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Il Catania ha avuto un difficile impatto con la categoria. Un po’ come è successo a tutte quelle squadre che, negli ultimi anni, si sono ritrovate in cadetteria dopo anni di grandi soddisfazioni in massima serie. Come se ci si ritrovasse in una dimensione molto più scomoda e che richiede il doppio della fatica per ritornare in quella più nobile e prestigiosa. Nelle ultime due partite, gli etnei si sono ripresi vincendo due partite consecutive, scacciando anche le nubi di crisi che minacciavano l’entourage rossoazzurro. La squadra di mister Sannino, quindi, affronterà l’Avellino avendo ritrovato quella fiducia che mancava, sperando di riacquistare anche quelle quotazioni con cui si era partiti all’inizio. Per fare il punto sulla situazione del Catania, contattiamo Marco Platania, firma del Catanista nonché caporedattore ed editorialista di VocidiSport. Il caro collega, oltre a trasudare grande competenza, pare che abbia l’Etna dentro per quanto sia vulcanico ed esplosivo. È un fiume in piena, pardon, un vulcano in eruzione anche quando gli chiediamo di parlarci di un Catania reduce da due successi: “Era da tempo che non si vinceva, quindi, queste due vittorie interne sono state un toccasana. Però, non devono entusiasmare più di tanto perché, sia contro il Vicenza che contro la Virtus Entella, ci sono state delle macchie da non sottovalutare. Allora, il Vicenza era venuto al Massimino in disarmo, privo di uno dei suoi elementi più forti come Ragusa e con Lopez ormai sul punto di essere esonerato. Eppure i rossoazzurri hanno rischiato di non vincere la partita, è stato un 3-1 non dominato, la gara è stata più equilibrata di quello che dice il risultato. Mentre con la Virtus Entella bisogna fare un discorso diverso: loro venivano da due successi consecutivi, quindi, con la consapevolezza di non avere nulla da perdere. Il risultato è stato roboante, naturalmente leggere un 5-1 fa sempre un certo effetto, ma va detto che, dopo il doppio vantaggio etneo, i liguri hanno accorciato sfiorando la possibilità di pervenire al pareggio, poi la gara ha preso un’altra piega e si è potuto brindare al secondo successo di fila. Ma i problemi non sono stati ancora risolti”. Il Catania, ai nastri di partenza, è partito con i favori del pronostico. Dopo undici giornate, desta un certo effetto vederlo annaspare più vicino ai bassifondi che ai vertici. Eppure, sulla carta, l’organico è competitivo, anche se alcune vicissitudini incidono sul rendimento e creano problemi di formazione anche in vista della gara con l’Avellino: “Prima di tutto, è doveroso rimarcare l’assenza di Rosina che, da quanto ha comunicato la società, ne avrà per almeno due settimane. Quindi, non ci sarà con l’Avellino ed è una defezione importantissima. Per quanto riguarda l’impostazione tattica della squadra, mister Sannino è stato portatore di un cambio epocale, negli ultimi anni è stato il 4-3-3 il modulo che ha fatto le fortune del Catania. Mentre il nuovo tecnico ha giocato con un 4-4-2 nelle ultime due partite e, visti i risultati, è presumibile che si vada avanti così. Per quanto riguarda la formazione anti-Avellino, mancando Rosina, tutto il peso dell’attacco sarà sulle spalle di Calaiò, un bomber eccezionale per la cadetteria. Ad affiancarlo potrebbe essere l’albanese Cani, uno un po’ macchinoso per la sua stazza fisica ma che può essere importante nelle palle aeree e nel gioco di sponda. Lui è in ballottaggio con Marcelinho che, essendo un brevilineo, potrebbe essere adattato da seconda punta, anche se è più probabile un’altra soluzione ancora. È ritornato Leto tra i convocati, finora la sua avventura è stata travagliata, è stato spesso bersagliato dalla tifoseria, può essere che Sannino decida di gettarlo nella mischia dal primo minuto. Questo è l’attacco, a centrocampo in mediana ci saranno Escalante e Rinaudo, mentre a sinistra Martinho e a destra Marcelinho, se non dovesse essere chiamato ad assistere Calaiò. In retroguardia, al centro