16 Giugno 2025
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Juventus, vittoria nel derby. Adesso il passaggio del turno in Champions League

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isidoro niolaservizio di Isidoro Niola @riproduzione riservata


Gli Dei del calcio, quelli che secondo Gianni Brera determinavano il destino delle partite, non si sono sforzati più di tanto nella stesura del finale del romanzo Juventus-Torino stagione 2015/16. Perché è finito pari pari come quello dello scorso anno, e cioè la Juve che ha vinto 2-1 a trenta secondi dal fischio finale. Se l’anno scorso era stato Andrea Pirlo a castigare i granata all’ultimo respiro, stavolta il castigatore di parte juventina e’ stato Juan Cuadrado che, per ironia della sorte, Allegri aveva destinato alla panchina ad inizio gara. Il colombiano era subentrato a Khedira dopo appena nove minuti dall’inizio perché il tedesco aveva subito un fastidio muscolare al polpaccio, andando cosi ad affollare la già piena infermeria bianconera per l’ennesima volta dopo i recenti infortuni di Pereyra ed Asamoah. E così nella notte di Halloween la Juve regalava a Ventura un dolcetto amarissimo, una beffa in piena regola quando il pareggio era già scritto. La partita era indirizzata sul binario del pari, un risultato tutto sommato giusto, perché dopo il gol del vantaggio juventino al minuto diciannove ad opera di Pogba (un gran tiro di destro dal basso verso l’alto sul quale Padelli nulla poteva), il Toro non si disuniva e pian piano prendeva campo e coraggio. Infatti sfiorava il pareggio con Quagliarella liberatosi bene di Bonucci ma il suo destro finiva di poco a lato. La Juve rispondeva con Dybala il cui sinistro ad effetto finiva di poco a lato. Nella ripresa il Toro raggiungeva il pari con Bovo sugli sviluppi di una punizione dal limite. Bonucci fermava fallosamente al limite dell’area Quagliarella: Bovo calciava la punizione che si infrangeva sulla barriera ma lo stesso difensore con un gran sinistro insaccava sulla respinta battendo l’incolpevole Buffon. La Juve subiva l’ennesimo gol sugli sviluppi di una punizione, dopo quelli di Pjanic a Roma e Sansone a Reggio Emilia. La Juve per poco non rischiava di andare sotto se Buffon non avesse compiuto un mezzo miracolo sul colpo di testa di Glik che, superando in elevazione Bonucci, si vedeva negare il gol dalla prodigiosa respinta del portierone bianconero. Ci riprovava poco dopo il difensore polacco, su azione fotocopia, ma Buffon era ben piazzato sulla linea di porta e bloccava la sfera. I padroni di casa, mai veramente pericolosi, macinavano gioco ma le loro trame si infrangevano ai trenta metri dalla porta di Padelli. Ci provava dalla distanza Pogba ma il suo destro finiva a lato. A questo punto Allegri toglieva dalla mischia l’inconcludente Morata per Mandzukic per dare più peso all’attacco. Sugli sviluppi di una punizione dalla trequarti la Juve andava vicino al vantaggio con Bonucci il cui colpo di testa colpiva la traversa, ma la svolta arrivava a cinque minuti dalla fine; Allegri sostituiva Dybala con Alex Sandro e proprio un cross dalla sinistra del terzino brasiliano, a trenta secondi dalla fine, tagliava fuori tutta la difesa granata e giungeva a Cuadrado che, come un falco, si avventava sul pallone e ribadiva in rete. Era il gol che decideva il derby, la fine di un incubo per gli juventini che nella notte di Halloween avevano visto veramente le streghe, rassegnati ormai all’ennesima partita senza vittoria. Questo derby ci ha detto che la Juve vive sulle individualità e dopo undici partite non ha ancora trovato una propria identità di gioco e di squadra. Non parliamo poi dei continui cambi di modulo di Allegri durante la partita, anche se stavolta, per gli infortuni o per necessità, il tecnico ha avuto ragione. Martedì la Juve sarà di scena in quel di Monchengladbach per la prima di ritorno del girone di Champions: una vittoria significherebbe quasi aritmetica qualificazione agli ottavi.


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Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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