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Servizio di Isidoro Niola @riproduzione riservata
Il Barcellona è campione d’Europa. Nel teatro dell’Olympiastadion di Berlino, dove nove anni fa gli Azzurri di Marcello Lippi trionfarono contro la Francia nella finale mondiale, non è riuscita alla Juventus l’impresa di vincere la coppa dalle grandi orecchie, battuta per 3-1 dagli Azulgrana che si sono dimostrati sul campo una squadra imbattibile, adesso sicuramente la migliore del mondo. I favori del pronostico erano tutti per i Catalani ed il campo ha confermato questa premessa ma la Juve, fino a venti minuti dalla fine, ha tenuto testa alla fortissima squadra di Luis Enrique, pareggiando con il solito Morata il gol di Rakitic segnato al quarto minuto del primo tempo. Il gol a freddo subito dalla Juve poteva spezzare le gambe a qualsiasi altra squadra ma i ragazzi di Max Allegri, sebbene più volte colpiti dalle micidiali ripartenze di Messi e compagni e salvata da un prodigioso Buffon, era in partita non subendo il contraccolpo psicologico del vantaggio catalano. Alla fitta rete di passaggi del Barcellona ed alle improvvise accelerazioni di Iniesta e Messi che trovavano subito i compagni smarcati nello spazio, la Juve non ha saputo opporre l’argine dei suoi centrocampisti, andando spesso e volentieri in inferiorità numerica nella zona nevralgica del campo. Troppo nervoso Vidal, frenato anche da una giusta ammonizione nel primo tempo, non incisivo Pogba, avulso dalla manovra Pirlo. L’unico più tonico dei centrocampisti è stato Marchisio, autore dell’azione che ha portato la Juve al pareggio al decimo del secondo tempo. Una sua invenzione liberava sulla destra Lichtsteiner che serviva in area Tevez: l’argentino si girava e lasciava partire un sinistro che il portiere Ter Stegen non tratteneva, irrompeva Morata che sotto misura regalava il pareggio alla Juve. Da quel momento i bianconeri cominciavano a giocare costringendo il Barcellona a ritirarsi nella propria metà campo ma proprio nel miglior momento juventino gli Azulgrana passavano di nuovo in vantaggio: ripartenza bruciante che innescava Messi, l’argentino tirava un fendente di sinistro che Buffon non tratteneva e Suarez a pochi metri infilava di destro. Era praticamente il gol che tagliava le gambe alla Juve che si buttava in avanti alla ricerca del gol del pareggio. Entrava Pereyra al posto di Vidal e Llorente al posto dell’infortunato Evra. Proprio il Tucumano aveva la palla buona per pareggiare ma veniva murato da Piqué. E così in pieno recupero l’ennesima ripartenza del Barcellona consentiva a Neymar di mettere il punto esclamativo sulla finale: il suo sinistro in diagonale batteva Buffon per la terza volta. Onore al Barcellona ma la Juve esce dall’Olympiastadion con l’onore delle armi consapevole di aver fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità contro una squadra composta da autentici campioni. Dopo il fischio finale del turco Chakir i ventidue in campo davano prova di grande sportività e signorilità, abbracciandosi vicendevolmente. Pirlo e Xavi si abbracciavano con le lacrime agli occhi, per loro ultima gara con le maglie di Juve e Barcellona. Buffon consolava i più giovani, Allegri e Luis Enrique si scambiavano i complimenti. Spettacolo in campo ma anche sugli spalti dove juventini e catalani, con grandissima correttezza, sebbene con umori diversi, applaudivano i loro beniamini. E così il cielo sopra Berlino si colorava di Azulgrana, una festa proseguita poi nelle Ramblas di Barcellona dove il popolo catalano si riversava in massa per dare sfogo alla gioia. Barcellona che conquista il Triplete, Juve che resta al Double. Una stagione comunque trionfale per le due squadre che saranno sicuramente protagoniste nella prossima stagione, sia nel campionato nazionale che in Champions
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