dovrebbe esserci la coppia Capuano-Gyomber, mentre ai lati agiranno Peruzzi a destra e Monzon a sinistra, non è da escludere un probabile impiego di Sauro per dare maggiore copertura. Frison sarà chiamato a difendere i pali”. I buoni giocatori ci sono, ma chiediamo al collega etneo di indicarci quelli più rappresentativi: “Allora c’è il mediano Rinaudo che non ha nulla di attinente con questa categoria, per me gli andrebbe stretta anche una squadra di bassa classifica in massima serie. È un giocatore stratosferico, è rientrato con il Vicenza dettando subito legge a centrocampo, addirittura era tra i 30 pre-convocati di Sabella per andare ai Mondiali. Personalmente, insieme proprio ad un giocatore dell’Avellino come Kone, è tra i migliori del campionato nel loro ruolo. L’argentino, con Escalante, che si sta rivelando una piacevolissima sorpresa, forma una bella coppia di centrocampo. Un’altra forza che, però, potrebbe rivelarsi anche un fattore di rischio è la grande spinta in fase di proposizione dei due esterni bassi, Peruzzi e Monzon che, però, nella fase di non possesso hanno delle difficoltà. Peraltro, sono due giocatori che hanno molto mercato, se le cose non dovessero decollare, a gennaio si teme un assalto deciso da parte di alcuni club, anche esteri. Un altro grande giocatore è Rosina uno che, con la sua tecnica, riesce a fare la differenza, la sua assenza si farà sentire, poi Calaiò è un bomber di razza per la categoria, uno che vede sempre la porta”. Una squadra ha sempre delle carenze, probabilmente, quelle del Catania sono già affiorate tutte, ma intendiamo ritornarci: “Sicuramente la difesa è da rivedere. I numeri parlano chiaro: con 18 gol subiti è una delle peggiori, ecco perché può penalizzare il fatto di avere due terzini bravissimi dalla cintola in su, più votati all’offensiva e, di conseguenza, non impeccabili in ripiegamento. Un altro aspetto che si è rivelato più irritante è stato il comportamento dei giocatori: troppi cartellini senza senso, troppe espulsioni ingenue che non hanno mai consentito alla squadra di avere una continuità. Certo, hanno contribuito anche gli infortuni, l’infermeria è stata sempre piena, addirittura con 13 giocatori, stiamo parlando di mezza squadra. Anche questa è stata una delle cause che ha reso vacillante il cammino del Catania in questo primo quarto del campionato. Un’altra cosa: prima di queste due partite casalinghe, in ben nove gare avevano segnato solo Calaiò, Rosina e Martinho”. Contro l’Avellino sarà una gara combattuta. Gli uomini di Rastelli vogliono ritornare al successo che manca da tre giornate, mentre il Catania intende ammantarsi di autorevolezza e affrontare la gara con il piglio della grande. Ci facciamo dire, dalla penna siciliana, che partita si aspetta: “Prevedo grande equilibrio, l’Avellino è una squadra solida e ben costruita, peraltro con individualità importanti, ne approfitto per dire chi toglierei ai lupi. Prima di tutto il portiere Gomis, per il quale prevedo una grande carriera, poi Kone che reputo tra i migliori mediani, Zito che, a 28 anni, ha già una buona esperienza e tutte le doti per essere ancora protagonista. Infine, impossibile ignorare Castaldo, un cecchino da area di rigore, uno a cui non bisogna concedere nulla. Tornando alla partita, credo che si sbloccherà nel secondo tempo. Per il Catania può essere importante anche conquistare un punto, perdere significherebbe interrompere questa striscia di risultati positivi che, invece, dovrebbe essere allungata. In un campionato come la B è fondamentale dare continuità ai risultati. Del resto, nonostante la falsa partenza, l’obiettivo del Catania, a detta anche del presidente, è il ritorno nel massimo campionato. Lo si diceva quando i punti ne erano solo sei, figuriamoci ora che ne sono dodici. Il campionato è lunghissimo, c’è il tempo per ritornare in corsa per la promozione diretta, tutto è ancora possibile, poi c’è sempre la carta play off da giocare”.
Maurizio Longhi
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