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Come Sebastian Vettel e Alain Prost, più di Ayrton Senna, Jackie Stewart e Niki Lauda. Lewis Hamilton ha vinto il suo quarto Campionato del Mondo, arricchendo ancor più la sua era d’oro che era stata interrotta solo dal grido d’orgoglio firmato Nico Rosberg dodici mesi fa. In Messico l’inglese si è innalzato nell’Olimpo dei grandi, delle leggende, ricevendo il crisma dell’ufficialità di un titolo che, in realtà, era virtualmente suo da diverse settimane. Ora, davanti a lui, solo Juan Manuel Fangio, il superman della prima Formula 1, con 5 mondiali vinti, e Michael Schumacher, apparentemente inarrivabile, a quota 7.
Un anno straordinario per Hammer, che mai in carriera si era ritrovato a battagliare contro una vettura pari -se non a tratti superiore- alla sua; l’ha dovuto sudare, Lewis, ma alla fine è riuscito nell’impresa. Difficile, certo, stabilire la linea di confine che scinde i meriti del Campione del Mondo e la sfortuna del suo avversario, Vettel. Anche lui straordinario fino all’ultima curva di speranza, anche lui epico in più occasioni quest’anno. Il tedesco ha però perso l’affidabilità della sua vettura nel momento clou della stagione, con due guasti consecutivi (oltre all’harakiri di Singapore) che, mettendolo k.o., hanno indirizzato il Campionato verso il Regno Unito.
In Messico, per la cronaca, la gara si è rivelata tremendamente pazza. Con Max Verstappen in prima fila a far compagnia al poleman Vettel, era facile pronosticare una partenza ad alto coefficiente di rischio, e così è stato. L’olandese, partito bene ma non così bene da poter sopravanzare Vettel, è andato ancora una volta oltre il lecito, decidendo di non frenare e causando di fatto il crash tra i due contender, il tedesco e Lewis Hamilton. Dopo il primo giro, dunque, Verstappen e Bottas conducono agilmente la gara (così sarà fino al traguardo, con Raikkonen a podio), mentre Vettel ed Hamilton, con ala danneggiata e pneumatico forato, sono dovuti ripartire dalla penultima ed ultima posizione. Una gara in salita ed in rimonta, con Vettel che avrebbe dovuto agguantare almeno la seconda posizione per rimandare ancora una volta l’ufficialità del titolo (impresa impossibile), ma che lo vede tornare a galla sino alla quarta piazza, praticamente il miglior risultato possibile. Hamilton fa peggio, risale soltanto fino al nono posto, ma è più che sufficiente per stappare spumante e champagne.
Il più grande dono che dall’alto hanno concesso a Lewis Hamilton, è quello di riuscire a tirar fuori il meglio da sè e dai suoi avversari; la guida sua e di Vettel quest’anno, ma anche quella di Rosberg nel 2016 ha raggiunto dei picchi incredibili, per talento e velocità. L’asticella si è alzata al massimo, ed è per questo che diviene necessario rendere onore al vincitore, ma anche al vinto. Vettel ed Hamilton si ritroveranno a duellare anche nel 2018, con delle vetture che probabilmente continueranno ad essere di simil livello, visto che il regolamento non dovrebbe subire grossi scossoni. Noi non vediamo l’ora.
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