16 Giugno 2025
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Marek Hamsik: lo slovacco-napoletano che ha cambiato la storia del Napoli

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Marek Hamsik, e la sua Napoli nel cuore

Prima o poi si sarebbe dovuto sbloccare. Prima o poi avrebbe dovuto siglare quei gol decisivi che avrebbero permesso l’aggancio a Maradona. Marek Hamsik lo ha fatto, nelle ultime due partite da titolare. A Torino e, poi, al San Paolo, il calciatore slovacco, che arrivò a Napoli nel 28 Giugno del 2007, ha conquistato definitivamente Napoli superando El Pide de Oro nella classifica dei marcatori azzurri di tutte le competizioni. Erano 115 i gol dell’argentino campione del mondo nell’86, da sempre simbolo azzurro dei due scudetti e simbolo della vittoria del sud contro il nord. Sono, invece, 116 quelli dello slovacco con la numero 17, che è entrato di diritto nella storia partenopea di tutti i tempi. Marek e Diego. Due ruoli diversi, due mondi diversi, due epoche diverse, due tipi di calcio diversi. Ma l’amore verso questa città e verso questo popolo è lo stesso. Un amore smisurato, infinito verso una terra, una tradizione, una cultura. Hamsik ha siglato il 166° gol nella maniera migliore: tirando fuori dai guai un Napoli che, come mai era successo, ha trovato di fronte a sé una squadra altrettanto preparata, come quella di Giampaolo, pronta a mettergli i bastoni fra le ruote. Poi, ha esultato mostrando il suo nome al pubblico, nome di certo che non sarà mai più dimenticato e sarà ricordato proprio come quello del numero 10 migliore al mondo. Un calciatore come Marek non ha bisogno di descrizioni. Da ormai dieci anni a questa parte, è simbolo di umiltà, onestà, professionalità, fedeltà. Mai una volta che il 17 azzurro si sia lamentato di un cambio, mai una volta in cui sia stato oggetto di scandali o “momenti di crisi”. Tutte le proprie crisi, che lo hanno portato più spesso a stare lontano dal gol, Hamsik le ha sconfitte facendo fatti e non parole. Lavorando tanto, parlando poco. Spesso ricomprendo diversi ruoli: da quello più offensivo da trequartista, accompagnando Lavezzi a sostegno di Cavani, a quello attuale, molto più arretrato e più incentrato sul servire i propri compagni. Eppure si è sempre fatto trovare pronto, pronto a difendere la propria città e a caricarsi la squadra sulle spalle da vero capitano, da quando gli è stata ceduta la fascia da Paolo Cannavaro. “E’ stato bello superare Diego, ma sono contento sopratutto per il successo con la Sampdoria. E’ fondamentale”. Sì, Hamsik poco ci pensa al record. Prende atto dei complimenti ricevuti da “Sua santità” Diego Armando Maradona, ma a testa alta con grande umiltà, ritorna a lavoro e prova a sfidare la scaramanzia con il suo “Può essere l’anno buono”. Quant’è strano, nel calcio attuale, sentire parlare ancora di bandiere, specie dopo l’addio di uno come Francesco Totti che sa più di tutti cosa significa amare la propria città e le proprie radici. Hamsik è simbolo di quel calcio che vorremmo non morisse mai. In cui vorremmo possa trionfare la passione e non il commercio di denaro che da un po’ di tempo a questa parte condiziona questo sport (e non solo questo).
Una decisione del genere non è di certo facile: sposare una maglia rifiutando offerte di squadre molto più signore del calcio come Juventus, Real Madrid o Milan. Lo slovacco lo ha deciso con il tempo maturando la consapevolezza che una città come Napoli, con i suoi pro e con i suoi contro, è una città magica, dove lo stesso calcio è pura magia. Città in cui anche solo una Coppa Italia o una Supercoppa (trofei che al nord, criticherebbero senza pensarci due volte) vengono festeggiati in una maniera del tutto unica. Gente e clacson impazziti, bagni in fontane e notti per strada con fuochi d’artificio e bandiere.

Risultato immagine per hamsik 116° gol
L’esultanza per il 116° gol dello slovacco

Tutto questo, Hamsik l’ha accettato giurando di amare Napoli in eterno e, perché no, finire la carriera qui nella città che l’ha consacrato. Perché infondo, ammettiamolo, sembra non essere nato a Banskà Bystrica (Slovacchia), ma sembra, invece, essere destinato a diventare a tutti gli effetti un figlio di Napoli (come se le sue origini slovacche fossero sparite). Ciò che rimane di un ragazzo slovacco, cresciuto fra l’unicità partenopea, è certamente la sua lingua ancora ben lontana dal napoletano (a differenza di Mertens, ad esempio, che, invece, è più scugnizzo).
Ciò che, invece, rimarrà nella storia napoletana, oltre alle statistiche di un record che sicuramente per anni resterà con la firma slovacca, è il suo ruggito che racchiude quello di ogni napoletano. Ogni napoletano che vuole allontanare i luoghi comuni di una Napoli solo “camorra, pizza e mandolino”. Ogni napoletano che vuole urlare l’importanza culturale e la bellezza di una città incantata. Un ruggito in difesa del suo popolo. Un ruggito di un leone. Chi viene a Napoli, facilmente se ne innamora abbattendo tutti i pregiudizi e decidendo di sposarla in eterno.
S’è più volte ripetuto: a Napoli il calcio è concepito in maniera diversa. Qui a Napoli, si mangia pane e pallone. Qui a Napoli, lo stato d’animo del lunedì dipende esclusivamente dal risultato della squadra partenopea la precedente Domenica.
Hamsik, ora, ha trent’anni ed un agente che ha svelato: “Ha ancora 5 anni di contratto e non escludo possa ricoprire un ruolo nella dirigenza azzurra. Marek, per lo scudetto, sarebbe disposto a radersi i capelli!”. Marek vive tranquillo, abbracciando la sua Napoli ogni sera come se fosse un cuscino in attesa dei prossimi anni, anni in cui ci si avvicina alla fine della sua carriera. E tutti i tifosi partenopei certamente vogliono la chiuda qui a Napoli, rendendo omaggio ad un calciatore che ha fatto la storia della società azzurra.
Il record di Diego Maradona è stato battuto, ma sarebbe ancor più bello se questo, dopo essere stato infranto, sia affiancato dalla vittoria di un terzo scudetto che ormai manca da troppo tempo.
La certezza, indipendentemente dai prossimi anni, è che un giorno ogni napoletano si inchinerà a “Marekiaro”, il ragazzo slovacco-napoletano che è entrato nei cuori di tutti e nella storia del club, esercitando con passione e con umiltà, la sua professione, ma soprattutto difendendo Napoli e il Napoli, sempre a..cresta alta!

 

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