sarri appare in leggero calo. Tuttavia un Milan improntato al possesso palla e alle “verticalizzazioni orizzontali” non avrebbe potuto portare danni. Poche le verticalizzazioni, create per lo più dal coriaceo Andrè Silva, ma fiaccate dalla vena dei centrali partenopei, nonostante siano stati lasciati troppo soli dalla mediana.
Altro dato importante: il Milan non sa spendere i falli. Quando li spende, lo fa in maniera plateale, come in occasione del giallo di Borini. Solo sette i falli fischiati nella serata del San Paolo, praticamente meno della metà di quelli fischiati alla squadra di Sarri, che però ha collezionato solo due gialli (Allan e Albiol). Fa specie anche che il migliore in campo sia Montolivo. Messo ai margini e costretto a cedere la fascia a Bonucci, l’ex capitano rossonero rimpiazza Biglia con agonismo e geometrie. L’argentino, invece, si prende cinque minuti di gara che fotografano perfettamente il suo momento. Prima rischia di farsi rubare palla nei pressi dell’area di rigore e di mandare in porta il Napoli, poi spreca l’ultima punizione, quella da mucchio selvaggio, regalandola praticamente ai fotografi.
Quella di Napoli è stata la sesta sconfitta del Milan in campionato. Non a caso le debàcle giunte finora, sono proprio con le squadre che precedono i rossoneri in classifica. Montella e i suoi, però, adesso sono a sette lunghezze dal sesto posto, occupato dalla Sampdoria che ha pure una partita in meno. Non il più felice degli scenari, alla luce del campionato che sta maturando. La sua fortuna, finora, è che di sostituti papabili di rilievo su piazza non ce ne siano.
Servizio di Valerio Lauri ©riproduzione riservata
Twitter: @Val_CohenLauri
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