Views: 2
Sette vittorie consecutive. Non è più un caso o una coincidenza. La Roma è cambiata. Il mese di gennaio ha portato consiglio e soprattutto un più che azzeccato mercato di riparazione. Intanto è arrivato un allenatore serio e preparato, capace in meno di un mese di assumere il pieno controllo dello spogliatoio, mettendo in riga senatori abituati a fare il bello e il cattivo tempo, come De Rossi e l’eterno capitano Totti. Poi sono sbarcati a Trigoria Zukanovic, Diego Perotti e Stephan El Shaarawy. Gli ultimi due sono entrati subito nel vivo degli schemi e del gioco del tecnico toscano. L’argentino si è calato alla perfezione nel ruolo di finto centravanti, di cosiddetto “falso nueve”. Non è velocissimo nei movimenti, ma ha una tecnica sopraffina. Riesce a nascondere la palla agli avversari e a metterla dove vuole. Il secondo, se la fortuna e la condizione fisica lo sosterranno, è un altro talento restituito al calcio italiano. Segna, manda in rete i compagni, attacca la profondità. Nell’ultima partita all’Olimpico, la Fiorentina di Sousa è stata annientata con un netto quattro a uno. E il merito è stato in gran parte degli uomini citati poco fa. Spalletti ha donato alla Roma un’identità e degli schemi. Per carità, nulla di paragonabile ai grandi squadroni europei. I giallorossi hanno agito in contropiede, di rimessa. La nota positiva però è che i rovesciamenti di fronte sono stati sistematici e organizzati. Quando i centrocampisti riuscivano a rubare palla, sapevano sempre quello che dovevano fare. Questa è stata la chiave tattica vincente contro la Fiorentina. La Viola è dotata di grandi palleggiatori e produce calcio, ma quando si scopre troppo lascia praterie incontaminate per attaccanti tecnici e veloci. Insomma, un invito a nozze per il nuovo tridente della Roma. El Shaarawy, con la sua rapidità, ha mandato in crisi Roncaglia ed è stato il dominatore della fascia sinistra, sempre aiutato da Digne in sovrapposizione. Ha messo a segno un bel gol e ha poi servito un assist per Perotti. L’ex calciatore del Genoa, come già detto, si è mosso benissimo lungo l’intero fronte d’attacco. Non ha mai dato punti di riferimento e ha sfoggiato giocate da fuoriclasse. Pjanić, l’indolente, sempre bersagliato da questa rubrica, ha corso di più. Si è mosso. La sua maglia, a fine partita, è sembrata più bagnata del solito. Si è rivisto anche un buon Keita, e non succedeva da un bel po’di tempo. Molto positiva, naturalmente, anche la prestazione di Salah, autore di una doppietta, anche se l’egiziano è stato poco lucido in più di un’occasione e ha sbagliato un paio di controlli che lo avrebbero proiettato davanti alla porta di Tatarusanu. E il “Pupone”? Spalletti lo ha fatto entrare. Gli ha concesso dei minuti. A risultato ormai acquisito. Bravo, Luciano. Sempre così.
Lascia un commento