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Servizio di Stefano Sica @riproduzione riservata
Gioventù ed esuberanza contro esperienza e malizia. In pochi, solo qualche settimana fa, avrebbero giurato che, a cinque giornate dal gong, lo spavaldo e rampante Mondragone si sarebbe giocato un posto al sole dei play-off contro una Puteolana di ben altro spessore. E costruita per altri obiettivi. Eppure è accaduto, al di là dell’esito finale che ha premiato i flegrei. Magia del calcio. Perdere a testa alta, poi, è un valore. Proprio in considerazione dei rapporti di forza. Quello che il Mondragone ha sciupato, la Puteolana ha capitalizzato. Come una pugnalata alla schiena.
LA PARTITA – Non è stata una sfida spettacolare. Tirata sì, ma priva di veri spunti tecnici e di palle-gol nette, lineari. Troppo alta la posta in palio per le due squadre. Un pari sarebbe servito poco ad entrambe in chiave spareggi, ma nessuna ha voluto rischiare, aspettando magari il momento giusto per colpire. La tensione dell’evento, almeno nell’approccio, ha penalizzato soprattutto i padroni di casa (ieri in maglia gialla), quando la Puteolana avrebbe potuto mettere già la freccia con Inserra. Poi il Mondragone ha preso campo accreditandosi un maggior possesso pur senza incidere più di tanto. Tanti break, palle lunghe e rifiniture sbagliate che però non hanno elevato ritmi e qualità della sfida. Occasioni col contagocce e un equilibrio incrollabile. E pure un pizzico di noia. Un trend che è continuato nella ripresa, malgrado il Mondragone (disegnato sul solito 3-5-2) fosse stato penalizzato oltremisura dall’uscita improvvisa dell’infortunato Colella, con lo spostamento in regia di Fava, l’avanzamento di Lepre in attacco e l’inserimento del giovane Sequino a centrocampo per provare ad alzare l’intensità della gara. Proprio il match winner dello Ianniello ha sprecato una ripartenza che lo aveva messo quasi a tu per tu Fernandez. Poco dopo l’ex Palumbo ha punito secondo la più classica legge del calcio. Un gol, però, ideato, costruito e diretto da uno strepitoso Roberto Guadagnuolo, che è riuscito ad eludere persino un raddoppio di marcatura lasciando al suo compagno di reparto l’incombenza del centro. In quella fase, la sensazione generale era che, ci fosse stato un gruzzoletto a disposizione, sarebbe stato più logico puntarlo sul Mondragone. Anche perché i flegrei, guardinghi e mai realmente audaci, avevano tirato in porta solo una volta con Napolitano. Un jolly dai 30 metri che non ha avuto fortuna soltanto per la bravura di Iaccarino. Fatto sta che il sorpasso ospite, a meno di 15′ dal termine, ha demolito le residue convinzioni sinuessane. E’ finita con qualche tensione di troppo: lo stesso Iaccarino, puteolano doc, viene insultato dai tifosi granata, suoi concittadini. E non la prende bene, rispondendo per le rime. Una coda polemica evitabile in chiusura di una sfida sempre corretta. In campo e nei buoni uffici tra le due dirigenze.
SOGNO PLAY-OFF – La Puteolana, in sostanza, ha vinto da grande squadra. Con la forza dei nervi, la classe dei singoli e la crudeltà della più forte. Fuori una, dunque: il Mondragone si congeda virtualmente (mai dire mai perché i miracoli a volte accadono) dal sogno play-off ma lo fa con onore e dignità. E col tesoretto di tanti giovanissimi che ancora oggi impreziosiscono il roster di Enzo Carannante. Il già citato Danilo Sequino, ’98, così come Gianmarco Grimaldi, un esterno ’99 utile anche in mediana. Buona la partita di questo under scuola Team Napoli Soccer, che aveva iniziato la stagione con l’Audace Cerignola. E poi tanti altri ragazzi di grandissime prospettive. In questo, patron Del Prete il suo campionato l’ha già vinto, scavalcando il recinto di una salvezza tranquilla. Oggi il Mondragone, insieme al Monte di Procida di Marco Mazziotti, è l’autentica sorpresa di questo girone. Due squadre che sentono da vicino profumi e odori delle grandi. La Puteolana, invece, può continuare a coltivare la propria ambizione. Giusto così: a meritarlo, principalmente, sono quei 100 tifosi arrivati ieri pomeriggio al Conte. Sempre innamorati, sempre affamati di un calcio che conta. Così come una città intera che negli ultimi anni ha sofferto troppo. Ingiustamente. Carmine Franco vuole renderla di nuovo grande. Un proposito nobile nel solco di un futuro tutto da scrivere.
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