Views: 2
servizio di Gianni Pagnozzi@riproduzione riservata
Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare, recita un famoso detto anglosassone molto impiegato nello sport. Ora se qualcuno non lo avesse ancora compreso, i duri non siamo noi. Dopo averlo già constatato al Bernabeu, ne si è avuta conferma con la prestazione casalinga contro l’Atalanta di Gasperini, che apriva il ciclo terribile di partite determinanti per campionato Coppa Italia e Champions. Chi aveva tuonato sotto gli spogliatoi madrileni dopo la sconfitta, lamentandosi delle ostinazioni nelle scelte tecniche ed evocando tra l’altro la mancanza della famosa “cazzimma”, ha dimostrato per l’ennesima volta di vedere più lontano di tutti. Il bel gioco espresso in tante occasioni non riesce a svilupparsi quando l’avversario ti studia e pone delle contromisure. Gasperini lo ha fatto all’andata e al ritorno, linee strettissime tra difesa e centrocampo con marcature ad uomo e raddoppi. Quando gli azzurri provano ad aprire sull’esterno per attaccare sulle fasce sistematicamente trovano sempre uno o due avversari sulla linea di passaggio che aspettavano proprio quella giocata per rubare palla. Un copione che si è riproposto per tutta la partita e al quale il tecnico toscano non ha saputo contrapporre alcun diversivo efficace. Sicuramente Sarri avrà visionato, come fa sempre, le immagini delle precedenti partite dell’Atalanta, ma il problema a questo punto è che anche gli altri lo fanno. Perfino Zidane lo ha fatto. Ora se non si è in grado di cambiare lo spartito in base all’avversaria ed anche e soprattutto a partita in corso, è inevitabile fare flop nei momenti topici. Se perdi due volte con Gasperini regalando 6 punti all’Atalanta, non al Real, qualche responsabilità devi accettarla. Non tutto è perduto, ma quasi.
Lascia un commento